Un paragone fra Italia, Francia, Belgio, Germania e Lussemburgo su uno dei punti cardine dell’assistenza sociale in Europa

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ITALIA
Con l’obiettivo di contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale, a gennaio 2019 il governo Conte I, su istanza del Movimento 5 Stelle che ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia, ha approvato quello che in Italia è noto come “reddito di cittadinanza”. Si tratta di una misura di politica attiva del lavoro che, attraverso l’erogazione di un sostegno economico per un periodo di tempo definito, mira a favorire il reinserimento lavorativo di disoccupati, inoccupati o lavoratori che percepiscono un reddito sotto la soglia di povertà relativa. Si tratta quindi di una forma di salario minimo garantito destinato a coloro i quali soddisfano una serie di requisiti specifici (tutte le info su redditodicittadinanza.gov.it). Non è quindi né universale né incondizionato. Il beneficio economico si compone di due parti: una parte di vera e propria integrazione al reddito e una parte destinata a coprire i costi per l’affitto o per il mutuo. L’importo complessivo, sommate le due componenti, non può comunque superare i 9.360 euro annui, ovvero 780 euro mensili, moltiplicati per quella che è nota come scala di equivalenza (un moltiplicatore per lo status di famiglia) e ridotti per il valore del reddito familiare. La particolarità del reddito di cittadinanza italiano è che chi riceve il beneficio deve dare l’adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo, che può prevedere anche attività di servizio alla comunità; in alternativa deve essere disponibile per la riqualificazione professionale o il completamento degli studi. A giocare un ruolo chiave in questo contesto sono da una parte i “Centri per l’Impiego” (ex uffici di collocamento) e dall’altra i servizi per le politiche sociali dei Comuni, i quali hanno l’obiettivo di fare una sinergia tra domanda e offerta di lavoro, obbligando il cittadino che percepisce il reddito di cittadinanza a accettare almeno una delle tre potenziali offerte di lavoro che potrebbe ricevere. Il reddito di cittadinanza è previsto per un periodo massimo di 18 mesi, prorogabile solo a determinate condizioni.

LUSSEMBURGO
In Lussemburgo il reddito per l’inclusione sociale (Revenu d’inclusion sociale – REVIS) prende il posto del precedente reddito minimo garantito (Revenu minimum garanti – RMG) ed è progettato per aiutare le famiglie delle fasce di reddito più basse. Esso offre a tutti coloro che soddisfano i criteri di ammissibilità un mezzo di sostentamento di base, che può essere combinato con misure di integrazione sociale e occupazionali e si aggira intorno ai 700 euro a persona. È composto da due elementi: l’indennità di inclusione sociale (una forma di aiuto finanziario concesso a coloro che non hanno reddito o il cui reddito scende al di sotto di una determinata soglia) e l’indennità di integrazione, una somma concessa per sostenere finanziariamente chi partecipa a un programma di integrazione. Per poter beneficiare del reddito per l’inclusione sociale i candidati devono essere legalmente residenti in Lussemburgo, avere un permesso di soggiorno se si è cittadini extra Ue, essere registrati nel registro nazionale delle persone fisiche (RNPP). A questi requisiti si aggiunge il fatto che devono avere almeno 25 anni, percepire un reddito, personalmente o collettivamente con la propria famiglia, al di sotto delle soglie stabilite dalla legge, oppure cercare lavoro o essere e rimanere registrati come persone alla ricerca di lavoro presso l’Agenzia nazionale per l’impiego (Agence pour le développement de l’emploi – ADEM). L’importo del reddito per l’inclusione sociale è determinato sulla base della composizione della famiglia e del reddito dei suoi membri. I richiedenti devono dichiarare l’intero reddito lordo e tutte le altre attività finanziarie, nonché quelle dei loro familiari. Per avere maggiori informazioni ci si può recare presso il Fonds National de Solidarité (FNS) o il Office National d’Inclusion Sociale (ONIS). Tutte le informazioni su www.guichet.public.lu

GERMANIA
In Germania lo schema di reddito minimo è basato su 3 pilastri: l’Hilfe zum Lebensunterhalt, letteralmente un “aiuto per il sostentamento“, un assegno sociale per i pensionati in condizioni di bisogno (Grundsicherung im Alter) e un sostegno ai disoccupati con ridotte capacità lavorative (Erwerbsminderung). Sussidi per l’affitto e il riscaldamento vengono elargiti a parte, come le indennità integrative per i disabili, i genitori soli e le donne in gravidanza. La durata è illimitata, con accertamenti ogni 6 mesi sui requisiti dei beneficiari, a patto che chi è abile al lavoro segua programmi di reinserimento e accetti offerte congrue alla sua formazione.

FRANCIA
In Francia il reddito di cittadinanza è conosciuto come Revenu de Solidarité Active (RSA) e ha l’obiettivo di sostenere economicamente chi non ha un reddito o vive al di sotto della soglia di povertà. L’importo mensile dell’aiuto per una sola persona è di circa 550 euro al mese, oppure di 830 euro per una coppia senza figli o di circa 1 200 euro per una coppia con due figli. Il richiedente deve avere più di 25 anni o 18-24 anni se ha almeno un figlio a carico, deve risiedere in Francia in modo stabile ed effettivo, deve disporre di risorse al di sotto dei massimali applicabili a seconda della composizione della famiglia e non deve essere in congedo parentale, anno sabbatico o congedo senza retribuzione. Chi percepisce questo reddito ha l’obbligo di cercarsi un lavoro, mettersi nelle condizioni di avviare un’attività in maniera autonoma o seguire tutte le attività di inserimento sociale proposte. Inoltre, la persona che ne ha diritto non può permettersi di rifiutare per più di 2 volte un lavoro in linea con il suo progetto. Tutte le informazioni su www.service-public.fr

 BELGIO 

Qui esiste da anni il Revenu d’intégration, che potrebbe essere ritenuto l’equivalente di un reddito di cittadinanza, ossia un sussidio per coloro che si trovano in situazione di povertà. A esserne responsabili sono i Comuni, che hanno il compito di affiancare i cittadini nel loro reinserimento lavorativo. Anche qui le condizioni sono molto severe, come la nazionalità, l’età, la residenza, il non avere risorse economiche a sufficienza, la disponibilità a lavorare (non essere quindi impossibilitato per cause di forza maggiore, come ad esempio una malattia). L’importo del sussidio prevede cifre diverse: 910,52 euro per chi vive da solo, 607,01 euro per chi coabita,
1 214,02 euro per una famiglia con bambini. Non c’è un limite di tempo, ma un assistente segue sempre il beneficiario del reddito.

 

a cura di Gerardo Magaldi

 

 

 

 

 

 

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