A Bruxelles c’è un pezzo di società civile che si mobilita per GAZA. Sono i funzionari delle istituzioni europee raggruppati sotto la sigla di EU STAFF FOR PEACE
Nella storia delle istituzioni abbiamo visto raramente i funzionari europei dimostrare la loro insoddisfazione sulle scelte delle proprie istituzioni e quando lo hanno fatto storicamente sono scesi in piazza perché le istituzioni riprendessero con coerenza le loro funzioni. Era accaduto nel 1958 quando funzionari europei che avevano appartenuto anche alla Resistenza italiana avevano ottenuto l’allontanamento dalla prima Commissione C.E.E. presieduta da Walter Hallstein di funzionari tedeschi già compromessi con il passato regime nazista. Era accaduto nel 1969, l’anno dell’attentato terroristico alla Banca dell’Agricoltura di Milano. All’Aja, davanti al palazzo del vertice CEE, il BINNENHOF, il 1° e 2 dicembre 1969, i funzionari europei avevano dimostrato tutta la loro insoddisfazione sul funzionamento della COMMISSIONE, il cui processo istituzionale era bloccato dal c.d. compromesso del Lussemburgo voluto nel febbraio 1966 dalla delegazione francese. Denunziavano la paralisi delle istituzioni dopo il fallimento del “Piano Fouchet”, manifestando e ribadendo tutto il loro impegno di funzionari europei in un “Manifesto Europeo” che esprimeva le loro difficoltà, ma anche le loro speranze sul cammino futuro dell’Europa. Nel 1981,poi, quando il Consiglio aveva voluto abbandonare il metodo del calcolo delle retribuzioni sulla base del parallelismo con le remunerazioni delle burocrazie nazionali (la “méthode”), il personale del Consiglio era entrato in un lungo sciopero di massa, protrattosi sino a buona parte dl 1981, con uno sforzo sostenuto con la decurtazione salariale temporanea dei funzionari delle altre istituzioni per sostenere finanziariamente I Colleghi del Consiglio che subivano delle decurtazioni di salario a causa del protrarsi dello sciopero. Oggi la motivazione della dimostrazione concerne innanzi tutto la moralità delle scelte politiche della Commissione.
I funzionari chiedono azioni immediate che l’Europa ha finora mancato di prendere o iniziato a considerare con colpevole ritardo: fine dell’accordo di associazione tra UE e Israele, imposizione di sanzioni, stop al commercio di armi con Tel Aviv, mercato della morte di cui i paesi europei son protagonisti, figurando sia tra i principali fornitori che tra gli acquirenti di materiale bellico da Israele. Già più di 1500 funzionari delle diverse istituzioni europee con sede a Bruxelles hanno firmato un “memorandum” legale di 18 pagine per richiamare la UE ai suoi obblighi, indirizzato ai vari leader europei ed in primis a Ursula von der Leyen presidente della Commissione e a Kaja Kallas, Alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la Sicurezza.
Lasciamo parlare direttamente gli organizzatori (intervistati da Andrea Valdambrini del Manifesto)
“Cosa rappresenta la vostra iniziativa ? (a.v.)
“EU STAFF for PEACE nasce come gruppo spontaneo di funzionari delle diverse istituzioni europee: Commissione, Parlamento, Consiglio e diverse agenzie. Ogni giovedì ci riuniamo fuori dalla sede principale della Commissione, ovvero Palazzo Berlaymont a Bruxelles. Chiediamo di agire per la pace in Medio Oriente e il rispetto della legge internazionale e del diritto umanitario. Soprattutto proviamo a coinvolgere i leader europei nel dialogo.
“Perché mobilitarsi come funzionari delle istituzioni UE? (a.v.)
“Assistiamo alla mancanza di una azione decisiva per sostenere lo stato di diritto e le norme internazionali a Gaza. La situazione ci sembra incompatibile non solo con i trattati UE ma con i valori su cui l’UE è fondata, che è necessario promuovere e ai quali abbiamo il dovere di restare fedeli. L’UE si fonda sullo stato di diritto, promozione della pace e valori umanitari. Come è possibile che Bruxelles e gli stati europei si accorgano della violazione in atto a Gaza solo oggi? La politica è più lenta della società civile, i politici sono esposti a pressioni da parte di forze differenti. Ecco perché noi ci mobilitiamo direttamente per spingere la leadership UE a FARE LE COSE GIUSTE, legalmente e moralmente, al di là della pressione che viene esercitata sui decisori. Ci consideriamo un promemoria: lo stato di diritto dovrebbe venire prima degli interessi, delle alleanze e delle strategie geopolitiche.
Tra i punti del documento c’è il bando delle armi verso Israele. Perché Bruxelles e le capitali sono restie? (a.v.)
“Vorremmo capirlo anche noi, ed è quello che facciamo chiedendo un dialogo con i vertici delle istituzioni europee. L’interlocuzione finora non è riuscita, le nostre istanze scritte nero su bianco sono state nel migliore dei casi ignorate, anche se noi continueremo a impegnarci per stabilire un contato. Certo, in assenza di una risposta ufficiale, come cittadini europei potremo solo ipotizzare le ragioni per cui non si blocca il commercio di armi tra paesi europei e Israele.
“Intende che gli interessi economici sono più forti di tutto (a.v.)
E’ quello che sembra. E in assenza di risposte plausibili dobbiamo credere ai dati forniti dalle ong internazionali.
La politica vi ascolta? (a.v.)
“Abbiamo partecipato a un’iniziativa organizzata dagli eurodeputati italiani Cecilia Strada (PD/S&D) e Danilo Della Valle (M5S/Left), nella quale abbiamo avuto il piacere di incontrare Raji Sourani, rappresentante legale delle vittime di Gaza alla Corte penale internazionale. Ci siamo sentiti onorati nel sentire dalla sua voce che la nostra scelta di prendere parola in favore della pace e della giustizia rappresenta per lui una forma di incoraggiamento.
Come prosegue la vostra azione (a.v.)
Stiamo portando avanti un dialogo pacifico e costante con i nostri colleghi della funzione pubblica europea e il sostegno cresce. Sensibilizzando i nostri colleghi e unendo le nostre voci a quelle della società civile possiamo avere un impatto sulle scelte e le azioni dei leader”
Da PassaParola Mag giunga tutto il sostegno a questa iniziativa diretta a salvaguardare i valori che sono iscritti nel compito storico attribuito all’Unione da cui nessuno, dall’interno o dall’esterno delle istituzioni, ha la facoltà di prescindere. In primis, la difesa dello stato di diritto.
Carlo degli Abbati