Tutto pronto per l’edizione numero dieci del Galas des Etoiles che alzerà il sipario del Grand Théatre di Lussemburgo sabato 8 e domenica 9 luglio. Il famoso evento sotto la direzione di Georges Richette e Natascha Ipatova è uno dei pochi momenti di balletto classico che vive il Lussemburgo, da poco arricchita dalla giovane e strepitosa compagnia del Luxembourg Ballet. Tra le celebrità internazionali anche due italiani
Nonostante ci sia moltissimo spazio per la danza contemporanea, infatti, non vi è lo stesso sguardo attento per il balletto classico e neoclassico che vive grazie all’impegno e alla dedizione di direttori come Georges Richette il quale, periodicamente, porta in scena le più grandi étoiles internazionali.
Quest’anno ospite d’eccezione le eleganti linee e la maestria di Lucia Lacarra, Prima ballerina del World Ballet Star e del Dortmund Ballett insieme a Matthew Golding. E ancora Evelina Godunova e Murilo de Oliveria dello Staatsberlin Berlin, Miki Mizutani del Birmingham Royal Ballet, Olga Esina del Wiener Staatsballett, Alexey Popov, Ketevan Papava, Eno Peci, Giorgio Fourés e Iryna Tsymbal del Wiener Staatsballett, Marcia Jacqueline prima ballerina del Theatro Municipal do Rio de Janeiro, Junnosuke Nakamura, giovane talento del Wiener Staatsballett. I solisti del Luxembourg Ballet, la coppia che recentemente si è esibita in Don Juan e Carmen, Kateryna Floria e Artem Shoshyn.
Colpirà l’attenzione del folto pubblico italiano soprattutto la presenza di due meravigliosi ballerini italiani Francesco Daniele Costa, solista del Wiener Staatsballett e Alessandro Staiano, étoile del Teatro San Carlo di Napoli. A loro la nostra intervista doppia alla scoperta di come nasce un ballerino.
Da dove nasce la vostra passione per la danza?
Alessandro: sono praticamente nato in teatro. Mio nonno era custode del San Carlo (viveva all’interno del Massimo napoletano) e mio padre solista del corpo di ballo, quindi fin dai primi anni di vita ho respirato l’aria delle sale di danza e del palcoscenico. Ho iniziato il mio percorso di studi, prima con mio padre all’età di nove anni, per poi entrare nella scuola del San Carlo cinque anni dopo.
Francesco: È iniziato tutto quando avevo nove anni quando cercavo un’attività fisica , poi mia sorella mi propose di provare una lezione di danza nella scuola dove lei era finita per caso a lavorare. Iniziai con l’hiphop e la break dance affascinato dalle acrobazie …inizia poi nel frattempo a fare qualche lezione di danza classica per vincere in seguito una borsa di studio al Teatro dell’Opera di Roma.
Quali sono state le paure e le sfide più importanti che hai superato per arrivare fino a questo importante livello?
Alessandro: Sicuramente nel 2016 quando Roberto Bolle mi contattò per danzare con lui il pas de deux da Proust di Roland Petit nel suo gala Bolle and Friends a Spoleto e Genova. Ciò mi ha permesso di vedere con più chiarezza il mio livello e le mie potenzialità. Nel Maggio 2022, ho conseguito un altro traguardo importante, che attendevo da tempo, sono stato nominato étoile del teatro San Carlo di Napoli, un ruolo che comporta varie responsabilità.
Francesco: La sfida più grande è quando riesco ad entrare completamente nel personaggio che interpreto, quando entro con tutto me stesso nella storia o nei movimenti. In quei momenti non ci sono preoccupazioni, non si pensa più ai passi ed il pubblico ricompare solo agli applausi finali. Non capita spesso, ma quando succede è una catarsi!
Quali sono i tuoi miti nella danza?
Alessandro: Tutti i più grandi del passato da Nureyev a Baryshnikov, Anthony Dowell ecc. quando l’arte della danza era più che virtuosismo e dimostrazione atletica. Oggi si bada solamente a stupire con tante pirouette e salti da ginnasta: la danza non va alle Olimpiadi, il suo posto è il teatro ed i danzatori dovrebbero essere artisti o almeno provarci.
Francesco: Sono cresciuto con i video di Carlos Acosta e di Baryshnikov artista assoluto!
Quale consiglio daresti ad un giovane ragazzo che vuole diventare ballerino?
Alessandro: La danza è un’arte complicata, il danzatore deve essere allo stesso tempo un atleta ed un interprete, dovrebbe conoscere il suo corpo talmente bene da riuscire ad esprimersi con esso. Ad i giovani consiglio ovviamente di impegnarsi e lavorare sodo senza demoralizzarsi per le delusioni che arriveranno, ma soprattutto di essere curiosi a 360 gradi, leggere, informarsi coltivare svariati interessi, parlare anche con persone che non fanno parte del nostro ambiente, conoscere altre realtà e altri modi di vedere il mondo. Questo contribuirà a formarsi come interprete e come artista.
Francesco: Ovviamente provare ad entrare il prima possibile in un’accademia che possa dare un preparazione adeguata, possibilmente prima dei 13-14 anni. Dopo di che bisogna lavorare duro ma prendendosi cura del proprio corpo affidandosi ai migliori specialisti. Ma è importantissimo ascoltare il proprio corpo e maturare il prima possibile un auto consapevolezza di sé e di ciò che la tua mente e il tuo fisico ha bisogno.
Roberta Bignardi