In tre soli set (3-6 6-7 1-6) Matteo Berrettini, già finalista a Wimbledon nel 2021, è stato di recente sconfitto dall’americano Taylor Fritz , medaglia di bronzo alle recenti Olimpiadi, al secondo turno dell’US Open
Noi vogliamo bene al nostro campione di tennis, già finalista a Wimbledon. E’ un ottimo atleta, una persona piacevolissima anche sul piano umano. Sappiamo anche dei suoi passati disturbi fisici ingigantiti dal ritmo folle di tornei cui sono sottoposti i tennisti di oggi alla continua ricerca dei punti e dei grossi guadagni proposti in moltissimi tornei in giro per il mondo.
Ma Berrettini ha un enorme problema ancora non risolto nonostante l’impegno e i progressi già fatti : la modesta qualità del suo rovescio. E’ inutile proporre un eccellente servizio in funzione anche della sua altezza inconsueta (m. 1,96), i buoni schemi di gioco, il suo folgorante diritto.
Mille volte cadrà sulla sua debolezza di rovescio. Lo sanno tutti i suoi avversari e gli giocano sul rovescio. Ultimo Taylor Fritz. Matteo – e lo dico con grande simpatia – mi ricorda un po’ quei giocatori di mezzo secolo fa, che per l’assenza allora di un numero sufficiente di scuole di tennis, entravano in campo nelle terze categorie giocando praticamente solo di dritto, essendo il rovescio privilegio dei pochi che lo avevano imparato (ad una mano) dai grandi maestri di allora.
E’ questo il comparto del suo gioco che deve essere ad ogni costo migliorato se Matteo vuole continuare a proporsi fra i migliori tennisti del mondo. Non basta uno slice (rovescio tagliato) difensivo e spesso sbagliato che oggi adotta nel suo gioco. Certo ha già migliorato rispetto al suo rovescio dei primi tempi ma non basta. Quando potrà proporsi con un rovescio tosto e non col rovescio su cui oggi si appoggiano tutti i suoi avversari quasi sicuri di vincere lo scambio, solo allora Matteo potrà proporsi fra i migliori giocatori del mondo.
Allora forza Matteo, Forza Italia, e…. soprattutto notti di meditazione per i suoi coaches!!
CdA