«Il Caso Moro contiene tutto: è la tragedia numero 1 dell’Italia». Ha esordito con queste parole l’on. Gero Grassi, vice-presidente del Gruppo parlamentare del PD alla Camera dei Deputati e componente della 2a Commissione d’inchiesta sul caso Moro e la strage di via Fani – presieduta da Beppe Fioroni – aprendo l’incontro: CHI E PERCHÈ HA UCCISO ALDO MORO, lo scorso 25 aprile organizzato da Culturando (Vino e Cultura) e dal PD Agorà.
«Moro era uno scienziato per i suoi tempi. Un uomo fuori dalla storia. Un Leonardo Da Vinci dei nostri tempi. Nel 1946 disse cose che oggi sono diventate patrimonio comune : la persona viene prima dello Stato. Ma allora il PCI di Calamandrei e i socialisti cominciarono a fargli la guerra fino a che Togliatti fece dietrofront e disse che forse Moro aveva ragione».
Grassi come un oratore d’altri tempi, ha tenuto inchiodato alla sedia per oltre due ore un pubblico numeroso e attentissimo, ripercorrendo le vicende e il contesto italiano e mondiale dell’epoca che portarono alla strage di via Fani, al sequestro e alla prigionia dello statista della DCI, fino al ritrovamento del suo cadavere in Via Fani.
Un intrigo incredibile di servizi segreti italiani e stranieri (russi, americani, libanesi, tedeschi), P2, pezzi deviati dello Stato italiano, generali dei Carabinieri corrotti, Gladio, terroristi, mafia, banda della Magliana, senza trascurare il ruolo di Cossiga, Spadolini, Andreotti e anche del generale Dalla Chiesa, facendo riferimenti al traffico illecito di armi italiane all’estero tutto sullo sfondo della Guerra fredda.
Tutti i documenti citati con precisione e chiarezza, i fatti, le date, le relazioni, i nomi sono archiviati nel sito che porta il suo nome : www.gerograssi.it, dove dalla homepage si accede alla pagina sul caso Moro e da quella agli Atti, la rassegna stampa, i documenti, la bibliografia, i contributi audio video, fino alla galleria fotografica. Grasso racconta anche la storia della disgregazione della famiglia Moro dopo l’uccisione di Aldo e le conseguenze sulle relazioni familiari.
Un impegno che lo ha portato a leggere 5 milioni di documenti (atti, interrogatori, bobine, carte, relazioni mediche) tra i quali anche quelli dell’archivio personale di Moro affidatogli da Maria Fida Moro (la primogenita del politico).
L’onorevole per il suo alacre impegno (che lo porta a fare conferenze in tutta Italia) ha subito critiche e attacchi personali da alcune testate italiane oltre che da alcuni « politici » della Repubblica. E anche se dice: «Io vivo in condizione di grande solitudine, perchè questa storia non mi avvicina alla gente», ripete spesso: « Trovate tutto sul mio sito. Ogni cosa è resa pubblica e accessibile. Il sito serve anche per proteggere il mio lavoro ».
Paola Cairo