Appuntamento assolutamente da non perdere mercoledì 18 giugno 2025 alle ore 19 presso il Cercle Cité dedicato al grande Maestro del teatro napoletano e alla sua relazione con l’universo femminile nella vita e nel teatro
A 125 anni dalla nascita, La Fondazione Cavour, in collaborazione con la Fondazione Eduardo De Filippo, dedica una serata a uno dei più grandi artisti napoletani di tutti i tempi accendendo i riflettori su quello che hanno rappresentato le donne nella sua opera teatrale e nel suo percorso di vita. L’evento, patrocinato dall’Ambasciata d’Italia in Lussemburgo, vedrà come protagoniste Maria Procino (1) (consulente storico-artistica della Fondazione Eduardo De Filippo) e Imma Villa (2), attrice. Le abbiamo intervistate in anteprima per voi
Intervista a Imma villa
C’è un’opera di Eduardo che sente più vicina a Lei, umanamente e/o professionalmente?
Un’opera che risuona profondamente dentro di me per umanità e senso civico è De Pretore Vincenzo, meno celebrata di altre, ma tocca corde universali che ritengo estremamente attuali e significative, sia a livello personale che nella riflessione sulla società e sulla giustizia.
De Pretore Vincenzo è un ladro, ma un ladro con una sua etica. Non ruba per avidità o per vizio, ma per sopravvivere in un mondo che percepisce ingiusto. Questa complessità morale, l’idea che il confine tra bene e male sia spesso sfumato e dettato dalle circostanze, è qualcosa che mi risuona profondamente. La vita reale è piena di sfumature, e le persone non sono mai totalmente buone o totalmente cattive. La capacità di Eduardo di mostrare l’umanità anche in chi commette errori è straordinaria. Nonostante la sua sfrontatezza, De Pretore è un personaggio profondamente solo e vulnerabile. È evidente una fragilità nascosta dietro una facciata di durezza. Ognuno di noi è un prisma e De Pretore lo dimostra chiaramente. I tanti volti dell’animo umano sono ben rappresentati in quest’opera. Il conflitto tra legge e morale è un nodo centrale ed Eduardo lo esplora con grande abilità, mostrando come le norme rigide possano scontrarsi con le realtà umane più complesse. Attraverso la storia di De Pretore, Eduardo solleva interrogativi sulla povertà, sulla disuguaglianza e sul modo in cui le condizioni sociali possono spingere le persone a scelte disperate. È una critica sottile, ma pungente, che mi spinge a considerare l’importanza del contesto sociale in ogni analisi e decisione. L’opera invita il pubblico a mettersi nei panni di un personaggio scomodo, a empatizzare con le sue ragioni, seppur discutibili.
Quanto è importante oggi l’insegnamento del Maestro De Filippo per le nuove generazioni di attori e attrici?
Sebbene Eduardo provenisse da una tradizione di teatro popolare e dialettale, il suo approccio era profondamente radicato nel realismo. Cercava la verità sulla scena, la spontaneità e la naturalezza. Questo è un insegnamento cruciale. Eduardo insegna a “vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male”, come sottolineato da alcune riflessioni sulla sua pedagogia teatrale. Le didascalie di Eduardo sono celebri per la loro precisione. Non sono semplici indicazioni sceniche, ma vere e proprie direttive registiche e psicologiche. Per un attore in formazione, studiare le didascalie eduardiane è come avere un maestro che gli svela i segreti del personaggio, le sue intenzioni, i suoi moti interiori. È una lezione di ascolto del testo e di comprensione profonda della sua drammaturgia. L’insegnamento di Eduardo De Filippo non offre solo un repertorio di testi da studiare, ma una vera e propria scuola di vita e di teatro. Per le nuove generazioni di attori significa imparare a essere non solo bravi interpreti, ma anche uomini e donne consapevoli, capaci di indagare l’animo umano e di usare il palcoscenico come strumento di conoscenza e riflessione sulla realtà. Il suo teatro è un continuo invito ad affrontare le sfumature, a cercare la verità oltre la maschera.
Quanto conta la Sua origine napoletana nel Suo lavoro?
Titina De Filippo, ha dimostrato come la sua napoletanità abbia contribuito a forgiare personaggi di grande spessore, capaci di esprimere la fragilità e la forza dell’animo umano. La capacità di esplorare il “tragicomico”, il passaggio repentino dal riso al pianto, è spesso un riflesso di questa sensibilità.
L’origine napoletana per un’attrice non è solo una provenienza geografica, ma una scuola di vita e di recitazione che fornisce strumenti unici per la costruzione dei personaggi, l’espressività e la capacità di comunicare verità umane profonde. Napoli è un Giano Bifronte: ha molte sfaccettature e per un attore ciò permette di cogliere diversi elementi e trasferirlo sul lavoro scenico.
Lei si è sempre distinta anche come artista impegnata e attenta ai progetti da realizzare. Quanto è importante oggi, come attrice, veicolare messaggi politici e sociali?
Gli attori e le attrici non sono solo intrattenitori. Sono figure pubbliche che spesso godono di visibilità e influenza. Questo porta con sé la responsabilità di non limitarsi a recitare un testo, ma di usare la propria piattaforma per amplificare voci. Dare risalto a storie, problematiche e punti di vista che altrimenti potrebbero rimanere inascoltati. Il teatro e il cinema sono luoghi potenti per raccontare la realtà e per mostrare la complessità delle dinamiche sociali, stimolare la riflessione. Non si tratta necessariamente di dare soluzioni, ma di porre domande, di spingere il pubblico a pensare criticamente, a empatizzare con situazioni diverse dalla propria, e a interrogarsi sullo stato del mondo. Generando consapevolezza. Molte opere d’arte possono aprire gli occhi su temi cruciali come l’ingiustizia sociale, l’uguaglianza di genere, i diritti civili, la crisi ambientale o le disuguaglianze economiche. Le guerre che opprimono l’umanità in diverse parti del mondo non possono essere ignorate a teatro dove urgenza della parola scenica e verità dovrebbero essere sguardi di crescita comune sia pure nel breve istante di una rappresentazione.
Cinema e teatro: dove batte di più il Suo cuore?
Il teatro è il luogo della presenza viva e irripetibile. Per me, l’esperienza teatrale ha una risonanza profonda per diverse ragioni. L’unicità del momento. Ogni rappresentazione è un evento unico, irripetibile. Non c’è possibilità di modificare. Questo crea una tensione e un’energia straordinarie, sia per l’artista che per il pubblico. La connessione con il pubblico è immediata, palpabile. Si percepisce l’energia della sala, le reazioni, il respiro collettivo. Lo capisci immediatamente se il tuo lavoro ha avuto un senso, una reazione sul pubblico. Non c’è la barriera dello schermo, ma un’interazione costante che modella la performance stessa. Il teatro è il banco di prova per eccellenza dell’attore. Richiede una padronanza completa del corpo, della voce, delle emozioni e della capacità di mantenere la verità del personaggio per tutta la durata dello spettacolo. È un’arte che esige disciplina, resistenza e una profonda conoscenza di sé. Il cinema, d’altro canto, possiede una sua magia, legata alla durata e alla possibilità di esplorare il dettaglio. Una volta girato e montato, un film è eterno. Può essere rivisto, studiato, analizzato in ogni suo fotogramma. Questo offre un senso di permanenza e la possibilità di lasciare un’impronta duratura. Il cinema offre possibilità illimitate nella creazione di mondi, nell’uso della luce, del suono, degli effetti speciali. È un’arte che può trasportare lo spettatore in luoghi e tempi inimmaginabili, giocando con la percezione e la realtà. Se dovessi scegliere, il teatro è più vicino al mio mondo, ai miei ricordi di bambina. Mio padre aveva una compagnia teatrale e mi piaceva guardare per ore le loro prove. Il teatro mi affascina e mi appartiene completamente per la sua natura effimera e per la sua capacità di generare dati in tempo reale, rendendo ogni visione un’esperienza unica e irripetibile. Ma il cinema mi incuriosisce per la sua capacità di cristallizzare la perfezione in un istante, rendendola eterna. Entrambi, sono linguaggi fondamentali per comprendere l’animo umano, il mondo in cui viviamo e il passato.
CHI È IMMA VILLA
Attrice di grande caratura, una delle più versatili protagoniste della scena contemporanea. La sua formazione professionale parte dall’incontro con Carlo Cerciello, compagno di vita e di lavoro, con il quale fonda il celebre Teatro Elicantropo di Napoli nel 1996 che da sempre si distingue per un cartellone amatissimo da pubblico e critica. Lavora da sempre sia per il teatro che per il cinema. Sul palcoscenico è celebre per la sua eccellente recitazione sia in lingua italiana che napoletana. Vanta numerosi premi fra i quali il Concetta Barra 2023 per il suo percorso artistico. (MGG)
Maria Grazia Galati