“Sono iper-emozionata, preoccupata. Stanotte non ho chiuso un occhio. Mi hanno detto “ma come?, le bombe”… l’emozione di Sanremo è quasi peggio delle bombe”. Giovanna Botteri esordisce così all’incontro con i giornalisti in Sala Stampa per raccontare il “suo” Festival da co-conduttrice.
Abbiamo imparato a conoscerla dalle sue corrispondenze in terra straniera. L’abbiamo apprezzata per la sua capacità di sintesi, la sua onestà intellettuale e il suo coraggio. L’abbiamo ascoltata, forse con troppa superficialità, quando dalla Cina ci parlava di una cosa che ci sembrava lontanissima, proprio mentre noi raccontavamo il Festival dell’assembramento totale.
E’ un messaggio di speranza quello che l’inviata Rai, già emozionata, vuole mandare agli italiani.
“Il mantra di questo Sanremo così strano, quest’anno, non è dimenticare, ma accarezzare le ferite. Mi chiedete se io stasera dovrei ricordare quelle ferite, ricordare quello che è successo e che sta succedendo. Ma questo significa, in qualche modo, ricordare anche come si può vivere, come si deve vivere con questa ferita.”
“Io sono stata un’inviata di guerra, una corrispondente sempre vissuta all’estero e il compito è ricordare “come si può continuare ad amare e vivere assieme a distanza”, sottolinea riferendosi alla nostra solitudine dovuta alla pandemia. Lo so che voi soffrite per non avere il pubblico in sala- continua rivolgendosi ad Amadeus. Io invece sono abituata, sto spessissimo da sola, in posti dove c’è solo la telecamera, e mi sono in qualche modo abituata a sentire quello che c’è oltre la lucetta rossa. C’è un’Italia che ci sta guardando, che lotta, che si batte, col cuore che pulsa insieme al nostro, con la voglia di farcela e di uscirne. Io penso di essere per questo qua stasera”.
Ricorda i suoi Sanremo di ragazza, Nada, Nicola di Bari, Celentano, quando – come dice lei – il Festival parlava a tutto il Paese, era un grandissimo momento di aggregazione, perché ciascuno si riconosceva in quello che il Sanremo raccontava. Poi cita Patty Pravo e recita qualche verso di E dimmi che non vuoi morire…
Giovanna Botteri è stata la prima giornalista ad affrontare il Covid-19, ha lavorato con coraggio “dentro” una situazione che nel mondo occidentale non era nemmeno immaginabile. Molti, allora, si sono soffermati sulle sue bluse tutte uguali invece di “leggere” i contenuti che forniva e che potevano essere un buon viatico per fare meglio di qua, nella lontanissima Europa.
“La Botteri va a Sanremo? Ho letto: si strafarà di botox, metterà tacchi alti e indosserà un vestito scosciato – ironizza Giovanna sulle reazioni social alla notizia della sua partecipazione al Festival. Non succederà niente di tutto questo: mi hanno chiamato per quello che sono. Dobbiamo imparare ad apprezzare anche l’imperfezione, nostra e degli altri, che poi vuol dire imparare ad essere tolleranti”.
Giovanna, che ripartirà per la Cina i primi giorni di aprile, riesce a trovare anche le parole per dare sostegno alle tante donne che proprio per la pandemia si sono trovate a perdere il lavoro o che hanno dovuto condividere per troppo tempo gli spazi casalinghi vicino a uomini violenti. “La violenza sulle donne è una terribile piaga sociale. C’è da fare un grosso lavoro per cambiare la nostra società con le donne ma, anche e soprattutto, con l’aiuto degli uomini. Ma si può fare qualcosa anche con un piccolo gesto. Le scarpe rosse portate sul palco da Loredana Bertè sono state un grande simbolo per far risuonare questa battaglia”.
Giovanna Botteri, inviata in terra straniera, co-conduttrice del Festival di Sanremo: chapeau!
Gilda Luzzi