Dal nostro collaboratore di Lux & The City un commento tragicomico del dopo elezioni in Italia
Dopo 4 anni, 1 pandemia e 2 governi tecnici, l’Italia è tornata al voto, accompagnata dal classico turbinio mediatico. L’esito era quasi scontato, ma non per questo meno forte. Ora che i giochi sono fatti, Lux and the City vi propone il suo punto di vista sui nuovi equilibri scaturiti dalle urne. Iniziamo ovviamente dalla grande vincitrice, Giorgia Meloni. Su di lei si è detto tutto il bene e tutto il male possibile, essendo una candidata molto divisiva. Ma la sua elezione porta oggettivamente a una svolta storica nella politica italiana. La leader di Fratelli d’Italia, con ogni probabilità sarà, infatti la prima donna premier della storia della Repubblica Italiana. Ciò la dice lunga sugli elettori del nostro Paese. Che siamo finalmente anche noi pronti ad avere una donna in un ruolo di comando? No: è che un uomo quando vede un paio di “meloni” non capisce più nulla!
A proposito di gente sensibile alla bellezza femminile, come non citare il mitico Silvio Berlusconi, che è talmente un mito, una statua, così truccato che è già pronto per il museo delle cere. Di lui in questa campagna elettorale ricorderemo soprattutto i tik tok surreali degni dei migliori cabarettisti. Che invece parliamo di temi seri, la maggioranza se ne è accorta. Ma qui subentra il genio del Cavaliere, che ha una sua minoranza, nemmeno tanto sparuta, che lo vota a prescindere.
Chiudendo con la coalizione di centro destra, è la volta di Matteo Salvini. Cosa dire di lui: a furia di parlare di confini, di divieti e di espulsioni, il popolo leghista ha di fatto dato il benservito a lui e alle sue felpe. Infatti, dietro l’angolo pare che il partito abbia già in programma un cambio di look: non più felpe, ma camicie, probabilmente di Zara, pardon di Zaia.
Un altro personaggio rimasto vittima dei suoi stessi slogan è Gianluigi Paragone, che a forza di invocare l’ItalExit è uscito per ora solo lui dal nostro Parlamento. I risultati della sua lista sono così scarsi che a confronto, anzi a Paragone, quello di Renzi è stato un mezzo successo. L’altro Matteo nazionale, infatti, veniva da un periodo di ridimensionamento: a causa delle sue mirabolanti giravolte politiche aveva perso consensi. A questa tornata gli è andata tutto sommato discretamente, più che per i numeri per la rinnovata coerenza: ora, infatti, lo schifano sia gli elettori di destra che quelli di sinistra. Sempre in tema di coerenza, come non citare l’universo No Vax con i vari Puzzer e Cunial. Forti della loro matematica “alternativa”, sapevano di avere pochi voti, ma erano convinti che potessero essere quelli dei sopravvissuti, che sarebbero divenuti così la maggioranza. Peccato per loro che i vaccini non abbiano ammazzato il restante 98% della popolazione come da loro previsione, e alla fine abbiano ottenuto percentuali così basse da essere paragonabili, quelle sì, ai rischi di effetti collaterali.
Ma il “trombato” di lusso più eccellente è sicuramente lui, Giggino Di Maio. Fortuna che negli ultimi anni sia riuscito a compilare una riga di curriculum col ruolo di “Ministro presso Ministero degli Esteri”, perché ora dovrà cercarsi un lavoro vero. Nell’attesa, è passato in un giorno da Impegno Civico a Servizio Civico. Poi magari, ironia della sorte, si arrangerà col reddito di cittadinanza a lui tanto caro. Ed è proprio il RdC, vera chiave di volta per parlare ai ceti meno abbienti, che ha tenuto a galla il Movimento 5 Stelle. Buffo che poi una compagine che parla ai più poveri sia guidata da un Conte, ma del resto la “Storia” è sempre andata un po’ così. La nostra carrellata iniziata col personaggio più vincente non può che concludersi con quello più perdente, ovvero Enrico Letta. A onor del vero c’è da dire che giocava fuori casa. Da parigino d’adozione ha potuto di fatto contare quasi solo sul voto degli italiani all’estero. In più, come sapete, quando Francia e Italia, o meglio Fratelli d’Italia si incontrano in finale, tutti sappiamo come va a finire. Insomma, il povero Enrico ha incassato la sconfitta, ma senza far drammi. Pare addirittura abbia commentato così la fatidica domanda: “Senatore, com’è andato il PD secondo lei? Mah…devo dire….benito”.
Steve M.