Il celebre giornalista e scrittore italiano sarà in Lussemburgo per un bellissimo spettacolo fra parole e musica organizzato da Circolo Curiel e Altrimenti con il sostegno di ANPI – sezione Lussemburgo, Convivium, PassaParola Media Group. In attesa di conoscerlo dal vivo ci ha rilasciato questa intervista esclusiva dove ci parla di storia, di Italia, di Europa, dei suoi libri

Come nasce lo spettacolo “Il duce delinquente” e perché?

Lo spettacolo nasce dal centenario della marcia su Roma e dal libro “Mussolini capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo” (Mondadori, 2022), che ha  venduto 200 mila copie; e anche dalla Resistenza civile perché mi colpisce sempre come noi italiani non conosciamo o meglio non vogliamo conoscere –  che è peggio – le storie del fascismo. Quindi ci siamo raccontati una storia immaginaria, per cui M fino al 1938 le aveva azzeccate quasi tutti; e dopo le leggi razziali, la guerra… Mentre nel 38 M aveva provocato la morte di tutti i principali oppositori e quasi nessuno di loro era comunista. Non lo era Giacomo Matteotti, non lo era Giovanni Amendola, non lo erano i Fratelli Rosselli, Piero Gobetti, don Giovanni Minzoni, un prete massacrato a bastonate. E poi la guerra non è il frutto di un impazzimento del duce, ma è l’esito naturale del fascismo, dove è insita l’idea di una razza che si impone su un’altra, di una nazione che si impone su un’altra. Anche se il Duce della guerra ha parlato per 20 anni e poi non l’ha preparata. Anche mandare il nostro esercito impreparato in Russia, senza neanche le scarpe adatte, anche quello fu un crimine contro il nostro stesso popolo. Quindi ho voluto raccontare quelle cose dando voce a M, ma anche alle sue vittime, cercando di costruire com’era quel tempo. Infatti ci sono le musiche di Giovanna Famulari, ci sono le canzoni di quel tempo, quelle del regime: Giovinezza,  Faccetta nera, quelle che cantavano i nostri nonni e bisnonni, che erano bellissime. Da Parlami d’amore Mariù, Maramao perché sei morto,  AmaPola, Lili Marlene.

Con la tua trasmissione Una giornata particolare racconti la storia in modo accattivante e coinvolgente. Qual è la tua ricetta affinché nelle scuole i giovani possano amarla di più? come e da dove trai ispirazione per i tuoi libri?

La regola che mi sono dato è nessuna storia senza una idea e nessuna idea senza una storia. Io non mi considero un divulgatore, io sono una persona che racconta delle storie  dentro le quali ci sono sempre idee, concetti e, in questo modo rispondo anche alla domanda successiva: io nei miei libri cerco di ricostruire l’identità italiana. Ho scritto libri sul Risorgimento (“Viva l’Italia”), sulla Resistenza (“Possa il mio sangue servire”), sul fascismo (“Mussolini capobanda”), sulla Prima guerra mondiale (“La guerra dei nostri nonni”), sulla ricostruzione (“Giuro che non avrò più fame”).

E poi sono andato a trovare l’origine dell’identità italiana più dentro nel tempo, attraverso Dante, a cui ho dedicato due libri: “ A riveder le stelle” sull’Inferno e “Il posto degli uomini” sul Purgatorio; e prima ancora nell’antica Roma con “Quando eravamo i padroni del mondo”. La scommessa è che noi italiani siamo legati all’Italia più di quanto siamo disposti a riconoscere. Ci piace parlarne male, ma se lo fanno gli stranieri ci arrabbiamo. L’Italia è come la mamma: la possiamo criticare soltanto noi. E l’Italia cos’ha di speciale rispetto alle altre nazioni? Non è nata da una guerra o dalla politica o dalla diplomazia. L’Italia non è una nazione politico-militare, ma una nazione in senso culturale, artistico. È uno Stato recente, ma quando diventa uno stato nel 1861 in realtà c’era già da secoli perché era nata dall’arte, dalla bellezza, dalla cultura, era nata dagli affreschi di Giotto, dai versi di  Dante Alighieri.

Ed è stata sempre ‘’il software’’ del mondo. Il modo in cui veniva pensato il mondo e la maniera di raffigurarlo. Il luogo dove nascevano gli stili: il gotico giottesco, il rinascimento, il manierismo, il barocco, il rococò il neoclassicismo, il futurismo. E io nel libro cerco di raccontare questa grande storia collettiva degli italiani attraverso la storia delle persone. Anche perché noi italiani ci appassioniamo al nostro Paese soprattutto quando la storia nazionale coincide con quella delle nostre famiglie. E molto spesso questo frammento di memoria nazionale che ogni famiglia custodisce (spesso confermato con lettere, cimeli, fotografie, divise, cartoline, diari) è custodito dalle donne. Le donne hanno molto forte questo senso della patria, inteso come terra dei padri, ma anche come terra delle madri.

Lo scenario politico italiano ed europeo, con i suoi forti venti populisti di estrema destra, fa paura. Secondo te c’è ancora spazio per l’ottimismo?

L’Europa sta perdendo una grande occasione perché se non è avanzata con Draghi, Scholz, Macron, Sanchez, tutti i leader dei quattro grandi Paesi che più o meno la pensavano allo stesso modo, mi sembra più difficile che possa avanzare nei prossimi anni quando le destre populiste si faranno sentire di più. L’Italia è un Paese in cui addirittura sono già al governo. Probabilmente non riusciranno ad arrivare al governo di Germania e Francia e nemmeno dell’Europa perché il capo del PPE (Partito Popolare europeo, ndr) Manfred Weber ha già detto che vuole continuare a governare con i socialisti e i liberali, però queste pulsioni euroscettiche e populiste e nazionaliste si faranno sentire. Ed è una cosa preoccupante perché è chiaro che l’Europa per pesare in un mondo globale per confrontarsi con gli USA, la Cina, l’India ha bisogno di unirsi, di parlare con una voce sola, di avere un esercito europeo, di una diplomazia europea, un fisco europeo. Il problema è che questi obiettivi sono ancora molto lontani. E la guerra è tornata ad affacciarsi sulle frontiere orientali e meridionali dell’Europa; c’eravamo illusi alla fine degli Anni ’80- inizi ’90 che la storia fosse finita, che avesse trionfato la libera democrazia, il crollo del muro (di Berlino, ndr), la fine dell’apartheid in Sudafrica, sembrava addirittura che israeliani e palestinesi avessero fatto la pace. Non è andata cosi. Ma a maggior ragione è arrivato il momento per cercare di governare insieme i grandi processi globali: l’integrazione europea, l’immigrazione, questo stato di guerra permanente.

Maria Grazia Galati (ha collaborato Amelia Conte)

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