Mercoledì 26 giugno a Milano, al Castello Sforzesco, nell’ambito del Festival della Bellezza (itinerante, da maggio a ottobre, in varie città italiane) c’è stata una serata con Alessandro D’ Avenia, presentata da Umberto Ambrosoli. Il tema dell’ incontro è stato L’ Odissea e l’arte di essere mortali
Il brillante scrittore ha parlato dell’ Odissea – argomento del suo ultimo libro – partendo dai ragazzi e dalla scuola. Cosa lega l’ Odissea alla scuola? Il legame è la ricerca. E scuola vuol dire dedicare del tempo alla ricerca della vita. Anche l’ esame di maturità che si svolge in questi giorni, deve condurre l’ alunno ad essere “maturo”. Ma cosa vuol dire “essere maturo”? Essere maturo vuol dire saper rispondere ad una semplice e, nel contempo, complessa domanda: ” Perché sei venuto al mondo?” . La persona matura è colei che porta frutto per nutrire se stessa e gli altri. La maturità è un cammino che , poco a poco, ci porta a sbocciare e ad essere aiuto per gli altri. Quando siamo maturi siamo pronti ad essere “colti” e a portare frutto. Così come il grano che, da seme diventa frutto e ci nutre per tutto l’ anno.
E così è anche per noi adulti. In ognuno di noi c’è un Ulisse che torna alla sua Itaca, attraverso momenti difficili, momenti di dolore, momenti di smarrimento. Ulisse per sapere di essere vivo va nell’ Ade, perché bisogna morire per sapere di essere vivi. Infatti, per comprendere che l’ immortalità passa attraverso la capacità di vivere, anche noi dobbiamo “vivere la vita”, accettare le sue incognite e superarle: morire dentro per rivivere fuori. Platone parla di dimensione eroica di vivere e questa è nient’altro che la dimensione della maturità.
Ognuno di noi vuole tornare alla propria Itaca, ossia, ai propri affetti, alle proprie radici perché, come Ulisse, abbiamo nostalgia del nostro vissuto, del nostro passato.
Quando torna a Itaca, dopo il suo lungo viaggio, è un uomo nuovo, che ha ritrovato se stesso e ritrova i suoi affetti perché ama ed è amato, in quanto è l’ amore che lo ha mantenuto in vita per tutto quel tempo ed è lo stesso amore che mantiene in vita anche noi.
Ulisse è un eroe perché ha superato i suoi conflitti interiori e materiali. Anche noi siamo eroi quando non ci lasciamo sopraffare dalla disperazione e dalla noia, ma vinciamo la lotta contro il tempo e, quindi, contro la morte e diventiamo immortali .
Quando il naufragio, come per Ulisse, è dentro di noi, ossia, quando non vediamo vie d’ uscita e “terra ferma”, dobbiamo parlare col cuore, perché solo così riusciremo a salvarci.
L’ Odissea è una metafora della vita.
Anna Violante