Cos’è l’Inferno e cosa rappresenta nell’ immaginario di un’ artista? L’artista in questione è Lucrezia Ruggieri, artefice della bellissima mostra “Persino all’Inferno volano bolle”, all’ Hotel Sheraton di San Siro a Milano fino al 30 aprile 2025. Abbiamo intervistato l’artista, che di dice: “In questa mostra nulla è stato calcolato. Tutto è nato spontaneamente“
Dante e la sua Divina Commedia ultimamente affascinano scrittori e artisti. C’è stata una piacevole riscoperta del ”divin poeta” che viene commemorato anche nel “Dantedì” ogni 25 marzo. L’ Inferno – come lo descrive Dante – è un viaggio interiore che ci porta a ritrovare noi stessi. Si tocca il gradino più basso per andare verso l’alto. L’ Inferno descritto visivamente da Lucrezia Ruggieri è trattato con leggerezza proprio per la presenza delle bolle. Le bolle rendono metaforicamente i nostri problemi più leggeri: riusciamo a vederli e a comprenderli meglio. Le bolle rappresentano la leggerezza con la quale si va dall’Inferno, ossia, dal buio, verso l’esterno, ossia, la luce. Anche le anime dell’Inferno fluttuano come bolle in dimensioni colorate: rosse, blu, verdi, grigie, chiare, scure, cercando una via d’uscita che le porti alla salvezza come, ad esempio, nell’opera “Fuori dal tunnel”, che rappresenta una spirale rossa con le anime dei dannati che vorticano verso la luce.
Altra opera particolare è “Oltre il giudizio », dove due figure si incontrano: una con l’ occhio aperto e l’altra apparentemente senza, ma che con la mano le si avvicina, quasi ad asciugare delle lacrime e a invitarla a un incontro: mai fermarsi alle apparenze. Queste bolle che ricordano l’infanzia ci sospendono come in un limbo.
Anche il “Sommo Dante” non ne è esente: è quasi un burlone mentre soffia una bolla. Bolle come lacrime, come qualcosa che si trasforma. E c’è anche un’eco surrealista nella rappresentazione delle opere: “A volte nel cielo” descrive queste nuvole dai colori tenui che si librano nell’aria come zucchero filato e subito pensiamo a Magritte…L’ ultimo quadro della mostra è intitolato “Beatrice” ed è molto significativo: Beatrice che si allontana di spalle come in un sogno, a rappresentare ciò che noi vorremmo essere o che desidereremmo avere. Ogni quadro della mostra invita a riflettere, compresi tre quadri non proprio attinenti al tema, ma che riguardano delle persone. “Non siamo soli” rappresenta una coppia abbracciata, stilizzata, che sa di poter affrontare qualsiasi avversità o felicità insieme; “Verso di te” mostra un corpo di donna con un braccio alzato come a voler andare verso l’amato; e, da ultimo, “Voci e colori per Isabella Morra” è dedicato a una poetessa uccisa dai fratelli. Una mostra bella e particolare. Un argomento importante come l’Inferno dantesco con lievità per farci riflettere sulla nostra vita e darci una speranza per il futuro.
Intervista all’artista:
Perché le bolle ?
Sono un simbolo che uso da parecchi anni, nel senso che mi ricordano perché le faccio, mi piacciono come elemento. Le ho sempre utilizzate perché sono effimere, perché, se le si tocca, spariscono subito. Rappresentano l’attimo fuggente, ossia tutte le opportunità che abbiamo e che, se non le sfruttiamo, se non facciamo in tempo a vederle, svaniscono. Sono nate per caso, come i fili che sono legati a qualcosa di positivo perché nei miei quadri da una situazione negativa c’è sempre la speranza.
Le bolle fanno anche pensare all’infanzia, giusto?
Sì, allegre, qualcosa che appartiene all’universo dei bambini, ma viste anche come opportunità per i grandi. Anche Dante fa le bolle, perché un genio può fare le bolle e “andare a rivedere le stelle”. I quadri sono nati così: dalle macchie di colore, piano piano prendevano forma volti e cose. Anche nel quadro di Dante non c’era il naso, non c’era l’ occhio e, piano piano, il viso si è formato. In questa mostra nulla è stato calcolato. Tutto è nato spontaneamente. Macchie nate prima, da cui traevo l’ idea.
Traspare una certa interiorità nei tuoi quadri, lo confermi?
Sì, anche nel quadro di Dante, che è stato fatto per la giornata del “Dantedì'” alla Biblioteca Teresiana dell’Università di Pavia, insieme ad altri ventiquattro. Ero molto “gasata” da questa richiesta, al punto che i quadri mi nascevano spontaneamente . Dopo la Biblioteca Teresiana li ho esposti al Cinema Anteo, in concomitanza con la proiezione del film su Dante. Dante è un personaggio per il quale provo un grande coinvolgimento. Un altro personaggio che mi dà le stesse emozioni è Leonardo e chissà che non faccia qualcosa su di lui in seguito. Ho anche ideato qualcosa su alcune donne famose; vediamo cosa riuscirò a fare. Una di queste donne è raffigurata in un quadro qui esposto: la poetessa Isabella Marra, uccisa dai fratelli perché teneva un rapporto epistolare con uno spagnolo sposato. Benedetto Croce l’ha riscoperta anni dopo, rileggendo quello che aveva scritto, riscattandola. I fratelli hanno ucciso anche lo spagnolo con un inganno. Il quadro è stato fatto per Matera, città della Cultura 2019. Ho interpretato la Lucania con lei. A questa mostra ho voluto portare anche qualche quadro mio, non strettamente attinente a Dante.
Nei tuoi quadri bellissimi hai un bel modo di dipingere, di usare i colori. Ti piace il Surrealismo?
I riferimenti ci sono, perché nati da ricordi, da cose viste e memorizzate senza volerlo, perché tutti hanno inventato tutto, ma certe cose le hai dentro. Del resto io amo i simboli e il Surrealismo è fatto di simboli. Le nuvole sono ad esempio importantissime per me e le ho usate a modo mio. Certo, altri come Magritte le avranno usate con altri significati.
È originale l’idea di usare la balena, ad esempio, come altri animali. Ce ne parli?
La balena non esiste nella Divina Commedia: ci sono simboli miei, mi servono per fare capire che Dante va via dalla barca di Caronte per andare sulla balena e farsi trasportare da lei. Un mezzo per attraversare un altro mondo.
Come è nato invece il quadro in cui c’è il cerchio dove si vede la luce?
Intorno stanno roteando le anime e mi è nato così.
Il tondo rappresenta sempre la perfezione?
Sì, anche se è un po’ a cono, perché si va verso l’uscita e le anime sono come in una centrifuga.
Cosa puoi dirci del quadro di Beatrice?
In realtà è una mia fotografia, di spalle, la mia ombra con le bolle; e rappresenta l’opportunità che Dante avrebbe potuto avere, ma non ha avuto.
Anna Violante
Foto: per gentile concessione di Petrocelli Comunicazione