Dal titolo di un libro di Natalia Ginzburg ha preso corpo l’ultima edizione del Salone del Libro tenutosi a Torino dal 9 al 13 maggio 2024, Vita Immaginaria. E’ stata raccontata quella vita che abbraccia tutto ciò che ci piace, ci interessa, ci entusiasma, quindi letteratura, cinema, arte attraverso uno sguardo sul presente e una proiezione nel futuro
E’ così sono nate tutte le declinazioni della Vita Immaginaria nei cinque giorni dell’evento; quella democratica che dà la parola a tutti, anche ai manifestanti pro Palestina che hanno portato al Salone l’attenzione sul massacro che sta avvenendo sull’altra sponda del Mediterraneo; quella del prof. Alessandro Barbero che si proietta nella comprensione del presente, attraverso la conoscenza e l’analisi del passato; quella di Elisabeth Strout che abbandona l’ombra del giudizio e utilizza l’arte della scrittura come atto incondizionato e liberatorio. Vita Immaginaria è contemporaneamente lo spazio di libera espressione e il luogo che le donne devono riprendersi per affrancarsi dalle discriminazioni che le mettono continuamente sotto attacco. E’ impegno scientifico per scardinare miti sulla scienza attraverso una divulgazione corretta che insegni a riconoscere e abbandonare le false credenze ed è anche pensare che la viva assenza di Michela Murgia, scrittrice impegnata venuta a mancare lo scorso agosto, sia diventata una emozionante e tangibile presenza grazie alle parole della sua famiglia queer, ospite al salone, Chiara Valerio, Alessandro Giammei, Valeria Perrella e Roberto Saviano.
Vita Immaginaria significa oltrepassare tutti i limiti spazio-temporali per andare ad abitare epoche e luoghi letterari ignoti, nella consapevolezza che, come scriveva cinquanta anni fa (il libro è del 1974) Natalia Ginzburg “noi pensiamo di essere le sole persone al mondo ad avere una vita immaginaria. Tardi arriviamo a capire che è una cosa di molti, e forse di tutti”.
Francesca Polito