Artista e straordinario oratore, Ovadia sarà in Lussemburgo per un bellissimo spettacolo fra parole e musica organizzato da Circolo Curiel Altrimenti con il sostegno di ANPI – sezione Lussemburgo, Convivium, PassaParola Media Group. In attesa di conoscerlo dal vivo ci ha rilasciato questa intervista esclusiva dove ci parla di storia, ebraismo, musica

Cosa ci racconta questo spettacolo? abbiamo ancora bisogno di conoscere la nostra storia?

Sono stato entusiasta di essere stato coinvolto in questo spettacolo tratto da un libro vendutissimo in Italia, un libro che racconta un uomo terrificante, Mussolini, solo preso dalla sua ambizione ma sostanzialmente vigliacco. Ci voleva questo libro in Italia, dove ancora ci sono italiani che si gongolano all’idea che il duce sia stato un bravo padre. Non si capisce perché su quest’uomo non ci sia l’esecrazione nazionale.  In questo libro Cazzullo parla ai moderati raccontando con dovizia di particolari le storie di quel tempo. È stato importantissimo, secondo me, che un giornalista non schierato e di grande cultura come Cazzullo abbia raccontato il fascismo come crimine assoluto, come aveva già detto Gianfranco Fini. Con Aldo, nonostante su alcune cose abbiamo idee diverse, in comune abbiamo l’antifascismo. 

Moni Ovadia, sei sempre stato attivo civilmente, moralmente, politicamente. Ultimamente sei diventato sostenitore del movimento Pace, Terra e Dignità che si schiera contro guerra, la militarizzazione, per fermare il genocidio della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania, per avviare processi diplomatici di pace. Come vivi questi tempi?

Era molto tempo che non votavo, perché nessuno mi rappresenta. Soprattutto molti uomini di bassa caratura politica che frequentano solo i talk-show italiani…. Mentre, adesso posso sostenere un movimento che mi propone una scelta straordinaria, veramente seria e profonda, di un’urgenza totale: la scelta tra vita e morte. Perché la pace è la casa della vita, la guerra è la casa della morte. La guerra è lo scempio non solo della vita, ma anche dell’ambiente. Quindi, tra gli Stati Uniti che fomentano le guerre nel mondo e un’Europa che non esiste più io scelgo la pace.

La tua voce è chiara, in una recente intervista hai detto:  “Gli ebrei di Israele sono passati dalla memoria delle vittime al vittimismo. Cos’è il vittimismo? Qualcosa che ti giustifica nel compiere i crimini peggiori perché sei la vittima”. Cosa diresti a Netanyahu se lo incontrassi?

Vai in galera, nel posto che ti tocca! Ricordati che l’ebraismo ha come presupposto due cose fondamentali: che l’uomo discende dalla stessa matrice, quindi ha presupposto l’uguaglianza. E che tutti gli uomini sono figli dello stesso padre e di conseguenza,  sono tutti portatori dello stesso valore assoluto che si chiama dignità. Io da ebreo agnostico posso dire che il governo Netanyahu e molti ebrei hanno pugnalato l’ebraismo alla schiena. Come fanno a non veder negli occhi dei bambini, dei palestinesi, il volto del divino? Per quanto riguarda il 7 ottobre vorrei che ci fosse un’inchiesta indipendente.

Quanto conta la voce di un intellettuale in Italia nel 2024?

Canfora, Cardini, Brancaccio e altri si confondono con la retorica e la falsa coscienza di gran parte dell’informazione italiana. Per esempio sono poche le voci che si oppongono al mainstream. Voci che vengono osteggiate e criminalizzate. Ho imparato una lezione dall’ebraismo: quando tutti gli ebrei usciti dall’Egitto erano inginocchiati davanti al vitello d’oro, l’ebraismo è stato salvato dalla minoranza di un solo uomo, Mosè. Quindi, io sono fiero di essere stato sempre minoranza nella mia vita, perché sono le minoranze quelle che cambiano il mondo. Quelle che hanno permesso all’umanità di progredire.

Quanto il tuo rapporto con la musica tradizionale è stato fondamentale per la tua crescita artistica? 

Questo è stato uno dei grandi privilegi della mia vita. Da giovanissimo entrai in casa di Roberto Leydi, uno dei più grandi etnomusicologi della seconda metà del 1900. E avevo un professore che aveva un’immensa raccolta di dischi di musica tradizionale del mondo. Uno dei più grandi doni che ho avuto nella vita. La musica è stata una scoperta sconvolgente, alla quale mi sono dedicato per anni e che, ancora oggi, fa parte del mio patrimonio culturale imprescindibile. Adesso mi appresto a interpretare un Moby Dick con la regia di Guglielmo Ferro. Mi occuperò anche delle musiche e proprio grazie a Leydi ho avuto il privilegio di conoscere un altro grande musicologo delle Isole Britanniche, lo scozzese Ewan Mccoll, militante marxista, uomo di radio, da cui ho appreso il grande patrimonio dei canti di mare della marina britannica e statunitense; e di nuovo il mio amore per le musiche tradizionali del mondo emerge per poter contribuire a questo infinito patrimonio. Chi non ricorda il lavoro di Alan Lomax, Diego Carpitella, Leydi da cui vennero fuori nastri e dischi che vennero pubblicati negli Stati Uniti? Da questo viaggio in Italia Lomax scrisse un libro che ogni italiano dovrebbe avere sul proprio comodino: L’anno più felice della mia vita. Un viaggio in Italia (1954-55 – Il Saggiatore, 2008).  Ci siamo ricordati che le nostre genti hanno espresso un patrimonio sconvolgente? abbiamo onorato questa nostra tradizione? Con Renzo Arbore, lo dicevamo nel 2011 mentre celebravamo i 150 anni dell’Unità di Italia: “possibile che nessuno abbia pensato a fare una strenna dell’immenso patrimonio che abbiamo nella Discoteca di Stato (ora Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, ndr)? parlando del vero popolo italiano e non della plebe televisiva? Dalle musiche tradizionali è uscito De Simone, che con le sue ricerche ha dato vita a uno spettacolo (“La gatta cenerentola”) che dovrebbe essere dichiarato capolavoro dell’umanità. Dobbiamo parlare delle tradizioni del nostro Sud? Per me è stata una formazione straordinaria e io ho fatto tutto quello che potevo fare, anche nei miei limiti, per glorificare la statura di questa musica. Tanti altri musicisti l’hanno fatto, non da ultimo Giovanna Marini che ci ha lasciati da pochissimo. In Giappone c’è un’istituzione, che ho proposto anche in Italia, che si chiama Tesori dell’arte vivente. Sono nominati dall’imperatore attori del teatro Kabuki, i grandi maestri della scrittura, i poeti di haiku. Noi?  Questo Paese non ama la sua gente. Il Paese non ama i suoi cittadini. Infatti li ha costretti a emigrare, ad andare in guerra e continua a farli emigrare. Perché i giovani più talentuosi se ne vanno da questo Paese, che si fonda su familismo, nepotismo e corruzione. E quando dicono che “l’Italia è un grande Paese” dicono una castronaggine. Dovrebbero dire che “in Italia ci sono grandi italiani”questo sì. Quelli che tengono in piedi il Paese, non certo le strutture portanti. Io sono un povero saltimbanco, ho sempre pagato le tasse in un Paese che celebra l’evasione fiscale. Io non le mando a dire. Non bisogna coccolare il potere, soprattutto quella retorica idiota che ha tanto nuociuto all’Italia.

Paola Cairo (ha collaborato Paolo Travelli)

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