E noi come stronzi rimanemmo a guardare di Pif e Una femmina di Francesco Costabile, per fotografare l’Italia di oggi

E noi come stronzi rimanemmo a guardare (di Pif, al secolo Pierfranceco Diliberto, protagonista con Fabio De Luigi) ti strapazza di risate, sane e intelligenti, e ti costringe ad aprire gli occhi su quell’universo digitale del quale siamo sempre più vittime inconsapevoli. In mezzo c’è di tutto: la tragedia di chi perde un lavoro a 50 anni, l’incapacità di tessere relazioni umane, l’egoismo dilagante.

Ma anche l’amore, il coraggio di rompere gli schemi e ribaltare il tavolo. Il tutto fatto con buon equilibrio e delicata ironia. Pif, come sempre nelle sue pellicole sagaci e ruvide, dipinge a tinte agrodolci i mali del terzo Millennio, e in questo film punta l’obiettivo in modo particolare sulla drammatica condizione dei ‘’fattorini-schiavi”. Due chicche nel film: un cameo di Maurizio Nichetti e una scena che strizza l’occhio al film di De Sica Ladri di biciclette.

Si cambia completamente registro nel film Una femmina di Francesco Costabile, per cui si può scomodare la parola ‘’bellissimo’’. La condizione delle donne in una famiglia della ‘ndrangeta in Calabria è il tema di questa pellicola tratta dal libro di Lirio Abbate “Fimmini ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla n’drangheta” (Rizzoli, 2013).

Un film dove tutto è perfetto: dalle riprese al montaggio, dalla fotografia ai dialoghi…e perfino ai silenzi! Splendida l’interpretazione dell’esordiente Lina Siciliano nel ruolo della protagonista Rosa, tanto quanto quella della nota Anna Maria De Luca (Berta nel film), il lungometraggio racconta la storia di una giovane donna che cresce ”prigioniera’’ in una famiglia mafiosa dell’entroterra calabrese, dove chi non nasce maschio non conta nulla e dove il silenzio è moneta di scambio per la sopravvivenza. Rosa farà la differenza… Ispirato a vicende realmente accadute, il film non perde mai di ritmo e cattura lo spettatore in una sequenza di scene ad alta tensione.   

Maria Grazia Galati

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