Sotto le bombe, un soldato annota gli odori della guerra, ma uno strano vecchio lo sorprende
Camminavamo ormai da ore e la pioggia scuoteva la terra, alternata dai colpi dei mortai. Dovevamo passare il valico entro le tre di notte, così aveva comandato l’ufficiale. Il fango arrivava alle caviglie, dovevamo spostare i tronchi degli alberi per poter proseguire e in cinque o sei erano addetti a questo compito. Tra di noi parlavamo di quale odore avremmo sentito oltre io valico. Avevamo una lista, ognuno, nella tasca. Annotavamo gli odori dei bozzoli di mitragliatrice e del fango e degli alberi bruciati e dei cespugli e del fumo delle bombe. D’un tratto ci fu ordinato di ripararci perché un Arado (bombardiere, ndr) era in arrivo. La terra tutta tremava sotto i colpi d’artiglieria. Uccelli neri cadevano dal cielo, si schiantavano ed esplodevano. Erano bombe, ma avevano l’odore dei piccioni. Annotammo. Erano tedeschi. Dal sentiero alla nostra destra, zoppicava un vecchio. Si avvicinò con calma. Parlò a me.
«Saprebbe dirmi dove posso mangiare delle trote? Sento odore di trote e ho una fame tremenda. Lei non lo sente?»
Non attese nemmeno la mia risposta e continuò per la sua strada.
Incredibile, le bombe cadevano ovunque e lui pensava a dove potesse mangiare delle trote. Guardai indietro, laddove dalla città aliti di fuoco divoravano perfino il metallo dei veicoli. Il vecchio andava lì. Ci allontanammo poco dopo e per tutto il tragitto verso il valico, mi chiesi se quel vecchio avesse trovato le trote. Annotai: trote.
Erlond