Artista di strada, clown e giocoliere italiano pluripremiato sarà per qualche giorno in turné nel Granducato. Scopriamo Fabrizio Rosselli nel programma del Festival Clowns in Progress alla Kulturfabrik di Esch-Alzette (2-10 ottobre). Rosselli è autore e protagonista di “Bakéké” con il quale si esibisce domani domenica 8 ottobre, alle ore 11h00 e alle 15h00 e martedì 10 alle 15 all’Ariston, in collaborazione con Escher Theater.
« Bakéké » de Fabrizio Rosselli @Ariston /// Kulturfabrik aperto al pubblico (5-99 anni) e alle scuole
Rosselli, classe 1975, di Domodossola (provincia di Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte) scopre il circo tra i 25 e i 26 anni. Dopo aver fatto il pizzaiolo, l’elettricista e il postino, lascia il lavoro, la sua città e decide di viaggiare. “Sono finito a Barcellona – ci racconta – dove ho visto, davanti alla terrazza di un bar, un giocoliere argentino che faceva giocoleria, l’ho guardato con gli occhi che brillavano e mi sono detto “è questo il mestiere che voglio fare nella mia vita”. “E’ stato come un colpo di fulmine, come quando ti innamori”.
Fabrizio comincia a frequentare il Parc de la Ciutadella dove tanti giocolieri, soprattutto sudamericani, arrivati in Europa in quel periodo, lavoravano in strada o ai semafori. “Quando finivo di lavorare raggiungevo gli amici argentini – ci dice Fabrizio – che mi hanno insegnato un sacco di cose, tant’è che dopo qualche mese mi sono iscritto alla mia prima di scuola di circo, il Carampa di Madrid e la gente era stupita del mio livello tecnico di giocoleria, perché ero già forte essendomi già allenato con loro”.
“Uno dei momenti più importanti della mia formazione – ci spiega l’artista – è stato anche questo primo periodo con gli amici argentini. Dopo la scuola di Madrid sono stato alla Flic di Torino e a Le lido Centre des Arts du Cirque di Tolosa, una delle scuole di circo contemporanee più prestigiose al mondo. Tra una scuola di circo e l’altra, ho lavorato in strada facendo l’artista di strada e mi sono formato molto come clown attraverso molti stage. La mia idea è stata quella di fare degli stage con maestri e maestre di diversi Paesi in modo da prendere da ognuno qualcosa. Ho voluto frequentare molti stage per capire cosa fosse il meglio per me, per creare poi il mio clown e il mio metodo e tutto questo mi ha aiutato a formarmi come artista”.
Inoltre – ci spiega ancora Fabrizio – i 10 anni di artista di strada sono stati fondamentali per formare l’artista e l’essere umano, per formare il carattere, il coraggio e l’audacia di dire vado in strada da solo faccio il mio spettacolo, mi guadagno la mia vita senza rendere niente a nessuno. Tanti vedono la differenza tra gli artisti che hanno fatto la gavetta in strada perché, in qualche modo, si è più preparati ad affrontare problemi, errori o momenti difficili”.
Una carriera importante la sua. Con tanti spettacoli, residenze, incontri, viaggi e premi.
“In 22 anni di carriera – si confida – mi ritrovo adesso immerso nel mio sogno da anni. Ce l’ho fatta ed è difficile pensare ai momenti più importanti perché ce ne sono tanti. Come, per esempio, i miei primi gala di giocoleria che mi hanno affermato come giocoliere nazionale italiano, quello del 2012 alla Convention europea di giocoleria, dove ci si afferma a livello mondiale. E poi l’esperienza più marcante è stata partecipare al Festival Mondial du Cirque de Demain (dove Rosselli è stato premiato con il Prix de l’innovation with CieBettiCombo, ndr) a Parigi che è il festival mondiale del circo contemporaneo. Vi ho partecipato nel 2014 all’età di 38 anni ed è stato un momento in cui ho detto ce l’ho fatta!”.
Fabrizio Rosselli sta girando con lo spettacolo di clown solo “Bakéké”, dappertutto da Singapore a Madrid dove è tornato dopo 20 anni con il suo spettacolo nel circo più prestigioso della Spagna proprio dove aveva studiato frequentando la scuola al Teatro Circo Price. “E stata una prova della mia realizzazione” afferma con un sorriso.
“Per noi ogni giorno è un momento cruciale della carriera – dice ancora a PassaParola – ogni scelta, per noi che siamo artisti appartenenti a piccole compagnie, la viviamo nel precariato sempre, quindi, ogni giorno, evidenzia un momento cruciale della nostra carriera. Siamo dei funambuli, non rischiamo di morire ma in base alle scelte che facciamo possiamo cadere o rimanere in piedi”.
Approfondiamo con lui quali sono le difficoltà maggiori per chi vive di arte di strada.
“Nella mia vita di artista, singolo, creatore, libero professionista, padrone di me stesso, con il tecnico e la manager che fa la vendita e la produzione, ci abituiamo a vivere nella difficoltà soprattutto se arrivi dalla strada”.
Immergendosi nei ricordi ci racconta un aneddoto risalente ai primi anni 2000.
“Eravamo in Portogallo con l’amico artista Filippo e avevamo in tasca 0,20centesimi. Ci siamo seduti su una scala e abbiamo detto: cosa facciamo? Una signora ci ha indicato una sagra di paese che noi abbiamo raggiunto a piedi perché non avevamo i soldi per la benzina. Lì abbiamo improvvisato uno spettacolo e abbiamo guadagnato 140€! Quindi, la difficoltà in questa vita è accompagnata dalla magia, se continui a crederci. Da parte mia, nella mia esperienza la buona stella mi ha accompagnato, dicendomi ogni giorno: Hai fatto la scelta giusta anche se anche io mi confronto tutti i giorni con i miei mostri, le mie paure, tra uno spettacolo e l’altro e ci sono comunque la pressione piscologica e lo stress”.
Perchè uno spettacolo con un titolo hawaiano?
Perché all’inizio volevo inserire nello spettacolo l’ukulele che è uno strumento hawaiano che avevo già utilizzato precedentemente e che suono dal 2007; ho pensato quindi, di unire il secchio all’ukulele, che poi non ho più usato perché i secchi hanno preso molto protagonismo, ma ho lasciato la traduzione della parola secchio in hawaiano perché “Békeké” suona anche molto bene.
Perchè i secchi?
I secchi li avevo usati come oggetti di giocoleria in un altro spettacolo con un’altra compagnia. Mentre lavoravo con questi contenitori, ho immaginato di poter creare uno spettacolo clownesco e senza parole – che è sempre stato un mio sogno artistico – sul secchio che è un oggetto comune a tutte le culture; tutti conoscono i secchi, in cui mettono acqua, con cui lavano il pavimento. Il secchio è riconosciuto in ogni continente. Il fatto di vederlo usato in modo diverso da come viene usato nella vita quotidiana è già uno spettacolo.
Qual è il messaggio che vuoi lanciare ai bambini?
Il messaggio è unico per i bambini e per gli adulti: il fallimento non esiste. E questa è un attitudine mentale che ti permette di fare, di provare, di avere coraggio e osare e fare quello che vuoi nella vita. Il fallimento ti pone dei limiti, perché se vuoi fare un progetto, se hai una missione e hai paura di fallire perché pensi che questo sia negativo e malvisto, non fai più niente. Devi imparare a fare, perché la cosa più importante è il percorso che ti porta al risultato che, quindi, quest’ultimo diventa meno importante. Se il risultato è meno bello di quello che ti aspetti, ma il percorso che hai fatto è stato fatto con il cuore e l’anima, il coraggio e la buona energia e tu hai dato il meglio, il risultato non conta. Il risultato ti può mantenere sullo stesso binario o far cambiare binario. A seconda se ti piaccia o no. Se cambi strada ti porti dietro tutta l’esperienza che hai vissuto comunque in quel percorso.
C’è molta filosofia in “Békeké”, quando, per es. il personaggio entra in un secchio e salta per spostarsi in un altro secchio che però si rompe, resta scioccato pensa che non abbia funzionato ma poi trova un’altra maniera per continuare e, infine, scopre che grazie a questo incidente ha trovato un altro modo ancora più bello, una strada nuova.
Fabrizio Rosselli conclude: “Mai smettere di sognare nella vita perché sognare e desiderare fa andare avanti, immaginare, utilizzare la tua fantasia. I sogni muovono l’immaginazione e senza l’immaginazione la vita non esiste”.
Intervista raccolta da Paola Cairo