Stress, orari difficili, condizioni precarie, crollo emotivo, dipendenze da medicine e droghe. Il quadro che la Chambre des Salariés ha illustrato grazie a una ricerca capillare del 2024 è preoccupante. Se ne è parlato sia al workshop che alla conferenza stampa alla quale eravamo presenti. Dove si sono affrontati anche temi come il telelavoro, il tragitto dei transfrontalieri e la questione legata a chi viene sollecitato per lavoro fuori dagli orari previsti
Il progetto lanciato nel 2012 dalla Chambre des salariés (CSL) in collaborazione con l’Università del Lussemburgo (Dipartimento di Scienze Comportamentali e Cognitive) ha raccolto dati recenti del 2024 che misurano la qualità dei dipendenti in merito a lavoro e benessere. Gruppo target: lavoratori dipendenti di età compresa fra i 16 e i 64 anni che lavorano regolarmente almeno 10 ore alla settimana, residenti in Lussemburgo o frontalieri provenienti da Germania, Francia e Belgio. Campione rappresentativo: 2.939 partecipanti tra maggio e settembre 2024 (51% residenti e 49% pendolari transfrontalieri). Alcuni risultati saltano all’occhio. La tendenza a 12 anni di distanza è comunque negativa. Stabile tendente al miglioramento la soddisfazione per dipendenti che non lavorano in orari atipici (come ad esempio dirigenti, professionisti, addetti all’amministrazione pubblica); non soddisfatti tutti coloro che sono impiegati in ambiti quali commercio all’ingrosso, alimentazione, alberghi, industria. L’indagine rivela inoltre sempre meno risorse positive sul lavoro con una tendenza alla diminuzione della cooperazione tra colleghi e autonomia sul lavoro; e una stagnazione dal 2020 per quanto riguarda la formazione continua, nonostante le recenti fluttuazioni. Mentre la maggior parte dei carichi di lavoro e delle richieste sono rimasti stabili negli ultimi anni, i rischi per la salute fisica sembrano tornare con prepotenza dopo un calo tra il 2014 e il 2021.
L’evoluzione dei problemi di salute fisica e mentale
L’analisi degli elementi costitutivi dei problemi di salute fisica mostra che quasi tutti i sintomi dei problemi di salute fisica sono diminuiti tra il 2023 e il 2024, ad eccezione dei problemi articolari, che rimangono stabili. Nell’arco di 11 anni, si nota un forte aumento dei disturbi del sonno e dei problemi di stomaco, mentre i problemi alla schiena rimangono il problema più grande in termini assoluti, seguiti da disturbi del sonno e mal di testa. L’analisi evidenzia una generale stagnazione o addirittura un leggero peggioramento della qualità del lavoro e del benessere dei dipendenti negli ultimi anni. Le risorse positive sul lavoro, come autonomia e opportunità di formazione, non sono migliorate in modo significativo in seguito alle recenti fluttuazioni; e la cooperazione tra colleghi si è notevolmente deteriorata. In termini di benessere, la soddisfazione sul lavoro e la motivazione ristagnano a un livello inferiore rispetto a prima della crisi sanitaria.
Il benessere generale, migliorato nel 2022, torna a diminuire nel 2024. In aumento le persone ad alto rischio di depressione. Nell’indagine sono state poste domande specifiche sul possibile uso di sostanze legali e illegali. Nel 2024, ai partecipanti è stato chiesto di indicare la frequenza del consumo di alcol e tabacco in generale, nonché il consumo durante il lavoro o le pause. Un quinto dei dipendenti non beve affatto alcolici, mentre il 23% beve molto occasionalmente (una volta al mese o meno). Un terzo beve alcolici da 2 a 4 volte al mese e il 19% da due a tre volte alla settimana. Il 6% dei dipendenti beve anche più spesso, cioè più di quattro volte a settimana. Il 17% degli intervistati fuma (quasi) tutti i giorni. Il fumo quotidiano è più comune tra i giovani (22%) e le persone di età compresa fra i 34 e i 44 anni (19%), mentre rappresenta solo il 14-16% dei dipendenti delle altre fasce d’età. L’indagine comprendeva anche domande sull’uso di altre sostanze, legali o illegali, durante l’orario di lavoro. Negli ultimi 12 mesi, quasi il 6% dei dipendenti ha assunto quotidianamente farmaci sul posto di lavoro senza una vera ragione medica. Il 5% ha dichiarato di aver assunto questo tipo di farmaci 3 o 4 volte a settimana e circa un quinto (22%) 1 o 2 volte a settimana. Mentre, secondo le dichiarazioni raccolte, l’uso di cannabis e altre droghe sul lavoro è molto raro.
Telelavoro
Il telelavoro può essere un modo per conciliare vita privata e professionale. Quasi un terzo degli intervistati lavora a casa almeno più volte al mese, mentre più di due terzi lo fa raramente, se non mai. Il numero di persone che telelavorano è quindi molto più basso rispetto al 2020, quando il 22% dei dipendenti lavorava da casa più volte alla settimana. Tuttavia, nell’indagine emergono differenze se analizzate per categoria. Fanno telelavoro coloro che svolgono professioni intellettuali e scientifiche, mentre insegnanti elementari e operatori agli impianti non vi ricorrono quasi mai. Gruppi come l’edilizia, la sanità, i servizi diretti e le vendite rimangono sottorappresentati. In termini demografici, le differenze tra uomini e donne sono complessivamente modeste, con l’eccezione del 2021, quando il numero delle donne al lavoro da casa era superiore rispetto agli uomini. Sebbene i pendolari transfrontalieri abbiano recuperato nel 2021 grazie a speciali norme fiscali e previdenziali, la loro percentuale è diminuita da allora, fino a raggiungere il 24% per il 2021. Arrivando poi al 24% per i francesi, al 22% per i belgi e al 19% per i tedeschi nel 2024. Nel frattempo, i residenti in Lussemburgo sono rimasti più o meno stabili intorno al 40%. Sebbene questa forma di lavoro sia diventata essenziale, in alcuni settori e professioni essa rimane marginale.
Mobilità e connettività
Il peso del tempo di pendolarismo nell’equilibrio tra lavoro e vita privata
I tempi di pendolarismo e la loro percezione hanno un’influenza diretta sull’equilibrio tra lavoro e vita privata nonché sulla soddisfazione dei dipendenti. Tra il 2014 e il 2024 la durata media del pendolarismo è aumentata complessivamente, passando da 39,6 a 44,8 minuti. I pendolari transfrontalieri, in particolare i francesi, sono i più colpiti dai lunghi spostamenti. L’orario di lavoro settimanale obbligatorio comprende l’orario di lavoro e il tempo trascorso per andare e tornare dal lavoro. Sommando il tempo di pendolarismo e il tempo di lavoro effettivo si ottiene una media di 50,4 ore settimanali investite dai dipendenti per motivi professionali. Le professioni e i settori variano in termini di tempi di percorrenza e di livello di soddisfazione: i dipendenti dell’amministrazione pubblica e dell’istruzione riportano i valori più alti, mentre i dipendenti del settore finanziario, informazione e comunicazione riportano i tragitti più lunghi e i livelli di soddisfazione più bassi.
Valutazione della qualità del lavoro dei telelavoratori
Se confrontiamo la categoria degli intervistati che hanno telelavorato a casa nel 2017 con quella degli intervistati tra il 2020 e il 2024 notiamo una relativa stabilità nella valutazione della qualità del lavoro dei telelavoratori. Tra il 2020 e il 2024 c’è una relativa stabilità nella valutazione della qualità del lavoro da parte dei telelavoratori. L’indice di qualità della vita lavorativa è peggiorato nel 2020 (rispetto al 2017) e migliorato nel 2022 (53,4), seguito da una relativa stagnazione nel 2023 (53,2 rispetto al 2017). La situazione è peggiorata nel 2023 (53,2 su 100) e nel 2024 (53 su 100), senza tornare al livello del 2017 (55,9 su 100). I lavoratori che hanno possibilità di ricorrere sistematicamente al telelavoro dal 2021 in poi hanno dei vantaggi
Connettività dei dipendenti
Essere contattabili per lavoro al di fuori dell’orario di lavoro è l’opposto della disconnessione dal lavoro. In diverse occasioni, nel catalogo delle domande dell’indagine Quality of Work Index è comparsa una domanda che misura questa aspettativa. La connettività dei dipendenti al di fuori dell’orario di lavoro si è evoluta negli ultimi anni, con variazioni significative tra gruppi occupazionali, settori economici e stili di lavoro. Nel 2021 il 19% dei dipendenti ha dichiarato di essere molto sollecitato al di fuori dell’orario di lavoro per motivi legati al lavoro stesso: una percentuale che ha raggiunto il 28% nel 2023 prima di scendere al 24% nel 2024. Gli uomini sono più spesso interessati da questo requisito di disponibilità, con il 29% che si dichiara molto fortemente preoccupato rispetto al 20% delle donne. Il personale amministrativo è il meno colpito. I telelavoratori sembrano essere leggermente più esposti dei loro colleghi a questa aspettativa di disponibilità.
Marcello Magliulo
Prossimo appuntamento: la conferenza del 27.03 ore 18 su “L’ÉCONOMIE DU BURNOUT : SOUFFRANCE AU TRAVAIL ET SANTÉ MENTALE” di OLIVIER DE SCHUTTER
(Rapporteur spécial des Nations Unies sur l’extrême pauvreté et les droits humains)