Tante sono le opere che la Chiesa Cattolica realizza grazie al contributo dell’imposta sui redditi. Come ci spiega in questa intervista Padre Gabriele Beltrami, responsabile dell’Ufficio Comunicazione Scalabriniani – Area Europa e Africa e direttore della rivista Scalabriniani
Ci racconta cosa è e cosa fa Casa Scalabrini 634?
Il programma Casa Scalabrini 634 nasce a Roma 5 anni fa in risposta all’invito di Papa Francesco di mettere anche le strutture delle congregazioni religiose a servizio dell’accoglienza delle migliaia di migranti e rifugiati che in quegli anni arrivavano numerosi in Europa. L’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS), ente da cui dipende anche questa casa, si è incaricata di elaborare il progetto con la direzione regionale di noi missionari e ha scelto di occuparsi nello specifico di una fase del processo di accoglienza e integrazione che non era molto sviluppato in Italia: un tempo di semi-autonomia in vista dell’inserimento sociale e lavorativo nel Paese di accoglienza.
Può sembrare strano, ma la maggior parte delle strutture si dedicavano in quegli anni più che altro alla prima fase dell’arrivo e del disbrigo delle lunghe pratiche di riconoscimento del permesso di soggiorno o della protezione internazionale. Una volta ottenuto tale permesso i giovani, però, restavano in un limbo, spesso senza lavoro e senza quel tessuto di relazioni che consente di divenire con-cittadini a tutti gli effetti di una nuova patria. Casa Scalabrini 634 fin dall’inizio ha accolto famiglie e giovani rifugiati, promuovendo attività e percorsi di formazione rivolti a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e alla comunità locale. Questo “triplice tratto” è unico nel suo genere e ha permesso al team di operatori di tessere numerose relazioni trasformatesi in molti casi in disponibilità al volontariato e alla collaborazione professionale. L’equipe specializzata collabora infatti in sinergia e continuità con strutture, associazioni e altre realtà che lavorano negli stessi ambiti di intervento, contribuendo alla creazione di una rete che parte dal basso.
Quattro i pilastri: accogliere in semi-autonomia famiglie e giovani rifugiati per favorire la loro integrazione all’interno della comunità locale; proteggere, promuovendo incontri, testimonianze e dibattiti per sensibilizzare la comunità locale sul fenomeno migratorio; promuovere, portando avanti attività e percorsi di formazione per l’avviamento al lavoro attraverso corsi, laboratori e incontri dedicati; integrare, realizzando attività di restituzione al-la comunità e incentivando la promozione della cultura, il senso civico e la salute.
Come è cambiata la vostra attività durante la pandemia?
Questi mesi segnati dal Covid-19 hanno rappresentato una sfida anche per noi. Dall’accoglienza interna ridotta della metà, per garantire un ospite per camera, alle attività in presenza interrotte o trasformate in incontri virtuali sulle varie piattaforme che tutti abbiamo usato e stiamo ancora usando. Quanto più possibile è “migrato” sul digitale mentre le numerose attività di sensibilizzazione, soprattutto nelle e con le scuole, hanno purtroppo sofferto più del resto lo stop forzato. In ogni caso non ci si è fatti prendere dallo sconforto e con la fantasia si sono tenuti i contatti con il grande numero dei volontari e amici della casa e si è continuato a lavorare sulla progettualità con il network consolidato di operatori e enti del settore, ecclesiale e non.
Avete messo in campo qualche nuovo progetto mirato per combattere la crisi sanitaria?
La risposta principale è stata quella di mettere in piedi, come ASCS, una campagna dal nome , che ha concretizzato la volontà di essere vicini ai più colpiti dalla crisi causata dal Covid-19, in Europa e in Africa. Nel drammatico momento sanitario che stiamo ancora vivendo a causa del Coronavirus, come Missionari Scalabriniani di Europa Africa, continuiamo a sostenere il nostro “prossimo” che non ha smesso di soffrire la marginalizzazione e lo spaesamento provocato dalla crisi.
Con il sostegno di numerosi donatori abbiamo fatto fronte all’emergenza: dalla fondamentale sussistenza alimentare, al sostegno psicologico, ad un maggiore sostegno per l’autonomia personale e professionale. Con il prezioso supporto di tanti abbiamo raggiunto e superato l’iniziale obiettivo di 100 000 euro.
Ci racconta di qualche progetto specifico già realizzato grazie ai contributi dell’8×1000?L’inizio stesso della Casa si deve anche all’aiuto fondamentale della Chiesa Cattolica in Italia: tra le iniziative messe in atto grazie ad essa si contano un ambulatorio solidale gratuito e una farmacia messi in piedi con l’Istituto di Medicina Solidale; i corsi gratuiti di lingua aperti a tutti per rafforzare le competenze favorendo l’inserimento e l’integrazione in ambito comunitario, scolastico e lavorativo; il corso di informatica che permette di acquisire le conoscenze di base nell’utilizzo del computer e di internet o ancora il corso di scuola guida che fornisce la preparazione per l’esame di teoria per la patente.
Una perla è “Taglia e Cuci in tutte le Lingue del Mondo”, un laboratorio di sartoria promosso in collaborazione con l’Associazione Migranti e Banche con l’obiettivo di promuovere l’integrazione e l’interazione tra rifugiati, migranti e la comunità locale utilizzando come strumento concreto l’arte del cucito e del ricamo. Ancora Casa Scalabrini 634 ospita la Web-Radio On The Move che nasce ispirata dall’esperienza analoga del Sud America dove, con una piccola radio nata in frontiera tra Bolivia e Argentina, alcune giovani ragazze vittime di tratta riuscivano a raccontare le loro storie e i loro drammi grazie al senso di protezione e serenità che solo questo strumento riusciva a dare.
Da questa esperienza è nata la voglia di sviluppare un progetto più ampio anche in Italia, e in Europa, all’interno di Casa Scalabrini 634, anche ispirati dall’esperienza e dalle competenze della web-radio Migrantes della Congregazione Scalabriniana.
Ci anticipa un progetto futuro che realizzerete grazie all’8×1000?
Il 2021 ci sfida nel riattivare tutti i progetti “congelati” in parte dalla pandemia e incrementare, ad esempio, proprio la web-radio On The Move per mettere sempre più al centro le storie delle persone e che vuole essere strumento di intrattenimento, formazione e sensibilizzazione sul fenomeno della Mobilità Umana. Ovviamente la graduale ripresa della normalità ci porterà a tornare al numero di ospiti ordinario nella casa offrendo a sempre più giovani la possibilità di un tempo prezioso per affinare le proprie competenze culturali e lavorative e sentire l’Italia davvero una patria accogliente.
Maria Grazia Galati