Nelle città di Verona, Roma e Catania, in Italia, ci sono quattro fisioterapisti specializzati in CME® che grazie all’associazione Bianca nel Cuore di San Bonifacio (Verona) hanno potuto apprendere il metodo specifico – acronimo di Cuevas Medek Exercises – considerato tra i più efficaci e rivoluzionari a livello internazionale per la riabilitazione pediatrica. Creato dal fisioterapista cileno Ramon Cuevas permette, soprattutto bambini in situazione di grave disabilità, con difficoltà neuromotorie, paralisi celebrali infantili, malattie rare e malattie senza diagnosi di riacquistare autonomia motoria, sfidando la forza di gravità. Vediamo di cosa si tratta e perché è importante partecipare alla raccolta fondi
Come funziona il CME®Cuevas Medek Exercises?
Il fisioterapista cileno Ramon Cuevas stabilì, agli inizi degli Anni ’70, l’obiettivo fondamentale della sua attività professionale: “creare un metodo di esercizi in grado di provocare risposte posturali automatiche nei bambini con ritardo motorio, nonostante i loro danni neurologici e il loro livello di consapevolezza. Questo obiettivo si basa sull’assunto biomeccanico osservato nella pratica quotidiana, durante l’esecuzione degli esercizi per il controllo della posizione seduta e della posizione eretta: “man mano che il sostegno distale viene applicato dal terapeuta sui segmenti del bambino, vengono provocate reazioni antigravitazionali più forti”, e questa risposta permette al terapeuta di avere la sensazione immediata di controllare il risultato dell’esercizio.
Questa tecnica è usata da anni negli Stati Uniti, Canada e America Latina e si sta diffondendo gradualmente in Europa e Australia. In Francia esiste una lista di fisioterapisti che esercitano la CME®. In Romania c’è un solo formatore ma decine di fisioterapisti.
In Italia, è solo l’associazione Bianca nel Cuore a sostenere economicamente la formazione di questi professionisti che esercitano, nelle loro sedi, o nello spazio riabilitativo biSogni Speciali, il centro medico privato (non convenzionato) di San Bonifacio, in provincia di Verona, che per la prima volta nella nostra Penisola ha offerto questa terapia di riabilitazione pediatrica innovativa.
Non ospedali dove si praticano terapie classiche ma, forse, senza visione innovativa. Non centri convenzionati regionali ma un piccolo spazio progettuale – creato da una famiglia coinvolta personalmente – dove si sono potuti concretizzare percorsi riabilitativi destinati a persone con disabilità di tipo neurologico, in particolar modo nell’ambito pediatrico. Un progetto nato anche grazie a giovani fisioterapisti che hanno voglia di sperimentare e cercano altrove, partono per formarsi anche all’estero, non nella nostra Italia che sembra, a volte, restare “immobilizzata” su sé stessa.
“Con il progetto PROGETTO COACH FOR THE FUTURE ci siamo prefissati l’obiettivo – ci dicono all’unisono Monica Ghiro, presidente associazione Bianca nel Cuore e mamma di Bianca e Brunella Pagotto, coordinatrice dello spazio riabilitativo biSogni Speciali – di portare il dott. Antonio Tripodo a diventare il primo insegnante CME® italiano, consentendogli di formare il maggior numero possibile di terapisti ed incrementarne il numero su tutto il territorio nazionale”.
Per ottenere il conseguimento del CME I e II (livello introduttivo e livello intermedio) sono necessarie rispettivamente 1 settimana formativa per ogni livello; per il CME III (livello avanzato) 7 settimane formative e per il CME IV, ovvero per diventare istruttore abilitato all’insegnamento, 7 settimane formative che i terapisti svolgono a Santiago del Cile. Una volta rientrati in Italia, dopo aver ottenuto il CME IV, possono essi stessi insegnare.
Antonio Tripodo è già partito due volte per Santiago del Cile per ottenere il CME VI. Ha studiato anche in Italia, grazie al sostegno continuo di Bianca nel Cuore che ha invitato terapisti dal Canada e dalla Romania. E dopo 8 anni dall’inizio del percorso e gli anni di covid-19 ora è pronto a ripartire per concludere il percorso di formatore.
Tripodo (che trovate su Instagram: ANTONIO TRIPODO || CUEVAS MEDEK EXERCISES -CME (@antonio_tripodo_cme) • Foto e video di Instagram) ci racconta: “E’ stata una grossa sfida per me, fin dal 2017 quando ho conosciuto l’associazione che è diventata la mia famiglia. Loro mi hanno proposto di formarmi al metodo CME® che considero il metodo con un’efficacia che io non ho trovato in nessun’ altra metodologia. E’ la tecnica che funziona. Il terapista deve essere solo bravo ad applicarla”.
“Cuevas – continua Tripodo – ha avuto un’ intuizione e una visione sul modello riabilitativo che ha un’efficacia mostruosa. Si è chiesto: “Stiamo sbagliando approccio nella neurologia pediatrica? Il programma neuromotorio dal controllo del capo fino alla deambulazione motoria del corpo è un potenziale di sviluppo, ovvero è un’informazione che sta nel nostro dna. Cosa attiva la scintilla nei bambini che hanno subito danni neurologici se lo stimolo cognitivista e ambientale non funzionano? L’esposizione alla forza gravità. Abbiamo noi stessi, fin da quando nasciamo, la capacità di costruire forza nello spazio, attivando sensori che ci aiutano a raggiungere una stazione bipede, perché il nostro sistema nervoso si è evoluto per combattere la forza di gravità; la nostra struttura neuromuscolare lotta con questa”.
“Quando si porta un bambino dallo stato di allettamento a stare seduto ad un genitore gli cambi la vita. Ed io, quando vedo che quello che sto facendo porta a risposte tangibili, connettendomi con il piccolo paziente in continuità cinematica e biomeccanica, mi sento realizzato”.
Centinaia di bambini si spostano per la terapia. I centri sono sommersi dalle richieste delle famiglie ma, fino ad ora, i fisioterapisti che applicato la CME® sono solo 4.
“Stanno arrivando – ci dice il professionista – nei nostri studi di Roma, Catania, Verona, famiglia dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Bosnia, dalla Turchia ed è per questo che bisogna ampliare la rete di terapisti”.
Per questo è importante partecipare alla raccolta fondi. “Non c’è sviluppo, condivisione e crescita se non si mira ad una crescita collettiva e di rete. Il mio obiettivo a lungo termine – conclude Tripodo – è aprire anche una scuola di formazione”.
Conquistare autonomia motoria. La capacità di stare nell’ambiente in maniera il più possibile indipendente è l’obiettivo della terapia. Obiettivo della raccolta fondi di Bianca nel Cuore è raccogliere 50.000 eur che riguardano il preventivo di spesa per la formazione di n.1 un terapista di IV livello (livello massimo – insegnante) e di n. 2 terapisti di III livello (livello avanzato) e n. 2 stage clinici per 1 terapista in training.
Per rendere, dunque, questa terapia più accessibile e diffusa possibile. Per aiutare il maggior numero possibile di bambini c’è bisogno anche del nostro aiuto. Attraverso la rete del dono:
https://www.retedeldono.it/progetto/coach-future
“Sino ad ora la formazione ha comportato degli oneri importanti da parte dell’associazione, ma – sostengono ancora da San Bonifacio – siamo fermamente convinti che sia doveroso costruire una rete operativa efficiente di professionisti formati nella metodica CME® in tutto il territorio nazionale”.
“C’è stato un vero proprio passaparola in questi anni. Il nostro spazio è frequentato anche da famiglie italiane residenti in Lussemburgo – ci dicono ancora Brunella e Monica – che stabiliscono con noi un programma di esercizi. Noi li accogliamo presso la nostra struttura e, dove necessario, le famiglie possono alloggiare in una nota catena di hotel che fornisce alla nostra associazione camere gratuite. Poi i bimbi con i nostri fisioterapisti qualificati, come Antonio Tripodo che è stato il primo “allievo” della CME®, insieme a Leonardo Pressi, terapista CME® presso lo spazio riabilitativo biSogni Speciali, qui a San Bonifacio, Raphael Coco, terapista CME® a Catania e Martina Porceddu, terapista CME® a Roma, lavorano per arrivare a soluzioni concrete”.
Molti di loro acquistano autonomia motoria grazie agli esercizi costanti, la fiducia che i piccoli stabiliscono con i terapisti, il grande amore delle famiglie.
“La formazione del personale è lunga e costosa – concludono Monica Ghiro e Brunella Pagotto – e c’è la necessità abbattere liste d’attesa e di rendere questo metodo accessibile a più bambini possibili”. Doniamo anche noi.
Paola Cairo