Attraverso i suoi ultimi componimenti Davide S. Sapienza, scrittore, traduttore e giornalista italiano, intraprende un viaggio che parte dalla geografia fisica per approdare alla geografia delle emozioni. In attesa di conoscerlo dal vivo e vivere con lui, in Lussemburgo, il 21 gennaio prossimo, un’esperienza fra letteratura e scrittura, lo abbiamo intervistato

Davide S. Sapienza lavora come giornalista, scrittore e traduttore. Vanta collaborazioni con alcune delle maggiori testate italiane, come La Stampa, GQ Italia, Il Corriere della Sera. Nell’ambito dell’editoria musicale ha curato, tradotto e pubblicato i testi di artisti del calibro di Jimi Hendrix, Simple Minds, U2 e tanti altri. Le sue attività di traduzione ed editor includono inoltre la poesia, la narrativa e la saggistica di autori classici e contemporanei. Per Feltrinelli pubblica alcuni dei romanzi dello scrittore americano Jack London “Il richiamo della foresta” (2011) e “Zanna Bianca” (2014); per Dalai Editore cura i lavori dell’autore newyorkese Barry Lopez, vincitore del National Book Award nel 1986 con Arctic Dreams: Imagination and Desire in a Northern Landscape, conosciuto in Italia con il titolo “Sogni artici” (2006). Gli scenari della natura artica ritornano nella vita di Davide S. Sapienza quando si occupa delle opere dell’esploratore norvegese Fridtjof Nansen, “La spedizione della Fram” (Carte Scoperte, 2010) e “Nel cuore della Groenlandia” (Gaalad Edizioni, 2011) e, soprattutto, quando intraprende una serie di viaggi che lo conducono in Norvegia e nei territori dello Yukon e del Nunavut in Canada.

Che cos’ha Davide S. Sapienza in comune con gli scrittori menzionati in precedenza?

Di sicuro l’amore per la poesia e per l’avventura. E proprio dall’unione di queste passioni nasce quella che ha preso il nome di geopoesia. Sì, perché Sapienza non è un poeta, ma un geopoeta. I suoi scritti traggono origine dal contatto con la natura e con tutti i suoi elementi: acqua, rocce, cielo, fuoco, luce, buio. Con un linguaggio semplice fatto di parole pregne di significato, Sapienza fa strada alle lettrici e ai lettori tra le pagine del suo componimento come se stesse intraprendendo insieme a loro un cammino. Le prime pagine svelano quel meraviglioso mondo naturale che sembra essere stato dimenticato dai più, smarriti nel labirinto della frenesia quotidiana. Tuttavia, basta seguire quel sentiero che conduce tra i boschi o tra le vette, fermarsi, fare un profondo respiro e ascoltare il vento: in questo modo è possibile allontanarsi dalle vie trafficate, dall’enorme quantità di stimoli che anestetizza continuamente il modo di sentire dell’epoca contemporanea; che rende sordi e ciechi alla bellezza che alberga in ogni cosa. Oltre il passato, oltre la superficie delle cose, oltra la staticità. Attraverso la comunione di eventi e sentimenti con la natura l’essere umano instaura un con essa e con la sua eternità. Da questa conversazione nasce un nuovo modo di guardare dentro se stessi, comunicare con la propria interiorità e spostare quello sguardo al di fuori, verso il mondo. Una tale presa di consapevolezza, che tanto ricorda le epifanie dei personaggi di James Joyce, è il seme che dà vita alla poesia. Infatti libera gli individui dalla condizione di passività che sovente li vede meri spettatori del mondo e dà loro l’opportunità di entrare a far parte in maniera attiva del luogo che abitano. Il risultato è una ri-generazione del proprio modo di pensare, di fare, di essere altro da ciò che si conosce e di usare le parole, oltrepassando il confine della denotazione per sfociare in luoghi da sempre familiari, ma che rendono possibile la creazione di significati sempre nuovi.

Qual è il processo creativo alla base della geopoesia e, in particolare, come nasce questa raccolta?

Non ho voluto definire “geopoesia” la mia scrittura, anche se promuovo la pratica geopoetica come azione che porta, in seguito, alla scrittura – poetica e in prosa. Poesia è già di per se stessa una parola talmente completa, capace di contenere il significato più puro e anche più elevato della scintilla creativa (poiesis, per i greci antichi), un tempo sospeso – il durante eterno, appunto – che mi ha fin dalla gioventù garantito la soddisfazione di sentire la vicinanza con le intuizioni più profonde. Questo perché in poesia ogni parola ha un peso e conta, non è un “raccordo”, non devi spiegare, rendere chiara la logica di una frase, come in prosa. Non a caso ogni mio libro ha sempre contenuto almeno una o due poesie, spesso brevi, ma necessarie, per aiutare in questa percezione, ovvero che anche la mia prosa poetica, risponde al principio dell’essenzialità: tutto deve avere un significato. L’ambizione è di rendere tutto questo anche fruibile e non oscuro. Certamente io avvalendomi molto di immagini legate alla geografia come specchio della nostra personalità e interiorità, faccio leva su una visione “geografica” della scrittura.

All’interno delle poesie ricorrono i temi del viaggio e della natura. Hai vissuto esperienze in terre aspre come le regioni artiche, dove la bellezza dei fenomeni naturali coesiste con le condizioni di vita spesso estreme degli abitanti di quei luoghi. Quali sono le sensazioni che questo tipo di viaggio regala?

Poesia in movimento è ciò che ci circonda e nel quale siamo immersi. È ormai chiaro anche a me stesso quanto la staticità vada a bloccare il fluire delle percezioni che si fanno emozioni e quindi sinapsi e pensiero creativo. Viaggiare permette di interrompere il flusso della quotidianità ordinaria, dunque ci mette nelle condizioni di osservare con intensità, mettendoci in gioco, soprattutto se accettiamo l’idea che “andare alla scoperta di” è meglio che “vedere quello che ci eravamo preparati a vedere”. Vivo in montagna da decenni e quando viaggio, a volte lo faccio semplicemente osservando rilievi, foreste e fenomeni del cielo davanti a me. Esco a camminare, mi sento già “in ricezione”, soprattutto in certi ambienti. Indubbiamente le regioni artiche, sia quelle più “alte” che quelle più vicine alla zona boreale del pianeta, hanno avuto su di me un grande impatto, perché lì c’è qualcosa di inafferrabile, elusivo, che però non voglio “catturare”, essendo già così consapevole della sua esistenza. Del fatto che quel “qualcosa” alla fine mi accompagnerà nella vita e ovviamente nella scrittura. Le sensazioni più forti sono quelle di completezza, di soddisfazione. Di non desiderare altro che quello. E portare dentro queste sensazioni, la consapevolezza della immensità che ci è dato vivere su questa Terra, è per me la poesia più bella. E inarrivabile.

Il componimento dal titolo Bergtatt i Kjemåga conduce il lettore nella contea norvegese del Nordland, che sarà teatro di numerosi eventi culturali all’interno del programma ufficiale di Bodø2024 Capitale Europea della Cultura, a cui prenderai parte. Quali sono i lavori che presenterai?

Il termine Bergtatt è abbastanza intraducibile e riguarda le emozioni, la passione, tutto ciò che la montagna può suscitare in noi: soprattutto, quella fusione di intenti emozionali che avvertiamo in noi mentre siamo in cammino o ci fermiamo nel territorio, non per forza montuoso. Kjemåga è il nome di una zona vicina al Circolo Polare Artico, nella valle di Saltdal, dove ho lavorato negli ultimi otto anni camminando, scrivendo, preparando quello che è diventato In The Garden Of Arctic, un variegato progetto nato prima con un lavoro sul campo per il Nordland Nasjonalparksenter, confluito poi per Bodø2024 Capitale Europea della Cultura. Lo scorso novembre, l’Ambasciata di Norvegia in Italia ha organizzato un evento a Roma per raccontare di cosa si tratta (si può rivedere la presentazione QUI). Grazie al Nordland Teater, che si occupa della sezione The Trail Way per la capitale della cultura, abbiamo potuto dedicare a questo “giardino artico” molte energie creative e di questo sono grato alla direttrice, Birgitte Strid.

Non dimenticando mai che tutto partì nel 2016 con l’invito a partecipare al festival letterario Det Vilde Ord, la parola selvatica, grazie all’interessamento del professor Steinar Aas della Nord Universitet di Bodø. Il mio progetto sarà caratterizzato da quattro cammini geopoetici (che in Italia promuovo da vent’anni e che anche in Luxembourg ho portato dal 2014 al 2021-22 per Rocklines, il progetto e libro, realizzati con Robert Weis per Minett UNESCO Biosphere), il mio libro artico in inglese e una performance con il jazzista norvegese Mats Eliertsen.

Va sottolineato che la capitale europea della cultura non riguarderà solo la città ma tutta la contea, con eventi anche a duecento chilometri di distanza da Bodø, che è l’evento culturale più importante e significativo dell’ultimo decennio in Norvegia e che ha saputo offrire un’idea diversa del Nord, che spesso sfugge anche ai norvegesi stessi. In questo “giardino creativo” confluiscono per me venticinque anni di viaggi in quella immensa regione (grande quindici volte il Lussemburgo, per capirci) e una visione della geografia profonda, assorbita attraverso i viaggi, le lunghe residenze, gli incontri, le esplorazioni geografiche, tanta scrittura e un amore davvero grande per quella “sottile luce artica”, come la definisco nel mio libro Il Geopoeta.

In effetti le geopoesie non vanno lette, bensì vissute. Quale occasione migliore se non quella del workshop che si terrà il 20 gennaio a Lussemburgo?

INFO https://shareandcreate.lu/etn/the-poetic-writing-of-nature/. Organizzato dall’associazione culturale Michikusa Publishing Luxembourg, l’evento ha l’obiettivo di far conoscere al pubblico un nuovo modo di usare le parole per fare poesia attraverso il contatto con il mondo sensibile. «I went to the woods because I wished to live deliberately, to front only the essential facts of life, and see if I could not learn what it had to teach, and not, when I came to die, discover that I had not lived», scriveva l’autore trascendentalista Henry David Thoreau nella sua opera autobiografica Walden (1854).

L’ultima antologia di poesie di Davide S. Sapienza è Le cours éternel des choses – Il durante eterno delle cose (Michikusa Publishing Luxembourg, 2023). Il volume può essere acquistato sul sito Michikusa Publishing Luxembourg ASBL (sumupstore.com) oppure presso la Librairie Ernster, la Librairie Diderich (Esch) e online sul sito www.ernster.com

Per conoscere l’autore consultate il sito www.davidesapienza.net e le sue pagine social: Facebook (https://www.facebook.com/DavSapGeo ) e Instagram (https://www.instagram.com/davide_s._sapienza/).

Per la presentazione del libro del 21 gennaio (ore 11-12 al Bistrot de la Presse), consultate la pagina (6) Book presentation with Davide S. Sapienza || Luxembourg-city | Facebook

Sara Spagnuolo

(Foto cover: Davide Sapienza 2023 (c) Marco Mensa)

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