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Il 29 ottobre si è tenuta a l’Abbaye de Neumünster la conferenza-dibattito sul tema « Le promesse suicidarie del transumanesimo », organizzata dall’Institut d’Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg e Les amis du Monde diplomatique Luxembourg.

La serata è stata animata dal professor Raymond Clesse dell’ Institut d’Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg che ha presentato Jacques Testart, biologo e direttore di ricerca onorario all’ Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm), spesso definito come « il papà del primo bambino in provetta », cioè nato dalla fecondazione in vitro, nel 1982.

Molto presto il professor Testart ha attirato l’attenzione sulle derive possibili della società, della selezione degli embrioni.

Critico delle scienze e difensore di una scienza che rispetti la dignità umana e la democrazia, autore di molti articoli di divulgazione, il professor Testart, ha scritto anche diversi libri nei quali analizza le scoperte della biomedicina, prendendo fermamente posizione contro i rischi e gli sviluppi di tecniche che potrebbero avere uno sviluppo su scala industriale. Clesse si è interrogato fin dall’inizio sulle implicazioni di ogni natura (biologica, genetica, sociale e societale, etica e politica) di queste nuove tecniche, invitando il professor Testart ad approfondire questi ed altri argomenti.

Siamo ancora di fronte all’homo sapiens o già in presenza di un essere-attributo, « enhanced », ibridato, potenziato?  Fino a che punto? Assisteremo realmente alla nascita di un nuovo superuomo ispirato da Nietzsche?

Il transumanesimo non è una scienza, secondo Testart, ma un’ideologia e una mistificazione. Da sempre l’uomo sogna di essere immortale, di non invecchiare e di non ammalarsi. Ora l’immortalità in sé non ha ragione di esistere, mentre la speranza di vita in buona salute è già diminuita di qualche anno negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei in seguito all’aumento delle malattie croniche e degenerative che non sappiamo curare. Non è un caso poi che nel pensiero dei fautori del transumanesimo la donna sia assente e che l’uomo non ancora sottoposto alle nuove terapie, sia considerato come le scimmie, antenate del « vero » uomo.  Molto presto, infatti, anche la fecondazione in vitro, con tutti i suoi inconvenienti, sarà superata e si potrà far nascere un bambino partendo praticamente da qualsiasi cellula.

A questo punto la genetica si rivela come una scienza «poliziesca», utile ed efficace per l’analisi, l’identificazione, la diagnosi, ma incapace di produrre strumenti terapeutici. E l’intelligenza artificiale è ugualmente una contraddizione in termini: l’intelligenza può essere solo naturale.

Molte delle scoperte recenti, per esempio gli OGM, che avrebbero dovuto fare in modo da debellare la fame nel mondo, non hanno affatto mantenuto le loro promesse perché non siamo in possesso di tutte le informazioni e le interazioni possibili.

Siamo, quindi, davanti ad un incubo in cui la società sarà sottomessa alla selezione degli embrioni, la « clonazione sociale » creerà un sistema di caste e di classi, di individui isolati, senza rapporti sociali. Il costo della sanità esploderà e non ci sarà più solidarietà. La medicina personalizzata è un’altra formula vuota di contenuto. La regolamentazione nazionale, dove esiste, si rivelerà presto inoperante. La bioetica dovrebbe essere ormai trattata dall’ONU, così come tutti gli altri grandi problemi che minacciano l’umanità (cambiamento climatico, biotecnologie, etc.).

Questi fenomeni si produrranno nell’arco dei prossimi 20-30 anni, esattamente lo stesso orizzonte previsto dal Groupe d’experts intergouvernemental sur l’évolution du climat (GIEC).  I cambiamenti climatici cambieranno talmente le condizioni di vita sulla terra, che sarà non solo difficile, ma forse inutile interrogarsi sulle manipolazioni genetiche.

L’unica alternative possibile è: cercare di vivere ancora insieme, malgrado l’avversità.

(Red.)

http://jacques.testart.free.fr/

 

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