Un uomo prova niente dinanzi ai più bei monumenti, paesaggi e ragazze, ma scopre un legame meravigliosa quando si ritrova davanti a una penna

Conobbi luoghi magnifici che avrebbero fatto saltare le pupille fuori dalle orbite a chiunque, ma non a me. Conobbi ragazze che avrebbero lasciato ogni uomo con la lingua a penzoloni, ma la mia è sempre stata salda dove Madre Natura ha voluto che fosse. Vidi monumenti magnifici, statue incredibili e indelebili nella memoria della Storia, ma io le scordai nel momento in cui distolsi lo sguardo. Non provavo niente, nulla in Terra mi attraeva. Ero un corpo animato dal vuoto. Eppure, la penna adagiata su quel tavolo nella penombra della stanza mi incuriosiva. Ero in uno sgabuzzino impolverato di un castello abbandonato da secoli, una volta appartenuto al conte di Monferrato, il noto sovrano dalle mille stanze dorate.

In quel luogo, oltre alla muffa, c’era quella penna. Sussurrava, la sentivo. La afferrai senza esitare e tracciai il mio nome su un foglio illuminato dalla fioca luce di una candela. L’inchiostro era di colore rosso sangue. Una parola, due parole, senza riuscire a smettere. Sentivo un rivolo caldo colare sul braccio e le parole incidere la carne. E per la prima volta mi sentii vivo, mentre la vita usciva dal corpo. Giurai, dinanzi a quel foglio scarlatto, che avrei scritto finché avessi avuto sangue in corpo

Erlond

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