In quella miniera inesausta e spesso incompresa dagli stessi genovesi che è la Biblioteca Berio ritroviamo la descrizione che aveva fatto nel 1987 Renata Carocci di un ammiratore francese di Cristoforo Colombo, Nicolas-Louis Bourgeois, che, nato a La Rochelle nel 1710 e avvocato a Poitiers, era arrivato a Santo Domingo nel 1744 e lì, preso dallo spirito del luogo, vi aveva composto un poema in versi dedicato al grande navigatore
“Christophe Colomb ou l’Amérique découverte » venne pubblicato a Parigi nel 1773 dall’editore Moutard e segue di qualche anno “La Colombiade ou la Foi portée au nouveau Monde “ che Madame Du Boccage aveva pubblicato per l’editore P. Desaint & Saillant nel 1756. Il poema di Bourgeois è in 24 canti – “autant de Chants ou Livres qu’en contient l’Iliade”, secondo l’autore- diviso in due parti, la prima dedicata all’avventura della scoperta, la seconda ai contatti con i nativi dell’isola Hispaniola, entrambe aventi come sfondo l’ammirazione che lo scrittore ha per Colombo “J’y conduis mon Héros comme par la main, depuis le premier Chant jusqu’au dernier; il est toujours présent; c’est lui qui agit, ou pour qui l’on agit…..”. Bourgeois si era informato sulla spedizione di Colombo nell’isola leggendo “L’Histoire de l’Isle espagnole ou de Saint-Domingue” del padre gesuita Pierre-François-Xavier de Charlevoix che aveva ripreso sia l’interessantissimo Diario di bordo che le “ Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo di D. Fernando Colombo suo figlio”. Se il modo di esistere spagnolo, la “morada vidal” di cui parla Americo Castro, è quella nel XV secolo di esistere come credente, se la conquista spagnola del mondo è fatta non con regola e compasso ma per la missione di allargare i confini della fede, allora la descrizione che Bourgeois fa di Colombo sembra attecchire perfettamente allo spirito del tempo.
Colombo vi è descritto come eroe del mare, l’”Amiral” che “veillot seul sur le pont”, dalle grandi conoscenze nautiche :” Possédant le renom de plus savant Marin, il s’en étoit acquis le nom à juste titre . Tous les Marins entr’eux le prenoient pour arbitre. C’étoit de leurs débats un Juge sans appel » (III,43). Ma che da vero Xferens, come si firma, è descritto come Apostolo che conduce alla fede “un peuple jusqu’ici plongé dans la misère”, come missionario che fa conoscere e condividere ai fratelli di Hispaniola il bene piu’ prezioso, la fede, incitando il suo equipaggio a cercare il contatto con gli indigeni: “Allons les joindre, allons leur montrer de plus près, des Etrangers venus de si loin tout exprès. Pour leur parle d’un Dieu, le leur faire connaître, en un mot, annoncer les Loix d’un si bon Maître » ( X, 169). Per questo motivo l’autore immagina nel primo e secondo tomo che Colombo, intendendo miracolosamente la lingua del cacico Caonabo, condensa il racconto biblico dalla creazione alla venuta del Salvatore e il testo evangelico dalla nascita alla morte e resurrezione di Gesu’. Immagina Bourgeois che voglia essere il padre, legislateur et père di questo numeroso popolo. Ma questa rappresentazione non gli impedisce di stigmatizzare la brama dell’oro degli Spagnoli che ha costituito il movente del viaggio in terre lontane e ha causato persecuzioni, sfruttamenti, crudeltà infinite:” Le maux que l’or causa sembleroient incroyables, si l’on en retraçoit les détails éffroyables;] Le seuls Américains en ignoraient le prix:] Malheureux à jamais de ce qu’ils on appris!” (VIII,132). Bourgeois inserisce nel suo poema il concetto del “meraviglioso cristiano” in cui Colombo è l’essere prescelto per portare la religione cristiana nelle lontane Americhe dove si sono coalizzate tutte le potenze del Male capeggiate da Lucifero, l’angelo ribelle, contro cui deve lottare il suo eroe, adroit, savant, ingénieux le “Génois immobile au milieu de l’orage comme un rocher qui brave et les vents et les flots”. Sono delle avversità reali. La rivolta dell’equipaggio sobillata dai fratelli Pinzón, la distruzione del forte de La Navidad, i Filibustieri che imperversano sulle coste di Hispaniola, le stesse tempeste sul mare sono viste dal Bourgeois come avversità suscitate dai demoni dei luoghi, quegli Zemes o Cimi che Don Fernando aveva già interpretato come divinità subalterne ossequienti alla volontà di Satana.
Satana dai molti volti se nel 1516, cioè solo 24 anni dopo l’arrivo delle caravelle, il frate dominicano Bartolomeo de las Casas dichiarava che la popolazione dell’isola era scesa dai due milioni a 11.000 abitanti. Lo stesso frate che dovrà battersi con un allievo del Pomponazzi, Juan Ginés de Sepúlveda, per vedere infine affermare nella famosa disputa di Valladolid la natura umana degli Indios.
Resta la rappresentazione del navigatore nelle rime del Bourgeois. Indicato come fratello di ogni uomo nelle avversità, quando la vita richiede un coraggio al di sopra delle forze umane, e come modello di virtu’ e di onesta morale. In realtà questa rappresentazione sembra quasi rientrare in una proiezione soggettiva. Bourgeois, segretario della Camera di Commercio al Cap Français fra il 1744 e il 1750, quando l’isola è passata alla Francia, narra di aver vissuto a Santo Domingo un periodo di dolori, delusioni, solitudine. “J’ai fait pour expier mes péchés un assez long séjour à S.Domingue; je m’y suis trouvé accablé de la plus cruelle infortune, en butte à mille horreurs qu’il seroit inutile de détailler ici…Livré souvent à mes propres réflexions, sans secour contre le désespoir… » (IV)
Forse una affinità nelle prove e la speranza di un futuro successo lega insieme il Genovese del XV secolo e il Rochellese del XVIII Secolo. L’uno morto solo a Valladolid, ma destinato a fama imperitura accanto a Vasco de Gama e a Fernão de Magalhães. L’altro, che doveva piu’ modestamente uscire dall’oblio grazie ad un suo nipote scrittore, J.B. Nougaret, che avrebbe pubblicato a Parigi per i tipi di Bastien les Voyages intéressants dans différentes colonies françaises, espagnoles, anglaises …mis à jour d’après un grand nombre de manuscrits. Ma anche, in epoca molto piu’ recente, grazie alla attenzione di Renata Carocci e al Fondo Colombiano Berio alimentato in particolare dalle donazioni di Giuseppe Baldi e del frate Prospero Peragallo, storiografo e geografo, che aveva svolto le mansioni di parroco a Lisbona, nella Chiesa di N.S. di Loreto. Per trent’anni. Un periodo molto piu’ lungo di quello che Bourgeois aveva trascorso a S.Domingo, sei-sette anni, che erano stati comunque un periodo sufficiente a nutrire la sua ispirazione.
Carlo degli Abbati