E’ un geo scienziato di professione e naturalista per passione. Lavora al Musée national d’histoire naturelle di Lussemburgo città, dove ha studiato i fossili giurassici nella regione. Conosciuto nella comunità italiana anche per la sua amicizia con Davide S. Sapienza, con il quale ha pubblicato, nel 2022, il racconto di viaggio “Rocklines – un viaggio geopoetico attraverso la Biospère Unesco di Minett” (Edizioni Phi) ha da poco pubblicato “Rêves d’un mangeur de kakis /Sogni di un mangiatore di cachi”, la sua prima raccolta di poesie focalizzata sul suo amore per il Giappone, la natura, la poesia

Chi è il mangiatore di kaki? E come nasce il titolo ?

Il mangiatore di kaki in questo caso sono io, la voce narrante del poeta – a parte che mangio molto volentieri il frutto in questione c’è però dell’altro : è un riferimento al maestro di haiku giapponese Masaoka Shiki (1867-1902) che alla fine della propria vita compose questo breve poema : un mangiatore di kaki/che amava gli haiku/cosi vorrei essere ricordato. Mi colpisce molto la semplicità e l’umiltà di questo maestro giapponese, e sono valori che mi piacerebbe evocare anche attraverso le mie poesie.

Foto: Matic Zorman

La  natura in primo piano. Perchè?

Il tema della (ri)connessione alla natura, e fondamentalmente alla nostra propria natura è un tema che sento molto mio sin dall’adolescenza. È evidente che il nostro stile di vita, specie in Europa, oltre a portarci indubbi vantaggi che non nego di certo, ci ha allontanato dalla natura e ci siamo dimenticati che ne siamo parte integrante, che ci piaccia o meno. Questa disconnessione è, a mio avviso, alla radice di diversi problemi che incontriamo oggi, in primo luogo la perdita della biodiversità e la connessa crisi climatica, che sono conseguenze del nostro stile di vita, nel quale consideriamo la natura una risorsa (addirittura infinita), da sfruttare senza curarcene delle conseguenze. Queste sono tematiche che mi preoccupano da cittadino, ma non sono presenti in primo luogo nelle mie poesie, come può avvenire in quella categoria di poesia soprattutto anglosassone che si chiama eco-poetry.

Le mie poesie sono delle osservazioni del mondo naturale rispecchiate nel mio sentire più intimo. Io non riesco a scrivere poesie a casa, davanti al computer : tutte le poesie della raccolta sono nate in luoghi naturali, spazi aperti, foreste, montagne, laghi. La natura, oltra ad essere la nostra vera casa, è anche la prima e più grande fonte di ispirazione. In questo mi sento vicino ai maestri giapponesi citati prima, che spesso andavano in pellegrinaggio nelle montagne per comporre i loro versi durante il viaggio.

Dal Balaton al plateau de Itzig…quanto Lussemburgo c’è nelle tue poesie?

Parecchio direi. Se è indubbiamente vero che i miei viaggi anche in Paesi lontani come il Giappone, con un immaginario naturale fortissimo, mi hanno dato tanta ispirazione, è altrettanto vero che trovo molta ispirazione anche nel bosco dietro casa, oppure fra le rocce del Mullerthal o le foreste delle Ardenne lussemburghesi, luoghi che visito regolarmente e in tutte le stagioni. Credo che siamo fortunati di avere una grande varietà di paesaggi naturali in Lussemburgo e dintorni, tanti sentieri ben segnati, ed il bosco non è mai lontano neanche per chi vive in città. 

Ci spieghi cos’è michikusa ? Qual è il tuo rapporto con il Giappone?

Michikusa è una parola giapponese che significa « l’erba accanto al sentiero ». Un secondo significato sarebbe « perdere tempo lungo il sentiero » (contemplando appunto le erbacce a bordo strada), ed è un nome che ho trovato adatto per una casa editrice di poesie : tutt’oggi, scrivere e pubblicare poesie può apparire un’attività inutile, una perdita di tempo rispetto a certi « valori » della nostra società come la ricerca di potere, soldi ed altre cose che i vecchi maestri consideravano futili. Scegliere una parola giapponese è anche un modo per accennare al mi personale rapporto con il Giappone, che è molto stretto : sono stato affascinato dalla cultura giapponese sin da bambino, ed in particolar modo dai giardini giapponesi, la cultura e filosofia zen e la poesia haiku.

Come mai hai sentito la necessità di fondare una nuova casa editrice? Quanto conta la poesia nella tua vita ?

Posso dire che ho sentito il richiamo di questa strada perché sono convinto che la poesia, che spesso ha un immagine polverosa e un po’ datata, ha ancora molto da dare al mondo di oggi. La poesia per me non è appannaggio di un’élite, ma penso genuinamente che tutti gli esseri umani sono dei poeti, quasi sempre senza saperlo.

Vedere il mondo attraverso lo sguardo della poesia è fondamentalmente qualcosa che definisce la nostra umanità, che ci distingue dagli animali e che può connetterci con gli altri. Forse è ingenuità, e in quel caso la assumo, ma mi piacerebbe contribuire a ridare alla poesia il ruolo che le spetta, affinché ciascuno possa vivere una vita (interiore) più ricca.

Il libro è in vendita alla libreria Ernster

(picci)

Potrebbe interessarti anche questo

Emmanuel Todd e il suo recente best seller «la sconfitta dell’Occidente»

Il demografo e antropologo Emmanuel Todd che per primo aveva previsto il crollo dell’URSS, ci racconta, in “La Défaite de l’Occident” (Gallimard, 2024), un’opera in molto commentata in Francia, come l’Unione europea agendo come appendice strategica degli Stati Uniti, sia…

Lanciata la 1a edizione del Premio Italia “Radici nel mondo”

Il John Fante Festival “Il dio di mio padre” e il Piccolo Festival delle Spartenze Migrazioni e Cultura bandiscono la I edizione del concorso letterario internazionale Premio Italia Radici nel mondo per racconti inediti, rivolto ad autori/autrici oriundi/e e a italiani/e residenti all’estero. Il tema dell’edizione…

“Un Muro di Lacrime” per la pace possibile

Libro e testo unico teatrale di Giorgio Stawowczyk presentato ieri a Roma JASSER: Chi cerca di noi al di là del muro? YITSHAQ: Sono un vostro fratello, il mio nome è Yitshaq. Due uomini: Yitshaq, un israeliano, Jasser, un palestinese.…

Il design italiano, una chiave per aprirci al futuro

Sarà la bellezza a salvare il mondo? Lo diceva, in un contesto diverso, il principe Myškin ne L’idiota di Dostoevskij, ma in questi tempi complicati viene da chiedersi se non potrebbe forse essere anche una sincera ricerca del bello in…