È stata la casa editrice Black Coffee, specializzata in letteratura nordamericana contemporanea, a comprendere l’importanza di tradurre Horizon, autentico libro-testamento del grande scrittore statunitense deceduto nel 2020. Ne parliamo con David S. Sapienza, figura emblematica del nature writing in Italia

Lungo le oltre 500 pagine del libro, portandoci attraverso vari spazi geografici e temporali, Barry Lopez prova, nelle sue parole, a «ricucire lo squarcio tra il sapere e il sentire». Horizon è il tentativo, ambizioso senz’altro, di immaginare una conversazione tra immaginazione (lo scrittore) e intelletto (lo studioso e naturalista) capace di produrre una visione che ci porti a vedere oltre l’orizzonte, quell’orizzonte metafora della vita composto spesso di un cielo tempestoso, come accade a Cape Foulweather in Oregon, dove si era stabilito da mezzo secolo lungo il Mackenzie River.

Barry Lopez (Barry Lopez Foundation)

Passando un’estate con gli archeologi nell’Alto Artico, ripercorrendo le vicende del capitano James Cook, rievocando viaggi alle Galapagos, nell’Africa centrale, in Australia e fra i ghiacci dell’Antartide, Barry Lopez riesce sempre a portare lo sguardo dalle cose piccole alle visioni più ampie, guidato da un’etica e una sensibilità che ha sviluppato nel corso della sua vita. Se, come sostiene lui stesso, «tutta la grande arte tende a portarci fuori da noi stessi», quella di Horizon è senz’ombra di dubbio una scommessa vinta. Ne abbiamo parlato con Davide S. Sapienza, figura emblematica del nature writing in Italia, che ha curato la traduzione di Horizon.

Barry Lopez ci ha lasciato il 25 dicembre 2020. Due anni dopo, in un contesto di cambiamento climatico e crisi della biodiversità, perché secondo te abbiamo ancora bisogno più che mai di una figura come Barry Lopez?

Se consideriamo che il lavoro di Barry è durato per quasi mezzo secolo, bisogna allora adottare un’altra unità di misura: persone come lui si sono occupate, nel suo modo unico e irripetibile, da sempre degli effetti dei cambiamenti climatici, che dovremmo correttamente dire dell’accelerazione dei cambiamenti: i cambiamenti climatici sono una costante della storia del Pianeta, noi li abbiamo fatti accelerare, provocando in 250 anni quello che normalmente accade in un milione di anni. Per lui il rapporto tra culture e territorio è ciò che ha sempre costituito una delle basi del viaggiare e del provare a osservare e capire. E senza partire mai con idee precostituite, come purtroppo spesso fanno troppi “viaggiatori professionisti” che finiscono poi per scrivere libri e reportage di una grande banalità ripetitiva, ha donato al mondo libri di incalcolabile valore, come Sogni Artici e Horizon, Lupi e Uomini e decine di saggi narrativi di straordinaria forza e unicità. Da scrittore, ha offerto una riflessione importante che non può lasciare indifferenti sul rapporto tra Terra (e tutto quello che ne consegue) e come narrare. Dunque, nella sua grandezza anche umana, Barry ha saputo stimolarci e a noi scrittori sparsi nel mondo (ci ringrazia a vario titolo alla fine di Horizon, senza dimenticare nessuno) ha sempre chiesto di tirare fuori la nostra voce ed evitare di pubblicare reportage, riflessioni e libri inutili. Di essere utili. Di chiederci sempre questo. Gli uomini passano, le idee si evolvono: lui stesso ha saputo concentrare molta della cultura che ha assorbito in un pensiero nuovo, un paradigma poco definibile e trasversale che verrà apprezzato per secoli.

C’è qualche autore in Italia che si iscrive nell’eredità di un Barry Lopez?

Non ho in mente autori che abbiano in qualche modo colto la profondità del lavoro di Barry. Personalmente ci ho provato e ci provo, questo anche aiutato dal rapporto che abbiamo avuto per venticinque anni da colleghi e anche da traduttore (io) ad autore. E infatti mi sono ritrovato a sentire assonanze con qualcuno, oppure a vedere in altri riflessi del suo grande lavoro; penso all’antropologo Matteo Meschiari, all’antropologo David Bellatalla. Tiziano Fratus a modo suo, trovando nel mondo arboreo e nella dendrosofia il centro di gravità, ci propone da anni una visione spirituale e anche scientifica del mondo. Questo non significa che non ci siano in Italia valide autrici e autori interessanti quando si parla di relazione tra Terra e culture in grado di interrogarci sul destino umano. Quello che nessuno di noi può avere è ovviamente la vastità della sua cultura e della sua esperienza sul terreno. Una ampiezza tale che riesce a interrogarci sul destino del mondo anche quando non lo fa direttamente, perché è sempre parte di ciò che scrive. Ma è bello anche avere Barry come orizzonte, sapendo di non poterlo mai raggiungere, per dare sempre il meglio e soprattutto, evitare di adagiarci. E’ per questo che Horizon è un libro spartiacque, da prima e da dopo.

David S. Sapienza

Torniamo al titolo del libro, Horizon. Che cosa c’è, dietro quest’orizzonte?

Dietro l’orizzonte credo ci sia, appunto, l’orizzonte: si sposta con il nostro cammino su un pianeta del quale non comprendiamo ancora, o non più, l’importanza. E tantomeno il privilegio di far parte della Comunità della Terra, dalla quale meriteremmo di essere espulsi a tempo indeterminato. Eppure abbiamo un ruolo importante, possiamo fare molto e dobbiamo impegnarci per lavorare a una consapevolezza diversa e all’abbandono della smodata bramosia di possesso, ritrovare il senso del limite, comprendere che avere scienza e tecnologia è una responsabilità, non un lasciapassare per inventarci le cose più strane pur di non fare una rivoluzione ecologica, che è prima di tutto una rivoluzione culturale e spirituale. Leggere Horizon significa entrare in questo respiro profondo dove convivono luce e oscurità e trovare un sentiero verso noi stessi. Vivere nella geografia profonda dentro la quale siamo comunque nati. Per citare i Barry: “Presta attenzione al mistero; riscopri la tua biologia dentro la natura. Riconosci che una politica senza biologia, o una politica senza biologia sul campo, o una piattaforma politica nella quale i requisiti biologici umani non sono che un punto del programma, è una visione dei cancelli dell’inferno”. Direi che questo è l’orizzonte dopo l’orizzonte. A noi la scelta. Forse l’ultima: il tempo sta per scadere.

Robert Weis

Per saperne di più:

Barry Lopez Foundation for Art & Environment

Davide S. Sapienza – qui&ora (davidesapienza.net)

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