Alla presenza di esperti del settore economico, sociale, politico e sindacale si è tenuta, lo scorso 29 ottobre, la tavola rotonda sul tema della povertà, organizzata dalla piattaforma PiiLux-Asbl, con il sostegno della Chambre des Salariés (Camera dei Lavoratori del Lussemburgo)

La povertà sempre è sempre più diffusa in Lussemburgo e non solo. Gli ultimi risultati dell’indagine sul reddito e sulle condizioni di vita delle famiglie condotta nel 2024, relativi al reddito delle famiglie nel 2023, rivelano che le famiglie residenti hanno incontrato difficoltà economiche e finanziarie leggermente inferiori. Tuttavia, con un tasso di rischio di povertà del 18,1% nel 2024 (rispetto al 18,8% nel 2023), quasi un quinto della popolazione residente in Lussemburgo rimane esposto al rischio di povertà. Tra le fasce di popolazione particolarmente esposte figurano ancora i minori di 18 anni.

In Lussemburgo, nel 2024 il tenore di vita medio era di 4.867 euro al mese per persona. Tra la popolazione residente nel Granducato, circa un bambino su quattro rimane a rischio di povertà. Questi bambini vivono in famiglie con un tenore di vita inferiore a 2.540 euro al mese per persona. Tra il 2023 e il 2024, questo indicatore è leggermente aumentato di 0,2 punti percentuali, raggiungendo il 24,1%, una percentuale particolarmente elevata per il Lussemburgo. In confronto, il rischio di povertà è del 9,4% per le persone di età pari o superiore a 65 anni.

A ciò si aggiunge l’effetto frontiera, che influenza anche la distribuzione del reddito nel paese: “Gran parte di quella che potrebbe essere considerata la classe media/media-bassa del paese vive all’estero pur lavorando in Lussemburgo”.

Foto tratta dal libro “Les exclus du festin” di Claude Frisoni e Raymond Reuter 

Alexandra OXACELAY (Chargée de direction chez Stëmm vun der Strooss) ci spiega chi sono per persone che si rivolgono, ogni giorno, alle mense dell’associazione: non solo persone senza documenti o senza fissa dimora, come siamo portati a pensare, ma anche disoccupati, persone invalide, ex detenuti, lavoratori poveri. “Finalmente –  ha detto la direttrice – il tema della povertà è stato tematizzato, se ne parla ma ora bisogna agire, perché non riusciamo ad accogliere queste persone in modo degno. I diversi governi non hanno saputo dare una risposta adeguata. In questo Paese non abbiamo quasi diritto ad essere poveri”.

E non si è poveri solo perché non si riesca a pagare il proprio affitto – come dice José Luis CORREIA (Secrétaire central du département des Immigrés de l’OGBL) – ma anche perché si tende ad esportare la povertà, chiamando lavoratori da altri Paesi, senza dare loro gli strumenti per sopravvivere. “Finché i proprietari di case o dei terreni edificabili saranno  soli elettori di questo Paese non sarà possible diminuire le diseguaglianze”.

Ginette JONES (Présidente de l’Entente des Offices Sociaux) si sofferma sulla sburocratizzazione del nostro apparato amministrativo. Si rivolgono agli uffici sociali persone che non hanno computer, che non sanno le lingue del Paese, a cui non arrivano le informazioni. Come fanno queste persone ad accedere agli aiuti? La presidente afferma che bisogna sostenere maggiormente il nostro stato sociale.

Foto tratta dal libro “Les exclus du festin” di Claude Frisoni e Raymond Reuter 

In Francia, la Direzione della ricerca, degli studi, della valutazione e delle statistiche (Drees) ha pubblicato, a settembre di quest’anno, un nuovo studio che traccia i profili delle persone povere e modeste nell’Unione europea nel 2021, con dettagli per Paese.

Lo studio mostra che la percentuale di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà in Lussemburgo è superiore alla media europea, con il 18,1% della popolazione interessata. La media europea è invece del 16,9%. Si tratta della percentuale più alta nella zona nord-occidentale. In confronto, il tasso più basso è quello della Finlandia, con il 10,8%.

Il Lussemburgo ha anche una percentuale particolarmente elevata di persone attive di età compresa tra i 25 e i 64 anni che vivono in condizioni di povertà, poiché il 13% di loro si trova in questa situazione. La media europea per questo criterio è del 9%. Infine, le famiglie numerose lussemburghesi (quelle con almeno tre figli a carico) soffrono in modo particolare. Secondo la Drees, che riprende i dati di Eurostat, il 40,3% delle persone che rientrano in questa categoria sono considerate povere, contro il 25,8% delle persone considerate “modeste”. Queste percentuali sono significativamente più elevate rispetto alla media dell’UE (rispettivamente 26,7% e 15,6%).

Lo studio ribadisce il concetto evocando il profilo particolare delle persone considerate “povere” in Lussemburgo: la metà di loro ha un lavoro. Ciò colloca il Lussemburgo come fanalino di coda dell’Europa in questo campo.

Nel corso della discussione e delle possibili soluzioni nonché di “rimedi” rapidi più piste sono state evocate: l’aumento delle misure distributive come gli assegni familiari o altre misure di sostegno hanno solo prodotto un lieve miglioramento statistico senza però soluzioni immediate. Paul GALLES (Député CSV à la Chambre) ha annunciato che il governo attuale sta per lanciare il Piano Nazionale per la Prevenzione della Povertà. “Ci sarà da tradurre il piano in leggi nazionali ma siamo pronti a lavorarci su”.

Marcello Magliulo e Paola Cairo. Le foto sono state gentilmente concesse dagli autori del libro: “Les exclus du festin” Claude Frisoni e Raymond Reuter 

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