Regista, scrittrice, produttrice. Sarà presente lunedì sera al Cinema Utopia per presentare il suo docufilm dedicato al celebre magistrato ucciso dalla mafia nel 1992. Evento organizzato da Ambasciata italiana in Lussemburgo e Comites. L’abbiamo intervistata
Come nasce l’idea di questo film e perché?
Dopo anni di sceneggiature e co-produzioni di importanti film polizieschi antimafia era arrivato il momento della regia. Ma non volevo debuttare alla regia con un film, ma con qualcosa di più concreto e che mi rendesse orgogliosa di essere una donna siciliana. E devo dirti che la storia del giudice Paolo Borsellino è stata la mia tesina alle superiori. Una storia che avevo custodito nel mio cuore e nel mio cassetto dei desideri. Un progetto dedicato in particolar modo a mio nonno Lorenzo, poliziotto che ha scortato vari magistrati antimafia negli anni più cruenti della criminalità organizzata in Sicilia, tra cui il giudice Cesare Terranova, tra i primi a lottare contro la mafia. Negli anni mi sono documentata sempre di più. Poi ho incontrato a Mondello Manfredi Borsellino (figlio del magistrato) e quando gli proposi il mio docufilm lui ne rimase felice, soprattutto della storia che volevo raccontare, molto forte, diretta. Un docufilm che omaggia non solo il magistrato, ma l’uomo Paolo. Il messaggio che voglio divulgare ai giovani di tutto il mondo è quello dell’educazione alla legalità, dello spirito di sacrificio, della meritocrazia, del senso del dovere, del coraggio nell’avere proprie idee e lottare per portarle avanti senza essere influenzati da nessuno, del rispetto.
Qual è stato l’aspetto più difficile nel raccontare la figura di Paolo Borsellino e come hai cercato di rendere la sua memoria viva e significativa per le nuove generazioni?
Ho lavorato fortemente sulla scelta delle personalità da intervistare. Ho voluto solamente persone vicine al giudice, persone che lo hanno amato, stimato e vissuto. Ma soprattutto, ho cercato di realizzare interviste inedite, senza tagli, una dopo l’altra, raccontano la verità di quegli anni, di chi li ha vissuti e di chi dopo è rimasto solo. Per molti è un docufilm scomodo, un docufilm diverso dal solito, ma di cui ne vado orgogliosa. La memoria ho cercato di renderla viva e presente non solo con le personalità intervistate, ma anche con l’interpretazione di Bruno (Torrisi, ndr) nelle vesti di Paolo Borsellino. Il suo monologo per le strade di Palermo è molto toccante e diretto. Tra le frasi più significative di Borsellino: “Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Io, nel mio, cerco di farlo attraverso i miei libri e i miei progetti cinematografici. Credo che il cinema è una grande macchina potente di divulgazione universale.
Come hai deciso quali aspetti della vita di Borsellino e della sua lotta alla mafia dovevano emergere nel documentario; e come hai scelto di strutturare il racconto?Ho scelto di raccontare la verità attraverso personalità forti che hanno vissuto quei momenti tragici. E ho strutturato il progetto con l’intro cinematografico con la parte filmica dove Bruno interpreta il giudice Paolo Borsellino e subito dopo inizia la parte documentaristica, con una serie di interviste una dopo l’altra che raccontano in modo crudo la strage di via d’Amelio. Raccontiamo come sono stati trovati i corpi, la solitudine che hanno vissuto tanti appartenenti delle forze dell’ordine e le famiglie lasciate sole, i depistaggi, la diffamazione e il dolore, con un messaggio finale di speranza del grande Salvatore Borsellino (fratello del magistrato), un uomo che stimo tantissimo. E poi le tante interviste toccanti: da Luciano Traina, fratello di Claudio (agente di scorta del magistrato vittima nella strage di Via d’Amelio) e poliziotto che ha arrestato Brusca, ad Antonio Vullo, agente di scorta unico sopravvissuto alla Strage, passando per la figlia Fiammetta Borsellino, alla nipote Roberta Gatani che ci racconta della Casa di Paolo, storica farmacia Borsellino che aiuta i ragazzi per un futuro migliore.
Ci racconti qualche curiosità dal « dietro le quinte »?
Partiamo dalle difficoltà e criticità. Mi sono sentita dire: “Perché devi girare un docufilm che racconta la storia di un uomo morto trent’anni fa: ormai è morto”, oppure: « sei femmina, che ne puoi sapere di certe dinamiche”. Tra l’altro vi racconto un aneddoto che lì per lì può sembrare critico e difficile, ma che io ho saputo affrontare: “Paolo Vive” abbiamo iniziato a girarlo la settimana dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, quindi siamo arrivati a Palermo in un momento molto forte e la cosa che più mi è rimasta dentro è quando abbiamo girato la scena di Bruno davanti al Palazzo di Giustizia. Prima di arrivare sul set, per strada si vedevano locandine enormi con scritto “Matteo Messina Denaro sei Cosa Nostra”. Ecco, questo non lo dimenticherò mai. Mi ha scosso nel profondo tutto ciò, ma allo stesso tempo è stata la mia forza per andare avanti e realizzare un qualcosa di unico per omaggiare un uomo onesto come la stragrande maggioranza dei siciliani. Perché la vera Sicilia è Paolo Borsellino. Mentre se devo raccontare qualcosa di positivo del dietro le quinte, beh posso dirti del grande rispetto ricevuto dagli studenti sul set in università a Palermo o le persone che ci fermavano per strada per salutare e abbracciare Bruno, impressionati dalla grande somiglianza con il magistrato.
Ci parli dei tuoi progetti futuri dopo questo lavoro? Tra i prossimi progetti, oltre la distribuzione internazionale di “Paolo Vive” che mi vedrà viaggiare anche oltreoceano, a novembre ritorno sul set a Catania per girare il mio nuovo film “Oltre la Divisa”. Il film esplorerà le vicende di cinque protagonisti legati dal difficile mondo delle forze dell’ordine, intrecciando storie di corruzione, abusi, tradimenti, omosessualità, amore, sacrificio e giustizia. Fra i temi centrali, la storia forte e intensa di un generale dell’Arma dei carabinieri corrotto e una prostituta; la soldatessa vittima di violenza; il ricordo dell’Ispettore Capo Giovanni Lizzio, vittima di mafia ucciso a Catania nel 1992. E ancora vicende inedite come la delicata storia d’amore tra due uomini in divisa, un poliziotto e un finanziere, un tema mai affrontato prima nel cinema italiano, un messaggio di inclusività e speranza. Con questo progetto molto ambizioso e coraggioso intendo fortemente omaggiare la dedizione e l’integrità di chi veste una divisa con dignità e onestà, senza però risparmiare una denuncia decisa alle mele marce. Il film è in collaborazione con la Catania Film Commission e la Sicilia Film Commission. Ci sarà un cast molto importante, difatti appena rientrerò dall’America sveleremo i primi protagonisti, soprattutto chi vestirà i panni del Generale dei Carabinieri; sono sicura che le donne impazziranno. Ma non solo, sveleremo anche il tanto atteso celebre attore di Hollywood che arricchirà un cast già di grande livello. Tra l’altro in marzo in America sarò ospite nel suo ristorante, una grande emozione. La narrazione, che coprirà un arco temporale dal 1992 ai giorni nostri, prevede anche riprese internazionali a Lugano e a San Paolo in Brasile. Con una colonna sonora molto forte e sensuale che farà da sfondo a un film intenso e di grande impatto sociale. E in ultimo, a maggio partirà ufficialmente un importante progetto musicale in collaborazione con la Russia, qualcosa di pazzesco, un sogno che avevo nel cassetto e che va a completare il mio percorso artistico.
MGG