CELEBRAZIONE
DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA
Su invito dei circoli del Partito Democratico attivi nel Granducato, numerose personalità della società civile ed esponenti delle istituzioni italiane e lussemburghesi hanno partecipato, il 28 gennaio scorso, alla Maison du Peuple di Esch-sur-Alzette (sede storica del sindacato OGBL, ndr) alla prima conferenza sui 150 anni dell’Unità d’Italia, intitolata « Oltre l’anniversario…l’Unità ».
Prima di analizzare i passaggi salienti dei vari interventi, non si può non sottolineare la contrapposizione che ha costituito il filo rosso di tutti i contributi: dignità e ricchezza morale dell’Italia risorgimentale rispetto al quadro affliggente che presenta l’Italia attuale.
Il primo saluto spettava di diritto a Carlos Pereira, membro dell’esecutivo dell’OGBL. Nel fare gli onori di casa a tutti i partecipanti, ha tenuto a salutare l’impegno sindacale dei lavoratori italiani nell’abbondante secolo della loro presenza sul territorio. Da buon figlio di immigrati portoghesi, Pereira ha inoltre sottolineato la necessità di migliorare l’integrazione dei nuovi arrivati e di ridurre le difficoltà amministrative, ad esempio la doppia imposizione.
L’omaggio seguente ad opera del sindaco di Esch/Alzette ha sorpreso l’intera platea. Infatti, Lydia Mutsch ha ricordato in lingua italiana l’importanza di questo 150° anniversario per la sua città, sede del maggior insediamento italiano nel Granducato. Il sindaco ha reso omaggio al lavoro dei nostri immigrati che ha contribuito alla ricchezza del Paese, concludendo con un applauditissimo: “Benvenuti a Esch, siete a casa vostra!”.
Costretto a rinunciare all’evento a causa di un imprevisto dell’ultima ora, l’Ambasciatore d’Italia Raffaele de Lutio ha tuttavia inviato un messaggio, chiedendo a tutti di andare oltre la mera celebrazione per stringere il legame tra cittadini e istituzioni.
Luigi Ravacchioli ha invece impostato il suo discorso sulla necessaria solidarietà tra le varie nazionalità, in Lussemburgo e in Italia. Secondo il rappresentante del Patronato INCA/CGIL, « il miglior modo per festeggiare questo anniversario è di affrontare il futuro facendo leva sui valori morali che hanno portato all’Unità e di ribellarsi al declino del nostro Paese ».
Il saluto inviato dalla capogruppo del PD al Senato, Anna Finocchiaro, ha ulteriormente rafforzato il senso dell’intervento di Ravacchioli.
Per conto del Circolo Agorà-PD, Maria Teresa Fulci ha sottolineato che “la celebrazione questo anniversario significa stare uniti ancora basandoci sull’impegno dei Padri Fondatori e sulla Costituzione, contro le minacce separatiste e il qualunquismo”.
Roberto Serra, segretario del Circolo PD Lussemburgo, ha posto l’accento sulla dolorosa storia del nostro Paese sin dal Risorgimento. Sempre secondo Serra, « i tre valori fondamentali sui quali puntare sono l’unità, l’amore della Patria e la fiducia nel futuro, quest’ultimo essendo il problema maggiore dell’Italia attuale, che dovrà necessariamente ritrovare il senso dell’interesse generale ed allontanarsi dell’interesse di pochi privati ».
Nella sua qualità di rappresentante dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), Filippo Giuffrida ha esordito descrivendo la dinamicità della sua organizzazione, presente in tutto il mondo con 140.000 iscritti. Giuffrida individua nella Resistenza una specie di secondo Risorgimento venuto dal basso (non dall’alto come il primo) e conclude con la richiesta di proseguire lo spirito unificatore del 1861 e della lotta partigiana contro i tentativi di riframmentare l’Italia, anche solo dal punto di vista amministrativo.
Il Presidente onorario dell’OGBL, John Castegnaro, nel ricordare le sue origini friulane, ha espresso rammarico per le troppe difficoltà sociali che hanno segnato la storia italiana in questi ultimi 150 anni. Castegnaro ha lanciato un accorato saluto al Presidente della Repubblica, « unico garante attuale dell’unità e della coesione sociale in un momento di marciume politico » (sic), concludendo il suo contributo sul tema della rinnovata necessità per i giovani italiani di cercare fortuna all’estero.
« 150 anni sono sufficienti per la consapevolezza di unità di un popolo perennemente costretto ad emigrare? » – questo l’esordio dell’atteso intervento di Enrico Vinci, ex segretario generale del Parlamento Europeo. Fustigata come « l’infinito tributo alla povertà », Vinci vede nell’emigrazione attuale « la partenza della migliore gioventù e la permanenza della peggiore vecchiaia » e si chiede quale Italia stiamo lasciando alle future generazioni; egli non saprebbe dire se gli italiani sono un popolo o solo una popolazione, dato che « siamo europei, ma scarsamente italiani ». Infine, l’applauditissimo Vinci ha lanciato un « appello ad opporsi alle forze smembranti per ridare dignità all’Italia con un sussulto all’insegna dei valori morali dell Resistenza e del Risorgimento ».
Prima di rispondere alle domande della platea, l’On. Gianni Farina (PD) ha ringraziato per l’attaccamento degli italiani emigrati all’Unità, citando Terracini, antifascista e presidente dell’Assemblea Costituente: « Italiani, popolo povero di tutto, ma ricco di uomini e sentimenti ».
Remo Ceccarelli