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Cos’è la felicità? E’ la domanda che si è posto, fin da giovane, il grande fotografo Jacques Henri Lartigue, in mostra a Milano al Museo Diocesano, fino al 10 ottobre.
Nato in una benestante famiglia parigina, fin da piccolo si rivela curioso della vita. Il suo primo approccio con la bellezza del mondo, come egli stesso racconta, è avvenuto da bambino, mettendosi a fissare un oggetto, un paesaggio, aprendo e chiudendo gli occhi rapidamente – come fossero un obiettivo – e girando velocemente su se stesso. In questo modo pensava che l’immagine rimanesse impressa per sempre in lui. Vedendo che ciò non accadeva, cominciò a disegnare e dipingere. Poi gli fu regalata una fotocamera molto semplice e da lì iniziò il suo viaggio nel bello. Il suo scopo era di essere felice e di donare felicità agli altri, immortalandola nella bellezza di ciò che lo circondava. Ha avuto la fortuna di attraversare buona parte del secolo scorso, fotografando fino alla fine della sua vita ( è morto nel 1986).
A mio modesto parere, Lartigue si potrebbe definire come il fotografo della leggerezza e dell’istante: “carpe diem ” sarebbe potuto essere il suo motto.
Questo diventa il filo conduttore del suo modo di fotografare, di vivere, di raccontare il suo secolo tra moda, sport, ritratti di personaggi famosi o dei propri familiari.
La leggerezza impalpabile diventa un tutt’uno con l’istante in una serie di immagini spettacolari: dalla foto che ritrae il fratello Zissou travestito da fantasma che, evanescente, va incontro ad un altro bimbo oppure, dalla donna che, saltando sugli scalini, sembra lievitare nell’aria;  o ancora il fratello, fermato dall’obiettivo mentre salta su un muretto: attimi di felicità immortalati dall’obiettivo.
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La sua carriera, iniziata nella Belle Epoque, comincia ad essere conosciuta a livello mondiale grazie ad una mostra al MoMa di New York nel 1963 quando Lartigue ha già 69 anni. Dopo aver visto la mostra, il celebre fotografo Avedon, ne rimane colpito e invita Lartigue a pubblicare il volume “Diary of a Century” dove racconta la storia della sua vita per immagini e scritti. Emerge, così, il fotografo dell’ “attimo”, ma anche quello di moda e costume. Lartigue è un fotografo colto e raffinato che racconta la storia della Moda, dai ruggenti Anni ’20 agli edonistici Anni ’80, pubblicando su Vogue e Harper’s Bazaar, passando attraverso un secolo di storia con leggerezza e classe.
Moda che si manifesta attraverso le modelle, le mogli (ne ha avute tre), o le donne dell’alta società che frequenta: dal ritratto della donna con veletta, che nasconde uno sguardo malizioso, alle donne che passeggiano con abiti lunghi e deliziosi cappellini, tipici degli Anni ’20 o, sempre di quell’epoca, la donna vestita di bianco con un enorme cappello e uno sguardo ammaliatore – atteggiamento che ricorda la nota attrice- o  l’altra donna, che indossa pantaloni e casacca bianchi, ritratta di profilo e incorniciata da una finestra: quadro nella fotografia; oppure, la donna di profilo con un improbabile ed altrettanto etereo cappello di piume e fiori che le configura un profilo aerodinamico o, infine, altra foto splendida è quella in cui viene ritratta una parrucca del celebre parrucchiere parigino Antoine, famoso negli Anni ’30: la composizione intorno alla parrucca ricorda le xilografie giapponesi.
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Interessanti sono anche le foto delle manifestazioni sportive, soprattutto degli Anni ’20 e ’30: dalle competizioni su un bob a quattro su terra, non sulla neve, dove la foto ritrae due personaggi su una macchina che , con le ruote, travolge la terra creando un effetto di schiuma del mare, al giocatore di tennis che si eleva dal terreno in forma plastica, alle foto del Grand Prix de France.
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Altre due foto, poi, appartengono al suo mondo fantasioso e surreale: la foto scanzonata della moglie Bibi in viaggio di nozze, ritratta sul water e quella di suo fratello Zissou nel vento dell’elica dove – uomo con la bombetta – ricorda Magritte o Charlie Chaplin.
Da ultimo ci sono i ritratti: Picasso, fotografato di tre quarti, a torso nudo con sigaretta e cappello, con il suo tipico sguardo “malandrino” e alcuni fotografi, come Gian Paolo Barbieri fotografato in un momento gioioso, mentre si tuffa in piscina o Helmut Newton mentre sta assaporando una prelibatezza.
Qui si conclude il viaggio nella bellezza di Lartigue che, pur avendo fotografato la Belle Epoque prima e il jet set dopo, è rimasto semplice, facendo dell’amore e della felicità il suo obiettivo primario.
Anna Violante
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