(Lettura non consigliata a chi pensa che la parola umanità sia solo quella scritta sul vocabolario)

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Una serata di solidarietà, con testimonianze incisive e concrete di cittadini qualunque, che hanno disseminato le loro vite di piccoli gesti di umanità. Un momento di condivisione per scoprire nuove realtà e fare rete intorno alla parola umanità. Expressions of Humanity – The Journey of a Migrant (Espressioni di umanità – Il viaggio di un migrante, ndr) la serata organizzata lo scorso 18 febbraio da Time for Equality e Wise alle Rotondes di Bonnevoie ha riscosso una grande partecipazione di pubblico.

Il « viaggio » lo abbiamo affrontato subito anche noi trasportati dalle parole del documentario della regista e commediografa belga Yolande Moreau « Nulle part en France ».

viaggio

« Il rispetto è la chiave di tutto » ha sostenuto François Broure, presidente dell’ass.  Association Terre d’Errance che da più di 20 anni a Dunkerque, nord della Francia, aiuta i migranti tutte le domeniche che Dio manda in terra, fornendo tende, coperte e piatti caldi.

Perchè è importante fare rete ? Conoscere le realtà internazionali o locali che si occupano dei cosiddetti rifugiati, migranti, richiedenti asilo? (Che poi dovremmo smettere di incastonare in categorie e chiamarle semplicemente : persone).

Perchè altrimenti pensiamo che tutto vada bene. Che la guerra in Siria è solo una eco lontana. Che l’Afghanistan non ci riguardi perchè pensiamo che la guerra sia finita.  E tanto meno lo Yemen, che non sappiamo nemmeno dov’è….Che ci basta la sera rientrare al caldo delle nostre case senza curarci delle persone che, invece vivono nelle tende o per strada a Dunkerque, come a Calais, a Roma, come Rosarno o in Lussemburgo (fatevi un giro sulla Grand Rue dopo le 18 e vi renderete conto di quanta gente vive nei sacchi a pelo o dorme di notte all’addiaccio cercando un riparo dal freddo).

(Foto: pc)
(Foto: pc)

Certo nel ricco Granducato ci si accorge poco dei casi umanitari (perchè lo Stato – per fortuna! e con coraggio –  prende a carico tante situazioni a partire dai rifugiati siriani fino ai minori non accompagnati, penso, ad es. i tanti progetti finanziati dall‘Œuvre Nationale de Secours Grande-Duchesse Charlotte (qui tutte le info: https://www.oeuvre.lu/initiatives/mateneen/ma noi, sì noi, che facciamo ?

Questa serata è stata la dimostrazione che anche da semplici cittadini si può fare qualcosa. “In nome della dignità – come ha sostenuto Frédérique Buck, ideatrice di  I am not a refugee – Luxembourg (qui tutte le info : https://iamnotarefugee.lu/en/homenew-2/ e cercate il suo stand al prossimo Festival des Migrations del Clae) e tra le sostenitrici dell’iniziativa Oppent Haus – Open Home,  nata per avvicinare rifugiati e residenti sotto lo stesso tetto (qui tutte le info : https://www.infogreen.lu/OH-Open-Home-Oppent-Haus-partager-son-toit-et-booster-l-inclusion-sociale.html) – non lo facciamo perchè siamo più buoni ma semplicemente perchè vogliamo che i diritti di tutti gli esseri umani vengano rispettati ».

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Si può operare nel proprio piccolo secondo le proprie capacità. Allora oltre ai volontari di Dunkerque, abbiamo ascoltato le voci delle volontarie di Catch a Smile asbl. Anche solo con un sorriso si può portare conforto perchè « il sorriso è un semplice gesto umano gratuito che è estremamente prezioso », come scrivono sul loro sito (http://www.catchasmile.org/). Dal novembre 2015 un gruppo di 9 volontari lussemburghesi ha organizzato un convoglio di soccorso con destinazione Balcani per aiutare attivamente le persone che fuggivano dai loro paesi d’origine. E da allora altri convogli sono partiti. (Fino al 1 marzo per il progetto Ankaaproject raccolgono vari tipi di materiale per aprire un centro culturale ad Atene, nella capitale di uno dei Paesi europei che ha registrato un numero sempre più alto di arrivi e di sbarchi di persone che fuggivano e fuggono tutt’ora dalle guerre (qui tutte le informazioni utili : https://www.ankaaproject.org/ e la mail per contatti:  info@ankaaproject.org).

E di seguito la lista dei materiali necessari :

Per la cucina:
Posate, grandi pentole e pentole; macchine da cucina come mixer ecc.; ciotole
Strumenti musicali e libri musicali
Laboratori di cucito:
Macchine per cucire, tessuti, filati, aghi ed altri materiali per cucire
Laboratorio d’arte:
Colori (Guazzo, acrilico…), pennelli,…

L’altra sera abbiamo potuto ascoltare il viaggio di un emozionato Farqad Mahmood che dall’Iraq è arrivato in Europa e ci ha ricordato anche quanta gente è morta facendo quel viaggio o è ancora incarcerata in qualche  non luogo…..

« L’Europa è morta ». Le parole dure di Sebastien Louis, professore di sociologia alla Scuola europea che per 4 volte si è preso la responsabilità di portare i suoi alunni a Calais, dove c’era il più grande e forse anche più inumano accampamento di migranti in Europa. (Ma mi interrogo sul livello di inumanità di questi campi pensando anche quello di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, in Calabria, andato a fuoco solo qualche settimana fa).

Daily Express
(Foto: Daily Express)

Perchè a Calais? perchè non si può parlare di emigrazione leggendola sui libri e a Calais c’era la cosiddetta Jungle (giungla in italiano) dove i suoi alunni hanno potuto toccare con mano cosa significa essere sans papier, vivere come ombre nella terra di nessuno, seppur nella civilissima Francia. Perchè a Calais ? Perchè da lì partono i traghetti pieni di merci e persone per l’UK, uno dei Paesi più richiesti per chi parte per cercare una vita migliore…(almeno fino a prima della Brexit e fino a quando nel giugno 2017 la Republique Francaise ha deciso di effettuare l’ennesimo sgombro e disperdere le circa 8 000 persone che vi stazionavano). Dai ricordi vivi di questi viaggi gli allievi hanno pubblicato un libro (oggi fuori catalogo, ma presto ristampato da Time for Equality) di testimonianze, racconti, interviste, fotografie.

Sono sicura che quegli alunni siano diventati cittadini migliori, dopo le visite a Calais….vero prof ? E forse l’Europa può ancora sopravvivere se ci saranno cittadini consapevoli e pronti ad impegnarsi per migliorarla….

Serge Arno Klumper dell’Asti (associazione capofila per il Lussemburgo) ci ha illustrato WE ARE A WELCOMING EUROPE, l’iniziativa trasnazionale lanciata da cittadini dell’Unione europea e da varie Ong per raccogliere 1 milione di firme in 7 Paesi europei per cambiare le regole UE in materia di accoglienza.

Rivolgendosi direttamente alla Commissione  si chiede di sostenere direttamente i gruppi locali che sono disposti ad accogliere e integrare i rifugiati ; di fermare quei Governi che puniscono i volontari perché nessuno dovrebbe essere perseguito per aver offerto aiuto e rifugio umanitario ;  garantire modi più efficaci per difendere le vittime dello sfruttamento, della criminalità e dalle violazioni dei diritti umani nei nostri Paesi e alle nostre frontiere. Perché tutti in Europa, a prescindere dal loro status, hanno il diritto di chiedere giustizia.

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(Qui tutte le info : https://www.weareawelcomingeurope.eu/)

Cominciamo dalla cosa più facile, una firma. O un mi piace sulla pagina facebook:

https://www.facebook.com/pg/WelcomingEurope/about/?ref=page_internal

Se volete riascoltare alcune delle testimonianze della serata, cliccate qui :

https://www.facebook.com/timeforequality.page

Se volete contattare Time for Equality per aiutare, cercate Rosa via mail: rosa.brignone@timeforequality.org

A dimenticavo : l’iniziativa è nata perchè Sylvyane, una signora di una città qualunque una domenica qualunque, in visita ad un accampamento qualunque, ha regalato le sue calzette ad una bambina scalza che aveva freddo…..Poi, tornata a casa – stravolta da quanto aveva visto –  ha chiamato il figlio per raccontargli l’esperienza. Clement, suo figlio, lo ha detto a Rosa e insieme hanno avuto l’idea di “fare” qualcosa…. e Clement lo ha detto al fratello che fa il fotografo di matrimoni ma  che ha anche fotografato  i rifugiati di un campo qualunque……E Rosa ha contattato le persone di sua conoscenza per cercare chi aveva già ideato dei progetti e persone che avrebbero potuto arricchire la serata……Insomma da un piccolo gesto siamo arrivati fino a qui……

Paola Cairo

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