Il Patronato che assiste i lavoratori italiani, nato nel 1945 in seno al più grande sindacato italiano, ha festeggiato 8 decenni di vita e attività in tutto il mondo. Lo ha fatto con un incontro a Bruxelles per riflettere sulla nuova emigrazione italiana e come assisterla al meglio nella sua evoluzione

Un evento eccezionale. Come un altrettanto eccezionale compleanno. Inca CGIL ha compiuto 80 anni e dopo un primo importante festeggiamento svoltosi a Roma lo scorso febbraio, proprio in concomitanza con la data di fondazione (11.2.1945), è stata la volta di Bruxelles. Presso la sede Inca della capitale belga si sono riuniti i rappresentanti delle varie sedi europee (inclusa quella del Lussemburgo, la prima in assoluto creata all’estero nel 1946) e numerosi dirigenti per un incontro-confronto dal titolo Tutele senza frontiere – 80 anni di diritti in movimento. Fra il pubblico anche un ospite d’eccezione: Toni Ricciardi, deputato PD alla Camera dei Deputati in rappresentanza degli italiani all’estero. L’appuntamento, durato circa tre ore e svoltosi martedì 15 luglio 2025, ha riunito illustri esponenti del Patronato, ricercatori ed europarlamentari. Il primo a prendere la parola è stato Michele Pagliaro (Presidente di Inca GCIL), il quale ha sottolineato il maggior rischio che oggi si corre, ovvero la messa in discussione dei diritti del lavoro e il sopravvento delle Destre. E rivendicando il valore fondamentale dei patronati, che vantano da sempre una presenza capillare e la vicinanza agli italiani e alle italiane che vivono e lavorano in tutto il mondo. A parlare sono i numeri: se ne contano oltre 6 milioni. Si tratta di un’emigrazione che cambia per soggetti e dinamiche. Come l’Inca può affrontare al meglio questo cambiamento? Di sicuro cavalcando l’onda del rinnovamento tecnologico senza assolutamente tralasciare il rapporto umano, diretto, personale. Durante il dibattito che è seguito, moderato dalla giornalista Angela Mauro, corrispondente da Bruxelles di Huffpost Italia, ha preso la parola per primo Francesco Sinopoli (Presidente della Fondazione Di Vittorio), spiegando che oggi non solo si deve celebrare un traguardo anagrafico importante, ma che è necessario soprattutto confermare i tanti valori di questa istituzione: come rispetto dei lavoratori, equità, protezione sociale; e che oggi il ruolo di chi opera all’interno del Patronato non deve essere solo operativo, ma di impegno a combattere le derive sociali, a cominciare da chi non crede nel sistema Europa e nella democrazia del suo Parlamento. Per Sinopoli l’assistenza al lavoratore, ruolo cardine dell’Inca, è la “chiave” per una politica costruttiva. Il secondo intervento è stato quello di Delfina Licata, ricercatrice della Fondazione Migrantes, che ha spiegato quanto sia importante ‘’conoscere per operare’’ e che è proprio in questa dinamica che si pone il lavoro di coloro che studiano e analizzano dati e situazioni al fine di inquadrare un fenomeno migratorio in continua evoluzione. La Licata ha parlato di mobilità plurime e di un’emigrazione che sempre di più ha bisogno di ascolto e attenzione. E ha aggiunto che si devono smentire tanti stereotipi, perché non parte più solo il singolo individuo, ma si spostano intere famiglie; non si cerca più solo un lavoro dignitoso, ma anche una realizzazione esistenziale. Le nuove generazioni italiane che emigrano si sentono già cittadini e cittadine del mondo. Accoglierli e assisterli necessita tanta formazione e molta lungimiranza. L’emigrazione dovrà essere sempre più circolare con un diritto a partire, tornare e anche a poter “non partire”: inseguendo in tutti e tre i casi, comunque, un’esistenza felice. Le ha fatto eco Alessandro Mazzola, ricercatore all’Università di Liegi, che ha inoltre invitato a guardare gli emigranti nella loro individualità, parlando di attenzione alle “singole biografie”, ed esprimendo un’amara consapevolezza: oggi si emigra per necessità. Si parte non per libera scelta, ma perché non si ha più scelta. È stata poi la volta di Camilla Laureti, europarlamentare S&D, la quale ha espresso preoccupazione per una Commissione Europea che “sta facendo un passo indietro”, con singoli Paesi sempre più ripiegati su se stessi e fondi per qualità della vita e diritti all’individuo sempre più scarsi. Dichiara che per essere più competitivi serve lavorare su un’autonomia strategica e che soprattutto dobbiamo tutti/e votare! Pasquale Tridico, europarlamentare di The Left, la segue a ruota ponendo una domanda: si può ancora tenere unita la parte progressista del PE? Si deve, “perché – continua – questa Europa è già un’Europa di destra, dove, ad esempio, alcuni Paesi fanno a gara per attirare società straniere con allettanti detrazioni fiscali”. Esther Lynch, Segretario Generale ETUC (European Trade Union Confederation), ha spiegato che la giustizia sociale non deve conoscere confini e ha esaltato il rapporto di solidarietà fra l’Irlanda (suo Paese d’origine) e l’Italia, entrambe accomunate da esperienze di lavoro operaio ed emigrazione. Ha poi detto che difendere il diritto a un lavoro dignitoso non è solo dovere della politica, ma di ciascuno di noi. Bisogna operare per un fisco più equo, per contratti trasparenti, per meno subappalti. Perché nessun lavoratore sia più vulnerabile nel processo migratorio.

L’intervento conclusivo e molto atteso è stato quello di Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, il quale si è detto preoccupato perché oggi è messo in discussione il sindacato confederale, la cui caratteristica è quella di dover difendere tutti i lavoratori. La CGIL, che nel 2026 compirà 120 anni, rivendica la sua accezione politica per la difesa dello STATO SOCIALE, oggi più che mai in pericolo. Landini ha parlato di sempre meno lavoratori dipendenti che creeranno una falla nel sistema contributivo: dinamica pericolosissima per un’Europa sempre più “vecchia”. E ancora: di diritti che nessuno ha mai regalato e che proprio per questo sono da difendere con forza; e fra questi diritti rientra il “patronato”. Ha poi ribadito tematiche scottanti: la guerra “sdoganata” e l’inquietante narrazione della crisi industriale risolvibile con gli investimenti in armi; la privatizzazione dei servizi sociali, una mobilità sempre più limitata per le persone e sempre più libera per i capitali…
Per invertire la rotta, prosegue Landini, bisogna qualificare e sviluppare sempre più la natura confederale della CGIL, che deve sempre più ascoltare, risolvere e soddisfare i bisogni della gente. L’analisi di autocratica è continuata con un accenno al referendum dello scorso giugno. Landini l’ha fatta attraverso i numeri: 14 milioni di votanti, hanno votato soprattutto i giovani fra i 18 e i 35 anni, alle urne pochissimi oltre i 55 anni, solo 2 milioni di pensionati e solo la metà i salariati. Pochissimi degli iscritti al sindacato si sono recati alle urne. Cosa ci racconta questa panoramica? Che i giovani sono in sintonia con il sindacato anche senza esserne membri, mentre chi ha già dei diritti acquisiti non ha votato. Morale: zero solidarietà, che è l’humus di un sindacato. Gravissimo, vero, ma questa sconfitta dimostra però che la CGIL ha comunque ricominciato a svolgere la sua funzione di sindacato, facendo leva su quella fetta più fragile della società e riuscendo a parlarle, intercettando la sua necessità. Questo, ha concluso Landini, dovrà sempre fare un patronato all’estero, anche collaborando con i sindacati locali. Agendo non solo per offrire un servizio, ma anche come strumento di partecipazione, recuperando una dimensione collettiva.
Maria Grazia Galati
Vi ricordiamo che il Patronato Inca Lussemburgo assiste gli italiani e le italiane in maniera gratuita per lo svolgimento di pratiche legate al lavoro e alla pensione. Gli uffici si trovano a Esch-sur-Alzette e sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14, il giovedì dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 17.
(32, rue Dicks; telefono 00352 – 540678)
