Coinvolgente, commovente, ben scritto e ben recitato. Capace di catturare lo spettatore, che viaggia nel tempo a quel 1992 e a pochi anni prima, quando all’Asinara due giudici ostinati e coraggiosi decisero di sconfiggere una volta per tutte la mafia preparando il maxiprocesso di Palermo

Nella Grande salle d’audience du Palais presso la Corte di Giustizia, allestita per l’occasione in teatro, è andato in scena lo spettacolo L’Ultima estate – Falcone e Borsellino trent’anni dopo di Claudio Fava. L’evento, organizzato dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, l’Ambasciata Italiana e la Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’Unione europea, è stato presentato in un’unica replica giovedì 9 giugno per festeggiare i 70 anni della Corte di Giustizia e i tre decenni che ci separano dalle due stragi di mafia costate la vita ai due giudici siciliani. Prima della pièce hanno preso la parola Koen Lenaerts, presidente della Curia (che ha tenuto a sottolineare come sia stata la prima volta in assoluto di uno spettacolo teatrale allestito in questa insolita location) e la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha spiegato come noi tutti cittadini comuni dobbiamo onorare la memoria delle vittime di Capaci e via d’Amelio proprio continuando a combattere quella cultura mafiosa che a loro è costata la vita.

Nella foto, da sinistra: Giovanni Santangelo e Simone Luglio, protagonisti della pièce su Falcone e Borsellino

Bravissimi e sorprendentemente somiglianti ai due ”eroi” siciliani gli attori Simone Luglio e Giovanni Santangelo, nei rispettivi panni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. 

La regia dello spettacolo, prodotto da Teatro Metastasio di Prato, e ora in tournée internazionale, è di Chiara Callegari. Fra gli ospiti della serata anche l’artista italiano Giovanni Pulze, autore di European Angels, un omaggio alle capitali europee dove la gente non ha volto e fra cui spicca un elemento comune, una sorta di “angelo metropolitano”: un invito forse a cercare una spiritualità troppo sbiadita dentro a un tessuto sociale che sempre più ci catapulta in un anonimo individualismo. La mostra, allestita all’interno della Corte di Giustizia, durerà fino al primo settembre. Peccato, invece, per la rappresentazione teatrale, che non era aperta al pubblico e per la quale non è stato possibile prevedere repliche. Speriamo che i rappresentanti delle istituzioni italiane locali, davvero conquistati dallo spettacolo, pensino a riportarlo qui a breve e per tutti. Se ne è parlato durante il cocktail che è seguito a sipario chiuso. E i presupposti affinché ciò avvenga non sono mancati!

Maria Grazia Galati

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