L’annus horribilis della pandemia planetaria ha reso tutto straordinario (non nell’accezione positiva del termine), e non ha risparmiato la scuola e i principali istituti di formazione di ogni genere e grado. Nel Granducato, a fine maggio, gli studenti sono tornati in calsse per chiudere l’anno scolastico. La campanella della rentrée di settembre è già suonata o è solo questione di giorni. Inutile nascondere che la scuola riapre i battenti fra tanti timori e perplessità dei genitori e davvero tanti punti interrogativi.

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Abbiamo parlato con 6 mamme italiane residenti in Lussemburgo per capire come hanno affrontato il confinamento e la scuola a distanza per i propri figli; e come affronteranno l’inizio di questo nuovo anno scolastico di sicuro sui generis. E soprattutto per rispondere alla domanda: le famiglie si sentono tutelate dalle misure prese dallo Stato lussemburghese?

(Alcuni nomi di mamme sono fittizi)

Rosa:  i miei figli frequentano la scuola pubblica lussemburghese a Dippach ed hanno 12 e 14 anni.

Dopo il confinamento avevano paura di non riuscire a seguire le regole imposte a scuola, tipo distanziamento e mascherine. Durante il confinamento non hanno fatto granché, soprattutto alle scuole elementari.  Nessun corso online né video-lezioni. Il grande, al liceo, aveva ogni tanto delle lezioni e riunioni con i professori. Ha trascorso il confinamento in videochiamata con gli amici, nella sua stanza. La piccola telefonava un paio di volte a settimana alla maestra per raccontarle del più e del meno e sentire la sua voce per telefono. Passeggiavamo ogni giorno insieme in famiglia e nient’altro di speciale a parte mangiare! Per settembre, visto che sono già rientrati in luglio tutti insieme, non temono sorprese.

Io come genitore mi sento tutelata, lo Stato sta facendo tanto per proteggerli e proteggerci. Ancora prima di cominciare la scuola hanno ricevuto la convocazione per il test covid-19. In questo modo si parte già col piede giusto; non frequentare scuola se contagiati dal virus mi sembra un buon inizio. Per il rientro a settembre i ragazzi hanno ormai dimestichezza con mascherine (tra l’altro obbligatorie in classe nell’istituto dei ragazzi) e con i percorsi organizzati per evitare affollamento e file nei corridoi e nelle mense. Per il resto….che Dio ce la mandi buona!

Licia: i miei figli vanno all’ International School of Luxembourg e hanno rispettivamente 15, 13 e 7 anni

Per il primo periodo di confinamento devo dire che tutti e tre erano abbastanza tranquilli perché a scuola, soprattutto negli ultimi giorni, li avevano preparati e istruiti sul “dopo”, nel caso in cui la scuola avesse dovuto chiudere. Quindi erano pronti. Per me è stato più difficile seguire mio figlio più piccolo:  passati i primi giorni con i libri che gli avevano dato da leggere, è stato un po’ più complicato, in seguito, fargli fare le attività online proposte dall’ insegnante. La maestra ci inviava  tutte le mattine un messaggio di circa tre minuti, incoraggiando i bambini a uscire, se potevano, con il tempo bello e ad osservare la natura. I miei figli più grandi seguivano i corsi in totale autonomia, poi rimanevano in collegamento con gli amici online. Per il loro rientro erano nel secondo gruppo e non vedevano l’ora di ricominciare. Quando hanno finalmente iniziato, sono stati più tesi i primi giorni perché dovevano seguire le nuove regole: distanziamento, mascherina, ecc. Poi, una volta ripresa la routine, è andata meglio. Anche per il più piccolo è andata bene, era proprio contento di tornare a vedere i suoi compagni (anche se la classe era dimezzata).

Per la ripresa, a parte le mascherine, c’è un barlume di rientro alla normalità, anche se proprio le mascherine ti fanno pensare che non ci sia la normalità. Io mi sento abbastanza tranquilla anche se avrei preferito che tutti avessero fatto il test almeno 2 giorni prima di rientrare, ma non è stato così e, onestamente, non lo capisco perché non lo abbiano imposto.

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Anna: sono madre di due bimbe di 7 anni e  5 anni che frequentano la scuola pubblica lussemburghese

Il confinamento inizialmente è andato bene, era considerato come “vacanza”. Ma avevamo la nostra routine: la mattina si svegliavano tardi, compiti per 2 orette, pranzo, un disegno animato, altre 2 ore di compiti, alle 17 poi si andava fuori (fortunatamente, a differenza dei bimbi italiani, abbiamo avuto questa grande opportunità di uscire altrimenti sarebbe stato orribile). Il problema è stato che dopo le prime due settimane  le mie figlie non riuscivano più a concentrarsi. La più piccola non voleva nemmeno guardare i video che la maestra inviava,  la più grande passava ore per fare una paginetta di compiti. Le maestre mi chiamavano di continuo perché erano in ritardo con i compiti. Il giorno del rientro le bimbe erano felicissime; si sono svegliate alle 5 del mattino. Erano felici e lo eravamo anche noi! Preoccupati ma felici per un piccolo spiraglio di normalità. Non sono tranquilla per il rientro di settembre, ma purtroppo dobbiamo convivere con questa situazione.

Luisa: i miei ragazzi sono nella Scuola internazionale pubblica di Differdange e hanno rispettivamente 18, 17 e 15 anni

Hanno vissuto bene il confinamento, anche se gli sono mancati molto i rapporti diretti con amici ed insegnanti. La scuola lussemburghese si è comportata in modo organizzato e proficuo. Hanno seguito lezioni via Skype e per il primo mese ho visto tutti impegnati a fare compiti e studiare. Il secondo mese, invece, sia gli insegnanti che gli alunni erano meno motivati e i miei figli si lamentavano di troppi compiti a casa e per la mancanza di una vera comunicazione tra professori e studenti. Il rientro a maggio è stato positivo per loro sotto il profilo scolastico e sociale. Sono stati divisi in due gruppi a settimane alterne per permettere il minor numero di persone in classe e ciò ha funzionato bene!! Per il rientro a settembre la scuola consiglia vivamente il test prima dell’inizio dell’anno e ci saranno tutte le misure di igiene e sicurezza. Vedremo….In ogni caso mi sento fortunata e tutelata In Lussemburgo.

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Sara: i miei figli hanno 15 e 13 anni e frequentano la Scuola Europea

Il confinamento ci ha permesso di trascorrere più tempo in famiglia come mai ci era successo prima, quindi ci ha fatto riscoprire il valore del tempo libero, dei ritmi lenti e della condivisione. Dal punto di vista scolastico la didattica a distanza è partita con molta lentezza (noi siamo a Lux 1, quindi non nella sezione italiana che so aver funzionato molto meglio; in ogni caso non in tutte le sezioni linguistiche è stato lo stesso), limitandosi a pochi e brevi contatti diretti con i docenti, solo telefonicamente, senza telecamere e con l’assegnazione dei compiti priva o quasi di spiegazione. Penso che la speranza dei docenti fosse di tornare alla normalità in tempi brevi, ma così non è stato.

Preciso che a maggio la Scuola Europea non ha riapertole porte. In generale i miei ragazzi hanno vissuto bene il confinamento, hanno amato i ritmi quotidiani più umani e poi, ormai, con i mezzi di oggi e le abitudini social, le distanze si accorciano e i rapporti interpersonali assumono forme diverse, a volte difficili da comprendere per noi adulti, ma per certi versi non meno efficaci di altri. Il rientro ora è più duro poiché la recrudescenza del virus non tranquillizza, le misure si riducono all’obbligo di mascherina, ma i numeri della Scuola Europea non permettono alcun distanziamento né gestione ordinata all’interno dell’edificio. Bisogna ricordare che rispetto all’organizzazione scolastica italiana in cui ogni gruppo di ragazzi della stessa classe ha un’aula unica principale dove si alternano i diversi docenti, qui il sistema prevede che siano i singoli insegnanti ad avere la propria aula assegnata mentre sono i ragazzi a spostarsi per frequentare le lezioni delle diverse materie. Il risultato, deleterio in tempo di covid, è che i corridoi e le scale sono continuamente pieni di ragazzi in costante passaggio da un’aula all’altra, creando fiumi di persone… L’ingresso il primo giorno a Lux 1 era distribuito tra più entrate; tuttavia fuori dei cancelli si sono creati enormi assembramenti di ragazzi in attesa di entrare e di genitori nei casi dei bambini più piccoli. Nessuna transenna, nessun controllo, nessuna fila. Tutti indossavano diligentemente la mascherina.

Se mi sento tranquilla come madre? Come potrei al pensiero di mandare i figli in prima linea con il rischio non secondario di essere esposti di conseguenza anche noi come genitori?! So di casi in cui membri della famiglia sono a serio rischio, ma è stata negata al ragazzo la didattica a distanza e la decisione ricade sul dirigente scolastico. L’unica consolazione è che in base alle notizie recenti i ragazzi sembrano più resistenti ai sintomi, anche se questo sembra non impedire loro di trasmetterlo.

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Paola: da poco in  Lussemburgo, ho una figlia di 16 anni che frequenta l’International School of Luxembourg

Lo scorso anno eravano in Italia quindi il confinamento e la scuola a distanza lo ha vissuto lì (a Trieste per la precisione). È stato un periodo per lei piuttosto faticoso e stressante, la scuola li teneva impegnati con lezioni a distanza e compiti, quindi gran parte della giornata la trascorreva davanti al computer. Ora la ragazza è alla ISL a Lussemburgo (penultimo anno, G11), penso che la scuola abbia seriamente attivato un piano di rientro approfondito e scrupoloso ma, essendo la prima scuola a riaprire, è stata anche la prima a sperimentare se le misure potevano funzionare, facendo in pratica da “esempio”. Percorsi, mascherine, pranzo, pause: tutto è stato studiato per ridurre il rischio contagio. Non ho nulla da rimproverare alla scuola né come cittadina, se non su un punto: rimpiango il fatto che i ragazzi possano rientrare senza aver fatto obbligatoriamente e recentemente  un test covid-19.

Se fosse stato obbligatorio (ma non credo che la scuola potesse decidere questo obbligo autonomamante, forse serviva una direttiva del Servizio sanitario nazionale) avremmo evitato i casi di covid-positivi verificatisi all’ISL appena un giorno dopo la riapertura, con conseguente messa in quarantena preventiva di tutti i ragazzi che erano stati in contatto con i positivi. È mancato, in sintesi, uno screening preventivo obbligatorio, e proprio in una scuola come la nostra, dove le famiglie rientrano da Paesi diversi, prendono aerei ecc…Auspico che se ne terrà conto in vista della riapertura delle altre scuole.

A cura di Amelia Conte

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