Il 27 e 28 aprile al Mudam ci sarà il consueto Marché des Créateurs Spring Shopping con 29 tra designer, artigiani, ceramisti, stilisti e tanto altro. Abbiamo raccolto le impressioni di Maddalena Oliva, curatrice dell’evento.

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Lo Spring Shopping al Mudam riprende il concetto del tuo Manalena Concept Store: che cosa propone di diverso e a chi si rivolge?

La convinzione comune sta nel proporre talenti sconosciuti dal mercato attuale e che offrono un valore aggiuntivo stabilito attraverso la creazione artistica e manuale. Il desiderio è mettere in avanti e sostenere un artigiano che propone nuove techniche di produzione che ha ideato.

Lo Spring Shopping al Mudam attraverso la sua reputazione e la sua visibilità costituisce una vera piattaforma di incontro per designer internazionali che hanno la possibilità di accedere ad un mercato nuovo e farsi scoprire al di là della loro zona di esposizione abituale. Permette, inoltre, ai partecipanti di praticare i propri prezzi definiti senza addizionare costi aggiuntivi di logistica che potrebbero avere in un negozio fisico.

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Come è avvenuta la selezione degli artisti?

Sono stata invitata per questa edizione primaverile a curare la selezione del Marche des Créateurs del MUDAM da Anna Loporcaro, a capo del programma culturale del Mudam, affianco a Mélanie Meyer, responsabile della MUDAM Boutique.

È stato emesso un bando dal MUDAM con un appel à participation richiedendo agli interessati di sottomettere un portfolio delle loro creazioni entro una data determinata.  Le scelte sono ovviamente determinate dalle capacità creative e dalle abilità per creare collezioni innovative; particolare attenzione è anche stata data in complesso a qualità esigenti come le diverse fasi della creazione o la metodologia impiegata per il progetto. Rientrano in questo ambito anche gli aspetti meno visibili del posizionamento sul mercato e la comunicazione adoperata per mettere in luce al prodotto finale.

 

Visto il tuo nome hai sicuramente un legame con l’Italia: quanto hanno influito l’arte e la cultura del Belpaese sulla tua carriera di designer e sulle tue scelte per il concept Store? 

Tutta la mia famiglia è italiana e vive in Italia, dove ho anch’io vissuto diversi anni: ma sono nata qui e ho dovuto rinunciare alla nazionalita italiana a 18 anni per poter prendere quella lussemburghese. Ho avuto la fortuna di crescere in un Paese che lascia la libertà assoluta di convivere liberamente con più culture. Sono figlia di commercianti italiani quindi abbiamo mantenuto, anche per ragioni lavorative, un legame fortissimo con l’Italia.  Gli italiani sono molto bravi a trasmettere, con una profonda impronta malinconica, la loro cultura ai figli nati all’estero, tanto da fare dimenticare loro di non essere nati in Italia!

La mia attrazione per il design in generale è stata, quindi, educata all’italiana ma non bisogna sottovalutare la fortuna di avere una apertura in più grazie al confronto constante con altre culture  e fonti artistiche diverse. Per quanto riguarda il Concept Store, il tocco di decorazione è prettamente italiano e ho portato qui diverse marche italiane molto conosciute – come Jucca, Otto d’Ame o Maman & Sophie, Diadora Heritage – oltre a pezzi artigianali contemporanei sconosciuti come le borse fatte a Mano di ESCUDAMA. Ma anche questa è solo une parte dell’offerta che è completata da scoperte internazionali dello stesso livello. Per me l’Italia ha sempre una marcia in più a tutti i livelli, ma non e l’unica nella corsa.

 Roberta Bignardi

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