Uno sguardo sul Paese che ha sposato “un regime comunista dinastico”, dalle ristrettissime libertà personali concesse ai cittadini e un sistema mediatico che Reporter senza frontiere classifica all’ultimo posto nel mondo per libertà di stampa

Definita dai primi esploratori europei come “un mare in forte tempesta” per la successione di catene montuose che la segnano, la penisola coreana si protende nell’Oceano Pacifico verso la parte meridionale dell’arcipelago giapponese.

 In epoca recente, questa penisola di circa 220.000 km2, annessa nel 1910 all’impero giapponese, alla fine della seconda guerra mondiale era stata suddivisa in due zone, la Corea del Nord occupata dall’Unione Sovietica, e la Corea del Sud, occupata dagli Stati Uniti.

Source: University of Texas, Perry Castaneda Library Map Collection – Courtesy of the Un. of Texas Libraries, The University of Texas at Austin

Fra le due Coree corre la linea di demarcazione del 38° parallelo, parallelo che in Occidente tocca l’Europa meridionale e il Nord-Africa, la Spagna del Sud vicino a Granada e Biserta nel Nord della Tunisia. Fallito il tentativo post-bellico di riunificazione, nel 1948 la “cortina di ferro” finì per attraversare anche la penisola coreana, dividendo la Repubblica Popolare Democratica di Corea cioè la Joseon Minjujuui Inmin Gonghwaguk dalla Dahean Minguk, la Corea del Sud.

Nel 1950 truppe della Corea del Nord invasero il sud, scatenando la guerra di Corea che vide l’intervento militare russo, cinese e americano sino alla firma nel 1953 di un armistizio a Panmunjeom che ha congelato sine die la situazione sul terreno, senza che sia mai stato firmato alcun trattato di pace. Un tipo di procedura che potrebbe costituire forse anche in Europa un mezzo per consentire la cessazione delle ostilità intorno all’Ucraina.

La Corea del Nord, stato socialista ad economia dirigista di tipo sovietico e non cinese, ha conosciuto la lunga dittatura di Kim Il-sung dal 1948 al 1994, elevato con una modifica costituzionale del 1998 a “Presidente eterno” del paese. Il figlio Kim Jong -il gli è succeduto nel 1997 come segretario del PLC (Partito dei Lavoratori Coreano) e alla sua morte nel 2011 il potere è stato assunto dal figlio Kim Jong-un. In questo modo il paese ha sposato la forma singolare di “un regime comunista dinastico”, dalle ristrettissime libertà personali concesse ai cittadini e un sistema mediatico che Reporter senza frontiere classifica all’ultimo posto nel mondo per libertà di stampa.  Altrettanto singolare è la scelta da parte del regime della c.d.” diplomazia del missile”. Seguendo l’esempio del padre e del nonno, Kim Jong-un ha riaffermato una dialettica di guerra totale nei confronti della Corea del Sud, moltiplicando il lancio di missili a lunga portata destinati per fortuna ad inabissarsi nelle acque del Pacifico. Ma il bilancio è impressionante. Nel periodo 1984-2022 la Corea del Nord ha effettuato 226 lanci di missili con una portata variabile fra 150 e 1000 km., in grado cioè di arrivare non solo nella Corea del Sud, ma anche in Giappone, in Cina, in Russia. L’ultimo tiro ha riguardato il 18 febbraio 2023 anche un missile intercontinentale (ICBM), il che ha provocato la ferma condanna dell’ONU.

Anche se la Corea del Nord non risulta ufficialmente una potenza militare nucleare – come gli Stati Uniti, la Cina, la Federazione Russa, la Gran Bretagna e la Francia – dovrebbe possedere almeno fra 50 e 60 ogive nucleari. Questa politica di deterrenza è assunta dal regime coreano come strumento per evitare i rischi di un attacco nucleare eventualmente ordito contro la Corea del Nord dal “nemico incontestabile”, il presidente sud coreano Yun Suk-yeol con l’aiuto americano. Anche per il 2023 Kim Jong-un  ha fatto del programma atomico una priorità strategica, da cui la moltiplicazione dei tiri missilistici verificatisi sia nel 2022 che agli inizi del 2023. Se l’opposizione fra le due Coree si accompagna ad una militarizzazione crescente, solo il sangue freddo dei “grandi protettori”, la Cina per la Corea del Nord, gli Stati Uniti e il Giappone per la Corea del Sud, possono evitare una drammatica escalation, suscettibile di portare dopo l’Ucraina e l’Europa ad un secondo pericoloso focolaio anche nell’Asia-Pacifico. Naturalmente aspettando non Godot, ma Taiwan, che potrebbe anche essere un Godot sui generis per il mondo intero.

A parte il forte comparto militare, che con metà della popolazione della Corea del Sud (26 milioni contro 52) conta il doppio dei militari di Seul ( 1.280.000 contro 600.000) il paese ha sempre sofferto dei limiti di produttività di una economia dirigista. In un clima rigido di tipo continentale umido, la produzione agricola collettivizzata è poco efficiente, permette limitate esportazioni e una produzione principale di riso e mais, oltre all’abbondanza di legname prodotto dalle foreste settentrionali. Del resto, a metà degli anni ’90 il paese ha conosciuto una gravissima carestia che ha prodotto centinaia di migliaia di vittime, difficilmente raggiungibili dagli aiuti internazionali anche a causa del rigidissimo inquadramento dell’aiuto imposto dalle autorità statali. Da allora la situazione sembra complessivamente migliorata, anche se il PAM (Programma Alimentare Mondiale), agenzia dell’ONU specializzata nell’alimentazione con sede a Roma, ha constatato in Corea del Nord una continua mancanza di diversità nella dieta e una generale carenza di grassi e proteine. Sulla situazione interna del paese non vengono forniti dati ufficiali, per cui il paese non risulta censito dal PNUD. Si puo’ ritenere che l’aspettativa media di vita sia con dati ricostruiti per il 2020 di 68,8 anni per gli uomini e 75,9 per le donne. A livello della congiuntura economica il crollo delle importazioni dalla Cina, a causa dell’isolamento inizialmente imposto per la pandemia, sommandosi con le sanzioni occidentali ha negativamente inciso sulla situazione interna del paese. Anche il programma di rilancio immaginato per il paese nel 2013 con un piano di sviluppo parallelo (byungjin) del comparto agricolo e industriale con la creazione sull’esempio cinese di ZES (Zone Economiche Speciali) aperte agli investimenti esteri è rimasto in gran parte inattuato. Se la produzione agricola del paese è lontana dalla autosufficienza alimentare, la presenza importante di giacimenti di carbone, lignite, minerali di ferro, piombo, rame e zinco oltre a vaste riserve di magnesite ha permesso una certa esportazione di minerali e lo sviluppo di una industria di base soprattutto siderurgica, chimica e metallurgica.

La chiusura politica verso l’estero e l’embargo dei paesi occidentali consente una limitata entrata di divise da interscambio commerciale, mentre le attività turistiche rigidamente inquadrate da una organizzazione di stato, la Ryohaengsa, sono soprattutto alimentate da flussi cinesi e giapponesi, ma anche sudcoreani, diretti in particolare verso le zone  forestali di Geumgang e Gaeseong. Se i rapporti della Corea del Nord rimangono tesi con i paesi occidentali il paese intrattiene ottimi rapporti soprattutto con la Cina, suo principale partner economico, ma anche con una serie di paesi del mondo che in altra epoca figurerebbero fra i paesi non allineati, fra cui molti paesi africani, o fra quelli invece considerati apertamente ostili all’Occidente, come Russia e Iran.

Noti nel mondo del calcio per aver eliminato l’Italia nei mondiali del 1966 con una dolorosa – per la squadra italiana di capitan Bulgarelli- rete di Pak Doo-ik, i coreani sono anche famosi per la ginnastica ritmica. Durante il Festival di Arirang, a Pyeongyang, in quello che è stato considerato il più grande evento coreografico del mondo, 100.000 atleti rappresentano artisticamente la storia del paese, in quello che viene definito il più grande stadio del mondo, il Rungrado May Day Stadium. Per un giorno salgono verso il cielo solo i nastri multicolori delle atlete acrobatiche.  E questo è ampiamente rassicurante.

Carlo degli Abbati (Foto cover: torciapolitica.org)

Encadré  La Corea del Nord da circa vent’anni (1998) non fornisce più al PNUD il suo quadro socio-econmico per cui siamo costretti a rivolgerci a fonti diverse come la CIA World Factbook , fonti sudcoreane o anche italiane senza poter garantire della totale affidabilità dei dati per ricostruire un quadro verosimile del paese. Se la popolazione della Corea del Nord dovrebbe essere di 25.484.100 secondo una stima riferita al 2021, cioè circa la metà della popolazione della Corea del Sud, stimata a 51,8 milioni di ab., il paese con una superficie di 122.762 km2 avrebbe una densità di 208 ab./km2.contro i 517 della Corea del Sud, estesa su di una minore superficie di 100.219 km2. La concentrazione urbana della popolazione già importante nella Corea del Nord, con il 62,6% (2021), nella Corea del Sud raggiunge addirittura l’81,4%, quasi lo stesso coefficiente della Libia in Africa.

Più complessa risulta la definizione precisa dei dati economici, un po’ per la scarsa trasparenza espressa dalle autorità nord-coreane, un po’ per l’opposta propaganda di rappresentazione di due realtà appartenenti a due insiemi in competizione globale. Secondo i dati ufficiali PNUD del 1998 il PIL pro-capite della Corea del Nord risultava di 4.058 USD e il paese si collocava allora al 75° posto con un HDI di 0,766. Secondo la CIA per il 2015 il PIL pro-capite (in PPP 2007) era sceso a 1.700 USD, con un rapporto con il PIL pro-capite della Corea del Nord di 1:22. Dati piu’ aggiornati di fonte italiana (Calendario Atlante De Agostini) danno nel 2021 un Pil pro-capite in effettivo di 619 USD annui nel 2020, mentre il PIL del paese ascenderebbe a 15,847 miliardi USD. Quanto alla popolazione attiva si dividerebbe fra il 22,4% del settore primario, il 43,8% del secondario- industriale e estrattivo- e il 35,3% del terziario. Secondo i dati invece piu’ affidabili disponibili per la Corea del Sud, il PIL sudcoreano sarebbe di 1798,544 miliardi USD mentre il PIL pro-capite sarebbe in effettivo di 34.801 USD (2021) . Cioè il rapporto fra le due Coree sarebbe salito da 1:22 del 2015 a 1: 56 nel PIL pro-capite e la differenza di valore fra i beni e servizi prodotti dalle due Coree darebbe alla Corea del Sud un vantaggio del 113% sulla Corea del Nord. Si ha qualche difficoltà a crederlo, se non altro per il valore aggiunto della produzione missilistica nordcoreana. Piu’ raggiungibili ed affidabili sono i dati di natura sociale. La speranza di vita alla nascita risulta di 72,35 anni, 68,8 per gli uomini, 75,9 per le donne. La fecondità è di 1,9 e la mortalità infantile di 11,6 per mille nel 2020. Il numero di medici per 1000 ab., operanti nel quadro del sistema sanitario universale coreano erano di 3,7 nel 2017. Abbastanza significativa è la distanza delle due Coree nell’uso della telefonia.

Nel 2020 la Corea del Nord avrebbe avuto 45,8 telefoni e 232,7 cellulari ogni 1000 ab. la Corea del Sud 465,4 telefoni e 1375,4 cellulari ogni 1000 ab. Dati non aggiornati (2005) per la Corea del Nord calcolerebbero un bilancio statale di 391.319 milioni di won di spesa. Ma se si applicasse il cambio attuale EURO /Won nord coreano (1 EURO=959,14 Won nord coreani) -si arriverebbe ad una cifra assurda inferiore al mezzo miliardo di EURO. La spesa statale per la sanità risultava nel 2007 pari al 3% del PIL mentre la disponibilità di calorie per ab. è stata nel periodo 2019-21 relativamente bassa, 2.084 calorie, secondo i dati OMS, come il consumo di energia, 445 kWh (2019). A titolo di paragone la Francia nello stesso periodo ha disposto di 3515 calorie/ab.e ha consumato per ab. 7043 kWh. Infine gli aiuti esteri ricevuti dalla Corea del Nord non superano l’0,8 del PIL, 124 milioni USD nel 2020.

Bibliografia consigliata

  • A.Fiori, Il nido del falco. Mondo e potere in Corea del Nord, Mondadori, Milano, 2016
  • A.Bondaz-B. Decoin, Corée du Nord. Plongée au cœur d’un Etat totalitaire, Chène, Parigi, 2016
  • P. Dayez-Burgeon, Histoire de la Corée des origines à nos jours, Talandier, Parigi, 2012

*Carlo degli Abbati insegna Diritto dell’Unione Europea al Dip. di Lingue e Culture Moderne dell’Università degli Studi di Genova. Già docente di Economia dello Sviluppo presso lo stesso Ateneo e di Storia dei Paesi musulmani al Dip. di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento è stato funzionario responsabile del controllo della cooperazione europea allo sviluppo presso la Corte dei Conti Europea a Lussemburgo.

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