Da Roma, dove si è laureato in Filosofia a La Sapienza e dove ha imparato la giocoleria, la manipolazione del fuoco ed è stato artista di strada, a Berlino, dove ha prima completato il programma Dance Intensive alla Tanzfabrik Berlin, poi ha studiato danza e coreografia all’Università HZT, Andrea Salustri approda per la prima volta nel Granducato, invitato dal Kinneksbond di Mamer, dove il prossimo mercoledì 15 ottobre (ore 20) presenta MATERIA, in cui sceglie il polistirolo come protagonista dello spettacolo e ci porta a riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente e con gli oggetti che lo riempiono. Intervista.
In “MATERIA”, il polistirolo — materiale fragile e spesso trascurato — prende vita e dialoga con te. Come sei arrivato a scegliere un materiale così semplice per creare poesia e tensione scenica? Che riflessione vuoi innescare nello spettatore attraverso il movimento della materia?

Ho iniziato con l’applicare metodologie di esplorazione del movimento provenienti dalla danza ad oggetti quotidiani, cercando il loro linguaggio particolare e le loro proprietà cinetiche intrinseche. Ancora prima di cominciare la creazione di MATERIA, la mia pratica consisteva nell’entrare in studio a mani vuote e lavorare con gli oggetti che trovavo quel giorno in quel luogo. Cercavo di sviluppare dei vocabolari di movimento che fossero unici per quegli oggetti, e al tempo stesso allenavo la mia capacità di vedere in essi delle possibilità di manipolazione. Un giorno, lavorando in uno spazio in ristrutturazione, mi è capitato di trovare alcuni pezzi di polistirolo sparsi nello studio, che venivano utilizzati come materiale isolante per i muri. Ho iniziato a giocarci e presto mi sono reso conto che quel materiale aveva molto da dire. Ho continuato ad esplorarlo finché non mi sono ritrovato con così tante idee da sentire il bisogno di raccogliere in uno spettacolo. Così è nato MATERIA. Questa ricerca poi si è articolata intrecciandosi con altre riflessioni di carattere più filosofico, orientate verso un approccio artistico de-antropocentrico (un processo di spostamento dalla prospettiva antropocentrica, ndr) alla danza e al circo contemporaneo.
La tua formazione tra arti circensi, danza e filosofia si riflette nei tuoi spettacoli?
Il mio modo di fare coreografia è fortemente orientato verso la ricerca e la sperimentazione, e lo considero una prosecuzione del mio percorso filosofico: semplicemente è più pratico, non solo teorico. MATERIA trae ispirazione da teorie de-antropocentriche in particolare da un ramo del realismo speculativo noto come Object-Oriented Ontology. Questa filosofia ci invita a guardare la realtà senza privilegiare la prospettiva umana, proponendo invece un’ontologia piatta in cui tutti gli oggetti – reali, fittizi, naturali, artificiali, umani o non umani — sono reciprocamente autonomi e possono entrare in relazione tra loro solo in modo indiretto. Nel mio spettacolo, ho provato a sviluppare queste teorie creando una serie di apparati in cui gli oggetti possono prendere iniziative che vanno oltre il mio controllo, diventando soggetti dell’azione scenica. L’interazione con il performer diventa così un dialogo in cui, a volte, la voce del materiale risulta più forte della mia, che invece resta in ascolto insieme al pubblico.

Portare “MATERIA” al Kinneksbond di Mamer (L) significa incontrare un nuovo pubblico: cosa ti auguri che gli spettatori portino a casa dopo aver assistito al tuo lavoro?
È la prima volta che porto il mio lavoro in Lussemburgo, sono molto curioso di vedere come lo spettacolo verrà recepito. Un altro punto di partenza dietro a questa ricerca, è l’idea che sia possibile ripensare il nostro rapporto l’ambiente e con gli oggetti che lo riempiono. La performance rappresenta un tentativo di rincontrare il polistirolo, di guardare alla sua fragilità e alle sue possibilità invece di demonizzarlo come materiale tossico. Credo che nessun materiale sia dannoso di per sé, e che ad essere insostenibile sia piuttosto l’utilizzo che ne facciamo. Penso che un ripensamento nel nostro rapporto con l’ambiente e con il mondo degli oggetti sia urgente, e che ogni ripensamento inizi con un atto d’immaginazione. MATERIA è un atto di condivisione: un’offerta d’immaginazione che dura quanto lo spettacolo stesso. Vorrei che il pubblico accogliesse questa semplice offerta.
Intervista di Paola Cairo – Foto cover: (c)Milan Szypura
