Pubblichiamo il testo completo che il professor Carlo degli Abbati ha recitato durante la prima “Sa die de sa Sardigna”, organizzata da PassaParola asbl lo scorso 13 luglio a Lussemburgo

Fernand Braudel osservava “Cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme, non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi, non un mare, ma una successione di mari, non una civiltà, ma delle civiltà ammassate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa ritrovare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Jugoslavia nel corso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta o alle piramidi d’Egitto…. Tutto questo, perché il Mediterraneo è stato per millenni un antichissimo crocevia, tutto è confluito verso di esso, confondendo, arricchendo la sua storia: l’uomo, gli animali, le automobili, le merci, le navi, le idee, le religioni, le arti di vivere e perfino le piante. Voi le credete mediterranee. Ora, ad eccezione dell’olivo, della vigna e del grano – degli autoctoni che si sono presto ambientati-nacquero quasi tutte lontano dal mare.”

Nel Mediterraneo, la Sardegna  con i suoi 24.100 km2 (10 volte l’estensione del Granducato) figura come la seconda isola per superficie dopo la Sicilia, e costituisce la terza regione italiana dopo Sicilia e Piemonte, abitata da 1,6 milioni di residenti.

Abitata già nel Neolitico inferiore da una prima civiltà chiamata Bonuighinu (il buon vicino), conosce tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro la popolazione più famosa (1800-500 a.C.), i Nuraghi, preceduti da un’età prenuragica (domus delle Janas, tombe dei giganti, megaliti). A questo periodo risale la  Statua della Dea Madre che si può ammirare nel Museo di Cagliari.

L’isola conobbe l’arrivo, tra il IX e l’VIII secolo a.C. di popolazioni provenienti dalla parte orientale del Mar Egeo, i Micenei e i Ciprioti, attratte dalle risorse minerarie dell’isola, ricche in particolare di piombo e argento.

Seguirà il periodo cartaginese, tra il 539 e il 239 a.C. a.C., seguito, dopo le guerre puniche così ben illustrate nelle Storie di Polibio, dal predominio di Roma che ne fece la seconda provincia romana dopo la Sicilia.

La dominazione romana durata più di sei secoli (dal 239 a.C. al 476 d.C.) lasciò in eredità un’importante rete viaria e colonie costiere come Usellus e Colonia Turris Libosonis (Port Torres). Dal 212 d.C., con la Constitutio Antoniniana introdotta dall’imperatore Caracalla, gli abitanti della Sardegna diverranno tutti cittadini romani.

Dopo la caduta di Roma nel 476, una popolazione di origine germanica, i Vandali, occupò l’isola per 80 anni fino al 534 d.C.

Con la riconquista dell’Africa da parte dell’imperatore d’Oriente Giustiniano, Bisanzio avrebbe poi preso il controllo dell’isola. Ma gradualmente, nell’VIII secolo, il Mediterraneo si trasforma da mare nostrum romano in lago arabo. I commerci si fermano. La Sardegna è oggetto di attacchi arabi dalla Sicilia, dall’Africa, dalla Spagna. Inoltre, dopo l’opposizione all’imperatore Berengario II (900-966) di Ugo di Provenza che mirava alla conquista del  Regnum Italicum, Bisanzio si ritirò dal Mar Tirreno. La Sardegna, non più protetta dalla flotta bizantina, resta indifesa….

All’inizio del secondo millennio la Sardegna fu attaccata da Musetto dalle Baleari.

Musetto è in realtà Mujahid al-Amiri, un emiro slavo che, nell’ambito del progressivo smembramento del Califfato di Cordoba, aveva costituito uno dei regni che gli spagnoli chiamano “regni della discordia”, los reinos de taifas, dal termine arabo at- Taûf sulla Costa Bianca a Denia. Da lì conquistò le Baleari e tentò di conquistare la Sardegna nel 1016 con una flotta di 125 barche con 1000 cavalli a bordo. Per fronteggiare l’attacco il giudice Malotto chiamerà genovesi e pisani le cui flotte respingeranno Malotto.

Tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo le istituzioni sarde, ormai autonome da Bisanzio, furono organizzate in quattro giudicati, Torres, Gallura, Calari e Arborea (Oristano). Il territorio è suddiviso in “curatorie”. I giudicati sopravvissero fino alla fine del XIII secolo. Lasceranno come contributo alla storia giuridica dell’Europa la Carta de Logu (1392), codice civile e giuridico rurale introdotto da Eleonora d’Arborea nel XIV secolo, considerata una delle più importanti costituzioni di principio del Medioevo, peraltro fortemente influenzato dal Codice di Giustiniano.

Tra il X e il XII secolo l’isola rimase oggetto del desiderio di genovesi e pisani che se la contesero in competizione con il papato finché nel 1297 papa Bonifacio VIII la attribuì agli Aragonesi come Regno di Sardegna. Gli Aragonesi raggiunsero il controllo definitivo dell’isola nel 1420. Bonifacio VIII contrario a Filippo IV d’Angiò, con il Trattato di Anagni, aveva concesso la Sardegna al Re d’Aragona dopo la guerra dei Vespri Siciliani che aveva visto in Sicilia la rivolta degli abitanti di Palermo contro la dominazione francese di Carlo I (i Vespri siciliani) del lunedì di Pasqua del 1282.

Solo con il Trattato di Utrecht,  l’isola passerà per dieci anni all’Austria (1708-1718) e poi con il Trattato di Londra dopo la guerra di successione spagnola passerà  nel 1720 nel dominio piemontese,  ribattezzato Regno di Sardegna, del Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, mentre la Sicilia passerà all’Austria.

Con la “fusione perfetta” del 1847 voluta dal re Carlo Alberto, l’isola perse il suo viceré e divenne una semplice regione del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia nel 1861.

Dall’opera postuma di Michela Murgia Ricordatemi come vi pare (Mondadori, 2024) abbiamo tratto “una piccola lezione sarda sulla differenza tra desiderio e volontà” che ci sembra al tempo stesso uno splendido esempio di manifesto anticapitalistico e e in sé fornisce anche la spiegazione della straordinario numero di sardi  centenari che vivono  in particolare a Perdasdefogu: “Se ti occorre un palmo di salsiccia  non è necessario acquistare tutto il maiale”. Se ti serbit unu pramu de sartitzu no importat a comporai su procu intreu….

Carlo degli Abbati

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