La celebre sentenza latina latina «se vuoi la pace, prepara la guerra» puo’ giustificare il moltiplicarsi delle esercitazioni militari della NATO e delle dichiarazioni belliche dei leader europei, mentre la penetrazione dell’esercito russo continua in Ucraina?

Dalle parole e fatti. Nonostante la comprensione di Trump sulle provocazioni NATO alla Federazione Russa (ricordare le parole di Papa Francesco) confermate adesso anche dal New York Times, le esercitazioni NATO ai confini della Russia proseguono. Queste esercitazioni si stanno di fatto moltiplicando ai confini della Federazione russa. Quasi segretate dai media occidentali, sono attualmente in corso o previste tre esercitazioni maggiori. L’esercitazione “Defender 2025” è in corso nel Baltico fino al 24 giugno fra Finlandia, Lettonia, Norvegia e Svezia. Sono coinvolti 25.000 soldati in rappresentanza di 29 membri NATO (su 32). Parte dell’operazione è “SWIFT Response 2025” che ha visto la partecipazione di 1650 paracadutisti fra cui gli italiani della Folgore che si sono lanciati in Lituania il 16 maggio. Invece, “Exercise Hedgehog 2025” si è appena concluso in Estonia, coinvolgendo 16.000 soldati di 11 paesi NATO ed ha avuto “osservatori” da Israele, Giappone e Ucraina (futuri paesi NATO?). Abbiamo infine l’esercitazione “Immediate Response 2025” che comincia in questi giorni nel Mediterraneo e durerà sino al 9 giugno, coinvolgendo nel nostro Medio-oceano 12 paesi, compresi la neutrale Austria e il Kosovo, con manovre militari nel Mar Egeo e il monitoraggio di undici navi russe identificate come “minaccia attiva”.
Sono esercitazioni che si aggiungono alla prima esercitazione di grande scala in cui sono stati applicati i nuovi piani di difesa contro la Russia adottati al vertice NATO di Vilnius 2023 chiamata Steadfast Defender 2024, che ha coinvolto 90.000 militari, piu’ di 50 navi, oltre 80 velivoli impegnati in centinaia di sortite e oltre 1100 veicoli da combattimento provenienti dai 32 paesi della NATO. A questo si aggiunge la recente dichiarazione del cancelliere tedesco sull’impiego in Ucraina dei missili Taurus tedeschi a lunga distanza capaci di colpire la Russia – cioè l’ammissione di una implicazione diretta della Germania contro la Federazione mai voluto dal precedente cancelliere Scholtz – e l’annunciato piano di riarmo europeo che è diretto con chiara evidenza contro la Russia.

Questa realtà sembra giustificare il senso di una recente dichiarazione del ministro degli Esteri russo, Sergueï Viktorovitch Lavrov, che ha di recente osservato: ”I leader europei semplicemente non possono abbandonare il loro obiettivo dichiarato in Ucraina. Si sono giocati (staked) la loro intera reputazione nel trascinare l’Europa nella guerra”. Del resto la Federazione non è solo cosciente che già nel 2007 gli allora 28 paesi dell’Unione avevano già quasi due milioni di uomini in armi e più carri armati, aerei e navi degli stessi Stati Uniti. Situazione che è continuata sino ad oggi se già abbiamo riferito che, secondo i calcoli dell’Osservatorio CPI diretto da Carlo Cottarelli (v. PassaParolaMag), la spesa militare europea eccedeva nel 2024 quella russa del 58%, mentre le basi NATO e americane orientate contro la Russia, anche questo lo abbiamo già scritto, sono 343. Ma cosciente della sua inferiorità demografica (142 milioni di ab. contro 450) e militare la Federazione ha introdotto anche da tempo nel suo sistema di difesa l’utilizzo dell’arma nucleare tattica. Questo è il rischio gravissimo che i leader europei stanno quindi facendo correre ai loro concittadini indirizzando un riarmo contro la Russia, in assenza di ogni diplomazia, di ogni politica estera, di una definizione di strategia che individui per l’Unione idonei fini e strumenti, di un minimo di volontà di dialogare da parte europea con la controparte, unico modo per concludere la guerra, tutte le guerre. In questo armarsi contro la Russia a prescindere, sta tutto il rischio gravido anche di drammatiche conseguenze economiche che le élites di Bruxelles e certi stati membri stanno facendo correre ai propri cittadini che presto non saranno neppure piu’ concretamente in grado di finanziare le scelte della sua burocrazia, coinvolti nel progressivo fallimento economico europeo provocato dalle mandate policies belliche e sanzionatorie individuate.
Ma il sogno europeo è troppo bello perché se ne possa permettere la sua auto-distruzione per mano di una élite inefficace, cieca, chiusa in una bolla di autoreferenzialità, che rifiuta la realtà, che si sente impegnata in una guerra ai cocos (comunisti) senza rappresentare gli interessi autentici dei popoli che pretende di rappresentare. Tacere di fronte a tanto irrealismo diventa percio’ impossibile. Per l’UE comportarsi come una semplice succursale della NATO a guida americana, anche adesso, nonostante i reboanti e contradditori proclami di Trump, che sollevano l’orrore di paesi europei che si sentono inermi senza la protezione americana su cui hanno fondato per anni i propri dividendi, e dall’altro che fanno pensare a Mosca che l’Occidente sia in mano di dilettanti irresponsabili, significa tradire tutti i presupposti su cui si basavano i Padri Fondatori. Significa che nella storia ancora una volta uno straordinario modello ideale si traduce nella drammatica corruzione del suo sistema concreto. Lo si è visto nel generoso sogno del marxismo tradotto nel soffocante mondo del sistema reale dell’URSS. Lo si vede nella presente dismissione da parte delle élites europee che rifiutano di giocare nel mondo un effettivo ruolo geopolitico di terza forza accanto agli Stati Uniti e l’ormai inscindibile blocco russo-cinese. Una dismissione tanto desolante, che riguarda anche il silenzio e l’inazione sulla situazione in Medio Oriente, quanto ricca di drammatiche conseguenze economiche e morali per i cittadini europei. Ormai la storia additerà nei secoli, gli europei come gli effettivi complici del terribile sterminio perpetrato a Gaza, per il silenzio diplomatico, per l’assenza di sanzioni, per la continua fornitura di armi ad Israele, forse l’ultima, definitiva pietra tombale sulla credibilità dei valori occidentali.
Sotto gli occhi dell’intero pianeta che ci osserva mentre discettiamo se si tratti o meno di un genocidio. Mentre tre quarti dell’umanità ci guarda attonita, ma per noi loro non esistono. Per i nostri leader nello stadio del mondo giochiamo solo noi, senza spettatori. Il pianeta è composto solo da Stati Uniti, Israele, UE, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud, Gran Bretagna, Taiwan. Sul resto del planisfero i geopolitici nostrani hanno scritto solo una frase: ”Hic sunt leones” (qui abitano i leoni, ndr). Come facevano i cartografi dell’Impero romano per segnare le zone non ancora esplorate.
Carlo degli Abbati
Foto cover: www.romanoprodi.it- adn kronos
