Fra poco più di due settimane a Venezia si aprirà la 56esima Biennale, che quest’anno è dedicata all’arte. Lussemburgo partecipa con un opera fuori dal comune: Filip Markierwich, l’artista che l’ha realizzata, la definisce “una carta d’identità del Lussemburgo”
Il titolo, si richiama da subito alla kermesse italiana. Paradiso Lussemburgo, è un titolo che si vuole collegare al paradiso dantesco, ma anche a quello fiscale, che è molto spesso l’unico elemento per cui il Lussemburgo è famoso nel mondo. Infine, si richiama al film di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso, per ricollegarsi all’immagine teatrale del cinema ma anche della vita quotidiana. Lussemburgo è un paese internazionale che ha accolto varie ondate migratorie, e che molti vedono come un paradiso dove poter vivere bene la propria vita.
L’installazione vuole appunto mettere in scena un viaggio all’interno della varie sfaccettature di questo Paese. Attraverso vari media ed elementi artistici, lo spettatore viaggia all’interno delle sei stanze dell’installazione che si troverà all’interno di Ca’ del Duca.
Di forte impatto sono i disegni realizzati dell’artista, molti dei quali fortemente ironici, legati alle vicende lussemburghesi o a personaggi nazionali come i fratelli Schleck. Di forte impatto la seconda sala dove è proiettato su tre schermi differenti lo stesso film, ripreso da tre angoli differenti. Per citare l’artista stesso “In questo modo abbiamo creato un film 3D personale, e poco costoso!”
La sala della foresta, vuole illustrare il paesaggio naturale che fece perfino innamorare Victor Hugo. Ma è in Financial Sorry, la quarta sala, che si esprime tutto il senso delle ultime vicende nazionali. I modellini della cattedrale, del Parlamento europeo e del palazzo della cultura di Varsavia (l’artista ha origini polacche) simbolizzano i vari modi che esistono per esprimere i poteri forti: politici, religiosi e europei. Il biglietto da 100 franchi lussemburghesi con la scritta Sorry, vuole essere un messaggio di scuse: ci scusiamo per LuxLeaks, per essere lussemburghesi, per le politiche europee. Eppure il franco è datato 1943 con le scritte tedesche, quando appunto, il Lussemburgo era occupato dalla Germania di Hitler.
Un padiglione da non perdere, per chi avrà la possibilità di visitare anche la Biennale di Venezia.
Valentina Agostini