Se Altiero Spinelli rivivesse e vedesse la sua creatura – quel Parlamento per le cui prerogative si era tanto battuto – associata nella mente dei cittadini europei alla corruzione dopo il c.d. Qatargate, probabilmente vorrebbe morire una seconda volta. Tanto più perché sinora i collaboratori inquisiti appartengono tutti al gruppo politico dei Socialisti e Democratici. Il che delude ulteriormente. E’ urgente ricorrere ai ripari, innanzi tutto riparare l’immagine con una idonea serie di contromisure

Ma se si esamina la bozza di proposta presentata sinora dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola “per rinforzare l’integrità, l’indipendenza e la responsabilità dell’istituzione” a due mesi dallo scandalo del Qatargate, si rimane nel complesso abbastanza delusi dalle misure proposte perché o ci sono degli elementi mancanti o perché certi obiettivi non sembrano correttamente definiti. Ci si può così porre l’inquietante domanda se gli ambienti del PE percepiscono chiaramente l’entità del danno di immagine conseguente allo scandalo e il rischio grave che l’assenza di una rapida reazione intesa a migliorare l’etica della istituzione comporti in futuro una progressiva perdita di fiducia dei cittadini europei verso l’Unione.

E’ questa la riflessione che si può fare di fronte alle critiche alla proposta che arrivano proprio dagli esperti in materia di trasparenza e lobbismo. Se prendiamo fra tanti l’ONG Good Lobby diretta da Alberto Alemanno, professore di Diritto dell’Unione europea alla famosa HEC di Parigi, ecco le critiche formulate sui 14 Obiettivi del testo Metsola il cui contenuto è sinteticamente indicato in grassetto.

Obiettivo 1. Una nuova politica delle porte girevoli

La proposta qui concerne l’introduzione di un “periodo di ripensamento” durante il quale i deputati europei, che già ricevono una cospicua indennità transitoria post mandato, non potranno esercitare una attività di lobbying iscrivendosi nell’apposito registro per la trasparenza. Questa giusta innovazione, purtroppo, è in totale contraddizione con la possibilità normalmente offerta ai deputati di svolgere durante il mandato dei lavori secondari. Esattamente la situazione che si rimprovera in Italia a Matteo Renzi con i suoi viaggi in Arabia Saudita di indecoroso omaggio a Bin Salman in corso di mandato di senatore della Repubblica. La contraddizione resta evidente.

Obiettivo 2. Gettare una luce più chiara sulla attività degli eurodeputati

Mettere a disposizione del pubblico maggiori e più chiare informazioni sulle attività dei deputati con la eventuale introduzione di una scheda di “Integrità” sulla prima pagina del sito web del PE con  sanzioni, dichiarazioni di regali, di  viaggi in Paesi terzi non pagati dalla UE, dichiarazioni di riunioni programmate, informazioni sul codice di condotta, link al Registro per la trasparenza, ecc., rappresenta una iniziativa lodevole. Ma ancora più chiara sarebbe ai fini della trasparenza delle attività degli euro-deputati l’introduzione di un obbligo di dichiarazione patrimoniale ad inizio e fine del mandato, sull’esempio delle istituzioni parlamentari americane.

Obiettivo 3. Controlli più severi sui rappresentanti di interessi

L’inserimento nel registro per la trasparenza è già previsto per i lobbisti nelle audizioni parlamentari e negli altri eventi, le ONG, i rappresentanti di interessi. Quello che bisogna migliorare è la fase del controllo che potrebbe avere luogo in seno allo stesso PE mentre oggi il Segretariato Generale del Registro è ospitato dalla Commissione. E con poco personale..

Obiettivo 4. Pubblicazione obbligatoria delle riunioni

Dovrebbe essere estesa a tutti i deputati e non ai soli presidenti di commissione e ai relatori. Manca comunque chiarezza se l’obbligo riguardi tutte le riunioni in generale o solo quelle relative ad una “relazione o risoluzione”.

obiettivo 5. Imporre il divieto dei gruppi di amicizia con i Paesi terzi

Si tratta di una proposta molto teorica ma anche suscettibile di ridurre le possibilità di lavoro politico del Parlamento soprattutto nei confronti dei gruppi etnici minori e quindi viene molto discussa.

Obiettivo 6. La chiarezza nell’accesso dei locali del PE

Viene prevista la giusta introduzione di un registro d’ingresso che impedisca l’entrata e uscita di estranei dagli edifici nella atmosfera di un porto di mare.

Obiettivo 7. Revisione delle norme sugli ex-deputati

Gli ex-deputati avevano sinora accesso agli edifici del PE con un badge permanente di accesso. Era questo il caso dell’ex-deputato Panzeri al centro del Qatargate. La proposta intende che in futuro vadano trattati o come semplici cittadini o come lobbisti iscritti nel registro apposito.

Obiettivo 8. Evitare i conflitti di interessi

La proposta prevede una utile estensione dell’obbligo di dichiarazione dei potenziali conflitti di interesse oltre che per i deputati europei—questo già previsto dall’art 3 del Codice di Condotta in vigore – anche per il personale (staff, assistenti parlamentari).

Obiettivo 9. Maggiore trasparenza sulle dichiarazioni finanziarie

La proposta auspica un maggiore dettaglio nella dichiarazione degli interessi finanziari dei membri, con maggiori informazioni sui lavori secondari e sulle attività esterne.

Ma manca dell’obbligo di diffusione delle attività e lavori secondari (oggi ammessi e compatibili con la funzione di eurodeputato, fonte strutturale come osservato di possibili conflitti di interessi).

Obiettivo 10. Introduzione della formazione in materia di compliance (conformità) e di whistblowing (denunzie di informatori)

La formazione dei deputati e degli assistenti parlamentari sulle regole finanziarie e le denunzie di irregolarità è norma opportuna ma dovrebbe essere estesa a una formazione apposita sul come divenire informatori, figura oggi non protetta dal Parlamento europeo.

Obiettivo 11. Rafforzare il Comitato del Codice di Condotta

Il Comitato cui si dovrebbero rivolgere i membri delle istituzioni per consulenza e di cui si vuole il rafforzamento delle funzioni esiste già, ma la sua composizione bipartitica con i due grandi schieramenti politici del PE gli fa mancare ancora la necessaria indipendenza.

Obiettivo 12. Combattere le interferenze straniere rafforzando il lavoro sui diritti umani

Se l’auspicio è pio, la clausola sembra inapplicabile nei dettagli.

Obiettivo 13. Rafforzare la lotta alla corruzione

La proposta contiene l’appello alla collaborazione contro la corruzione delle istanze, giudiziarie e non, nazionali il che sembrerebbe dimostrare che politicamente il PE non si senta in grado di garantire l’onesta della condotta on his own.

Obiettivo 14. Sanzioni

In materia di sanzioni la proposta stabilisce che “l’elenco delle attività sanzionabili per i membri dovrà essere rivisto di conseguenza per favorire il rispetto degli obblighi e delle responsabilità elencati nel documento.”

Ma le sanzioni restano indeterminate, quindi, occorrerebbe rivedere quelle esistenti (reputazionale, di sospensione temporanea, con carattere di irreversibilità, finanziarie). In definitiva alcuni temi fondamentali restano al di fuori della proposta Metsola e sono invece essenziali per il recupero della credibilità del Parlamento europeo presso i cittadini.

Il primo è l’eliminazione della possibilità per i deputati europei di svolgere delle attività secondarie in corso di mandato. Si chiamano dei “lavori secondari” ma sono primari nella strutturale configurazione di conflitti di interessi.

Il secondo è l’assenza dell’obbligo previsto in altre legislazioni di prevedere per gli eurodeputati una dichiarazione patrimoniale in inizio e fine di mandato. La vecchia regola di “seguire i soldi”….

In terzo luogo non esiste nessuna protezione per i c.d. lanceurs d’alerte, i già citati informatori.

Infine, bisogna menzionare che un fatto tanto grave come il Qatargate non abbia dettato sinora la necessità di insediare alcuna commissione d’inchiesta parlamentare né un particolare inquadramento delle ONG, dato che il denaro della corruzione transitava per l’ONG Fight Opportunity con sede a Bruxelles…

In definitiva, come direbbe il Sommo Padre Dante che, by the way, secondo l’attuale ministro italiano della Cultura avrebbe preso da giovane (noi immaginiamo in effetti nel 1286…) la tessera di Fratelli d’Italia come fondatore storico della destra italiana, “qui si parrà la nobilitate” del Parlamento europeo. Possiamo ribadire, ora o mai più.

Quindi, aspettiamo fiduciosi ma attenti, gli sviluppi del caso.

Carlo degli Abbati

Già professore Jean Monnet di Storia e Politica dell’Integrazione europea è cultore della materia di Diritto dell’Unione Europea presso il Dip. di Lingue e Culture Moderne dell’Università degli Studi di Genova

(Foto cover: EuropaBruxellesJahier_25022019_0360 – SIR)

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