Una prima constatazione. Qualunque sia la ottimistica visione che ne offrono , da re del marketing ma anche della produzione militare mondiale, due secoli dopo la loro fondazione gli Stati Uniti si stanno disunendo sotto i colpi di numerose fratture interne, economiche politiche e sociali
La diffidenza per le élite al potere da parte dei cittadini degli Stati invisibili del centro che noi sorvoliamo diretti a New York o a Los Angeles risulta la prima causa antropologica della vittoria formidabile di Trump. Ma poi esiste anche il peso di questioni economiche e sociali, mai risolte. In primis la salute. Gli States sono per esempio i campioni assoluti dell’obesità. Raddoppiato in più di quarant’anni il fenomeno tocca oggi 100 milioni di adulti, cioè quasi un terzo dei 333 milioni di ab. stimati nel 2022. La spiegazione è semplice: da quarant’anni gli americani mangiano più zuccherato, più salato, più grasso. Da trent’anni i prezzi di frutta e legumi sono continuamente aumentati, più di ogni altro bene commestibile, mentre i prezzi del cibo industriale hanno continuato a diminuire senza sosta. Come conseguenza ecco il junk food. Nel 2023 l’americano media ha consumato in media al giorno 1600 calorie in più di quanto avrebbe assunto con il paniere di cibi di vent’anni prima. A ciò si aggiunge il fenomeno della sedentarietà: otto ore giornaliere di televisione/pc in media per gli adulti, sei e mezzo per i bambini. In senso globale, grazie anche alla pubblicità, la società americana promuove dall’infanzia il junk food. La sovralimentazione e un tipo di vita generalmente sedentaria (mentre nelle immagini televisive gli americani sembrano sempre fare jogging) rinforzano quindi il tasso di obesità in costante aumento in tutto il paese.
Ma poi ci sono altri indici sociali. Il principale messo sotto esame dai demografi è il tasso di mortalità infantile. Ha raggiunto con una ascesa negativa costante negli ultimi anni sino a 5,4 decessi ogni 1000 nascite. Per fare dei confronti, l’Italia è a 2,2 la Francia a 3,9, la Russia è scesa in vent’anni da 18 a 4,6. Se poi prendiamo gli anni di vita attesa alla nascita la tendenza da anni è anch’essa negativa e la durata media sperata della vita in America si situa oggi a 73,5 per gli Uomini e a 79,3 per le Donne, cioè al suo più basso livello degli ultimi trent’anni. In Europa, fa meglio la Francia 79,4 U 85,3 D. Per non parlare dell’Italia dove gli uomini vivono ancora più a lungo 80,5 anni contro gli 84,8 anni delle donne. La stessa età in Russia, pur restando ancora inferiore, sta nell’ultimo ventennio con una rapida progressione avvicinandosi rapidamente ai parametri americani: 65,5M 74,5 D.
Se poi ci si riferisce alla situazione economica degli States ci troviamo di fronte al paese più ricco fra i G-7 ma anche – e qui casca l’asino – al più diseguale del mondo in termini di distribuzione della ricchezza interna, con un coefficiente di Corrado Gini che raggiunge il valore elevatissimo di 0,49 rispetto ad un massimo di uno. Per fare un confronto l’Italia è a 0,328 la Francia a 0,292, la Germania a 0,297.
Negli ultimi 40-50 anni la minoranza degli americani più ricchi hanno, grazie al modello ultraliberista adottato, poi divenuto anche europeo, guadagnato in remunerazioni più di tutti gli altri cittadini americani messi insieme. Nel 1970 il 10% dei salariati più agiati guadagnavano in media 126.000 USD, i meno pagati 20.000 USD, mentre la tassazione progressiva sulle corporations raggiungeva il 75% dei profitti. Quarant’anni più tardi, il salario medio dei più ricchi è salito del 64%, quello dei più poveri solo del 40%, raggiungendo i 28.000 USD.
Dopo la mega iniezione di Reaganomics ad iniziare dagli Anni ‘70 (il modello ultraliberista voluto da Ronald Reagan-Margaret Thatcher per le due sponde dell’Atlantico, ndr) si è assistito, come in seguito avverrà in Europa, alla laminazione della classe media americana che nel ’71 rappresentava sei dollari su dieci e oggi solo 4 dollari su dieci della ricchezza nazionale. Questo come risultato di un colossale accentramento della ricchezza. Oggi il 10% degli americani più ricchi riceve più della metà dell’intero reddito prodotto nel paese. Emblematico il livello dei salari raggiunti dai presidenti dei consigli di amministrazione che se negli Anni ‘60 guadagnavano 20 volte di più dei loro salariati medi, oggi guadagnano 278 volte di più. E’ interessante anche notare che le 400 famiglie dei più ricchi miliardari pagano solo l’8,2% di tasse contro il 13% dell’americano medio. Da cui la famosa frase del miliardario americano Buffet che sosteneva di pagare meno tasse in America della sua segretaria. Per quanto riguarda poi un altro degli aspetti sociali più marcanti, la salute pubblica, gli Stati Uniti a differenza di molti altri paesi industrializzati e della quasi totalità dei Paesi europei, non possiede un sistema di copertura universale. Ogni servizio sanitario è pagante. Il sistema sanitario è un misto di programmi privati e pubblici – Medicare, Medicaid, Chidren’s Health Insurance Programme – con il settore pubblico che copre solo il 30% della popolazione. Ca. il 70% degli americani sono coperti da assicurazioni private di qualità diversa in parte sovvenzionate dagli imprenditori.
Gli altri debbono individualmente ricorrere a delle assicurazioni private a condizioni variabili, normalmente molto costose. 42 milioni di americani (il 13% del totale) restano così sprovvisti di ogni copertura sanitaria, anche se la sanità pubblica assorbe il 18% del PIL ( in Italia non va oltre uno striminzito 7% del PIL) e la spesa non cessa di aumentare, dato che il costo della protezione sanitaria per persona si è quadruplicato in quarant’anni, fra il 1980 e il 2020. Il che non impedisce agli Stati Uniti di occupare l’ultimo posto fra i paesi OCSE (per speranza di vita, mortalità infantile e materna, malattie croniche, obesità, suicidi). L’alto costo della sanità incide poi anche sull’indebitamento delle famiglie e, secondo degli studi accurati anche se non ufficiali, come quello della Kaiser Family Foundation, si può ritenere che il 41% della popolazione adulta americana sia indebitata per ragioni sanitarie. Fattore che si aggiunge all’indebitamento degli universitari per l’altissimo costo della istruzione superiore.
Altro argomento delicato sono le armi, le droghe e il livello dei suicidi.
Negli Stati Uniti il numero di armi possedute in base al famoso II Emendamento della Costituzione supera di molto quello degli abitanti. Già nel 2018 esistevano negli USA 393 milioni di armi per 330 milioni di persone. Il numero di morti per arma da fuoco si avvicinava ai 50.000 (48.830 per la precisione) nel 2021 mentre nel 2019 gli USA contavano altri 50.000 morti di overdose. Fra gli oppiacei si distingue per mortalità una droga sintetica, il fentanyl, la cui diffusione è favorita dalla prescrizione medica legale di oppiacei fortemente favorita dalle compagnie farmaceutiche. In questo modo sono quasi 100.000 gli americani che muoiono ogni anni per fatti d’armi o per consumo di droghe, molti di più dei militari americani caduti nel mondo p.e. in Afghanistan o in Iraq.
Altro elemento del quadro sociale: l’alto numero di suicidi che raggiunge con 14,3 su 100.000 abitanti quasi il doppio dell’Italia (8,2).
Certo, gli Stati uniti restano la prima potenza mondiale, esprimono ancora una attrattività come paese, hanno università eccellenti ed un alto livello tecnologico, la popolazione ha una età media di 38,9 anni inferiore ai valori europei o giapponesi che aumenta annualmente in forza delle immigrazioni consentite ( in media 1,5 milioni all’anno).
Ma restano le approfondite fratture del suo quadro sociale, in primis la galoppante deindustrializzazione del Paese, con una forza industriale di occupati ridotta al 17% contro il 27% dell’Italia o della Russia, il 28% della Germania. Un dato alla base della vittoria schiacciante di Trump negli States della rosty belt (cintura della ruggine, ndr) americana che solo l’informazione propagandistica pro-Harris diffusa nel protettorato europeo si rifiutava di prendere in considerazione. Fratture strutturali che comunque attendono da decenni una appropriata risposta politica ad oggi completamente mancata. E’ questa la grande sfida che l’America pone al nuovo Presidente. E al suo principale oligarca, Elon Musk.
Carlo degli Abbati
Professore associato di Politica economica e finanziaria, insegna Diritto dell’Unione europea al Dip. di Lingue e Culture Moderne dell’Università degli Studi di Genova. Già docente di Economia dello Sviluppo presso lo stesso Ateneo e di Storia dei Paesi musulmani al Dip. di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento