Dopo il grande successo di Masurca Fogo (2015) e Vollmond (2016) la compagnia Tanztheater Wuppertal Pina Bausch torna in scena al Grand Théatre con Kontakthof
Il Grand Théatre del Lussemburgo ha dedicato quattro serate ad una delle pièce più rappresentative della storia della danza del XX secolo e che oggi ritorna con una grande riflessione nel tempo del post Covid. Si tratta di Kontakthof che la maestra del teatro danza Pina Bausch creò nel 1978 per la sua compagnia: impegnò ventisei ballerini per raccontare l’impossibilità del vero amore, il rapporto tra i sessi, costantemente in bilico tra attrazione e conflitto. “Il luogo del contatto” del titolo è una sala da ballo vecchio stile, in cui i danzatori in abito da sera alternano avances a dispetti, ridono, ballano, raccontano episodi della loro vita, si affrontano, si mordono e si toccano su una colonna sonora che va dal cabaret tedesco degli anni Venti e Trenta a brani di Charlie Chaplin e Nino Rota, fino al tango e ai valzer di Sibelius.
Splendida la compagnia e bravissimi i danzatori ( tra di loro anche tre italiane). Quel contatto che ci è mancato in questi due anni di pandemia diventa, così, il protagonista principale che unisce i personaggi diventando movimento e quindi danza. Lo spettacolo apre la riflessione su due aspetti della nostra società. Come si sia trasformata l’idea del contatto nell’era del post-covid, pensando ad incontri e luoghi sempre più virtuali che hanno soppiantato quelli fisici. Dall’altra parte il contatto come violenza sulla donna ( il ruolo della donna è sempre di rilievo nel teatro-danza della Bausch) che ha continuato, invece, la sua triste e inarrestabile crescita: donne toccate, maltrattate, lasciate senza respiro dai loro uomini, così come quelle in scena. Si lascia il teatro, dunque, con il desiderio di spegnere, per un attimo, i social network con i nostri “contatti virtuali” e ritornare ai veri abbracci.
La stagione di danza continuerà con i prossimi spettacoli: Léa Tirabasso (8-9-10 dicembre) e Christos Papadopoulos (19 gennaio).
Roberta Bignardi