Quest’anno si festeggiano i settanta anni dalla Dichiarazione Schuman, rilasciata a Parigi dall’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman il 9 maggio 1950, in cui si proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), i cui membri avrebbero messo in comune le produzioni di carbone e acciaio. Riflessioni sull’Europa di oggi.
“L’Europa non è stata fatta, abbiamo avuto la guerra. L’Europa non si farà d’un tratto, né in una costruzione globale: essa si farà con delle realizzazioni concrete, creando anzitutto una solidarietà di fatto”. Sono passati 70 anni da quel 9 maggio 1950, quando Robert Schuman, ministro degli Affari Esteri francese, nato a Lussemburgo nel 1886, presentò e fece approvare con forza politica una Dichiarazione ad uno scettico Consiglio dei Ministri francese e la propose ai tedeschi e ad altri Paesi dell’Occidente europeo.
La CECA, i cui Paesi fondatori furono Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, è stata la prima di una serie di istituzioni europee sovranazionali che hanno condotto all’Unione europea di oggi.
La Dichiarazione, anche in tempi complessi e delicati come quelli che stiamo vivendo, appare come un organismo ben congegnato e ricco di implicanze. Schuman con questo atto, individua il piano di intersezione politicamente praticabile e condivisibile tra gli Stati che non vivevano sicuramente un momento facile. La Seconda guerra mondiale si era conclusa da soli 5 anni e bisognava promuovere la distensione internazionale, inserendo un elemento equilibratore tra i due blocchi – un’Europa organizzata -, operare la riconciliazione franco-tedesca che doveva al contempo garantire l’integrazione della Germania occidentale e riorganizzare, a livello europeo, le industrie di base.
La Dichiarazione rispolvera i veri valori sui cui l’attuale Unione europea si poggia e ricorda a tutti noi, quanto sia stato lungo e tortuoso il processo di integrazione europea ancora oggi messo in discussione. Il valore della solidarietà racchiusa nelle parole di Schuman si veste di nuovo valore alla luce della crisi sanitaria attuale e la conseguente crisi economica e sociale che ha messo a durissima prova l’Unione europea e tutti i suoi cittadini.
Lo ha affermato anche Asselborn, ministro degli Affari Esteri lussemburghese in occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione di Schuman: “ora più che mai abbiamo bisogno della solidarietà di fatto, quella menzionata 70 anni fa da Robert Schuman”.
Asselborn non ha nascosto qualche preoccupazione per quelle “molte aree in cui questa solidarietà è ancora gravemente carente. È lo spirito europeo che viene messo alla prova quando le frontiere interne sono chiuse, ostacolando la libera circolazione di persone, servizi e merci, provocando scene di discordia e diffidenza che in Europa non apparivano più da decenni. È la base della nostra Unione che viene messa in discussione – ha affermato il Ministro – quando riappaiono i confini nelle nostre regioni e nelle nostre menti”.
Asselborn da settimane sostiene che bisogna urgentemente riabilitare il significato stesso di cittadinanza europea, ripristinando completamente il sistema Schengen e il mercato unico. Bisogna urgentemente dotare i Paesi europei dei mezzi finanziari per far fronte alle conseguenze economiche di questa crisi, specialmente nei Paesi più colpiti. E, infine, occorre contrastare tutti gli attacchi allo stato di diritto e difendere i nostri valori fondamentali.
Amelia Conte