Media francesi tutt’altro che favorevoli alla Federazione Russa come LCI hanno  la benevolenza di ricevere con rispetto e deferenza uno scrittore e diplomatico russo-ucraino come Vladimir Fedorovski di recente autore del libro “Napoléon face à la Russie. Paix et guerres…Balland“, 2024 (Napoleone  contro la Russia”, pace e guerre) oltre ad altre cinquanta opere tratte dalla sua esperienza di “diplomatico venuto dal freddo”

Ora sarebbe opportuno, anche dopo la invasione russa dell’Ucraina, che i media occidentali ricordassero il contenuto della stessa Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 in cui I Rappresentanti del Popolo Francese, costituiti in Assemblea Nazionale, individuano l’ignoranza, la dimenticanza e il disprezzo – qui riferiti ai diritti dell’uomo – come causa principale delle sciagure pubbliche. Ora sembra che nelle rappresentazioni della Russia nei media occidentali valgano invece proprio i tre fattori citati, non conoscenza della realtà del Paese, cioè ignoranza, dimenticanza delle conoscenze, l’oblio e il disprezzo per un paese che si individua come avversario.

Questo atteggiamento dell’Occidente verso la Russia è una novazione rispetto al clima in cui si svolgeva anche, duramente, il confronto Est-Ovest durante la guerra fredda. Nessun presidente occidentale da Carter a Reagan si sarebbe mai immaginato di appellare il leader russo come “macellaio” o “figlio di puttana”, nessun leader europeo si sarebbe mai immaginato di sopprimere la circolazione fra i cittadini europei della Agenzia Ufficiale Tass, come è avvenuto con il canale Russia Today. Quando avvennero nel 1980 le Olimpiadi di Mosca, subito dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan, molti paesi decisero la non partecipazione ai Giochi, ma nessun Comitato Olimpico internazionale avrebbe mai immaginato come oggi l’esclusione come Paese della Federazione Russa dalle prossime competizioni olimpiche. Del resto, mentre a GAZA il governo israeliano di Beniamin Netanyahou si rende colpevole di un probabile genocidio, commettendo la più grave strage di civili e in particolare di bambini mai avvenuta dopo l’attacco terrorista del 7 ottobre, in soli cinque mesi, dalla fine della seconda guerra mondiale, le squadre israeliane nei vari sport continuano ad essere ospitate in tutte le competizioni internazionali. Rublev, Sabalenka, Medvedev, invece, non possono indicare nei tornei internazionali di tennis la loro nazionalità, anche se sono dei campioni, russi o bielorussi, indiscussi.

Come è nato questo trattamento della Russia come stato-canaglia come rogue-state?

Questo disprezzo per la Russia ha cominciato a manifestarsi subdolamente negli Stati Uniti con il crollo dell’URSS nel 1990. Essi hanno erroneamente interpretato il crollo del sistema sovietico come una vittoria diretta dovuta alla superiorità del modello occidentale e hanno cominciato a far valere tutta la superiorità del loro trionfo verso un paese che da competitore fondamentale sino al giorno prima era ormai ai loro occhi una entità impoverita, senza piu’ alcuna importanza. Con il trionfo della corrente neoconservatrice dei neo-cons, gli Stati Uniti si convertivano nell’iperpotenza indiscussa di un mondo unipolare capace ormai, nella solitudine della propria potenza, di creare una propria realtà. Secondo le teorie neoconservatrici espresse fra l’altro nel “Grande Scacchiere” di Zbigniew Brzezinski, che è del 1997, gli USA avrebbero dovuto esclusivamente preoccuparsi di confinare la Federazione ai limiti dell’ex-URSS e impedirle ogni tipo di intesa con l’Europa Occidentale, operando un chiaro decoupling fra Russia ed Europa, in particolare fra Germania e Russia, i due paesi maggiormente affini sotto il profilo antropologico dei due vecchi blocchi, secondo l’analisi di Emmanuel Todd. Definita da Brzezinski  ” I Balcani dell’Asia”, la zona dal Mar Nero alle frontiere con la Cina doveva formare oggetto di una politica di penetrazione massiccia da parte americana intesa a consolidare il controllo delle aree petrolifere e a privare i Russi del loro ruolo dominante nella regione. Politica di cui doveva formare preciso corollario il complementare, rapido e correlato ingresso nella UE e nella NATO di dieci paesi dell’Europa Centrale già parte integrante del COMECON e del Patto di Varsavia. In un mondo in cui era ormai divenuto obsoleto il rispetto universale dei diritti umani, sostituito dal rispetto di  regole ad hoc separatamente individuate per alleati ed avversari, la Russia non poteva che subire l’intervento in Bosnia, il bombardamento della Serbia, l’estensione di una NATO mai sciolta in parallelo al defunto Patto di Varsavia. La Russia doveva, con la debole presidenza Yeltsin, subire e tacere.

Sino al 2000. Poi la Russia si riprendeva dalla crisi con stupefacente rapidità e un uomo nuovo nato dai servizi prendeva in mano le sorti del paese, risolvendo con la forza la crisi cecena, accompagnando la crescita sociale ed economica del paese. Dopo l’estensione a dieci nuovi paesi di Europa centrale della NATO, in soli cinque  anni, con una riduzione della profondità strategica russa dovuta alla contemporanea denunzia unilaterale americana dal 2002 al 2019   di tutti i trattati bilaterali prima rispettati (ABM, nel 2002, poi seguiranno Open Skies nel 2018, infine il  Trattato sulle forze nucleari di portata intermedia,2019), la Russia era costretta alla Conferenza sulla Sicurezza di  Monaco di Baviera nel 2007 a dichiarare che non avrebbe mai accettato il mondo unipolare a guida americana e che Georgia e Ucraina dovevano restare fuori dalla NATO. La risposta della NATO al vertice del 2007 a Bucarest è stata invece l’avvio di un dialogo per la futura adesione di Georgia e Ucraina (NATO welcomes Ukraine’s and Georgia’s Euro-Atlantic aspirations for membership in NATO.  We agreed today that these countries will become members of NATO – Bucarest Summit Declaration, avril 2008).

 Il resto e più noto, sino a fatti di Georgia 2008, di Ucraina 2014, ed infine del 2022. Ora è sufficiente scorrere oggi il contenuto del rapporto annuale 2019 della Rand Corporation, think-thank finanziato dall’esercito americano, per comprendere in quali modi gli USA intendessero indebolire la Russia da loro considerata pericolosa propaggine sull’Europa del nuovo  nemico identificato come mortale (l’ultimo?), la Repubblica popolare di Cina, e quanto negli ambienti del Pentagono si sperasse che la Russia cadesse in trappola invadendo l’Ucraina.

Circostanza concretamente poi avvenuta nel 2022, solo che la Russia si dimostra molto di fatto più dura da digerire delle speranze occidentali, un errato wishful thinking che è si è poi colpevolmente trasferito negli ambienti ucraini, chiamati inizialmente ad impegnarsi in guerra contro una “tigre di carta” per produrre un supposto facile regime change.

La realtà appare oggi ben lontana dalle rappresentazioni, anche quelle piu’ rosee, dei media occidentali piu’ bellicisti.

Ma soprattutto, immaginando addirittura di recente di combattere la Russia con il denaro russo, utilizzando per la guerra i 300 miliardi russi già confiscati nelle banche europee, cioè commettendo una aperta violazione del diritto internazionale, l’Europa occidentale dimostra di voler perdere non solo sul campo di battaglia ma anche sul piano molto più importate – perché inevitabile alla fine di ogni conflitto – quello negoziale. Ogni negoziato può avere un minimo di successo, solo se ciascuna delle due parti riesce a calarsi nel punto di vista dell’avversario. Ora, Immaginare l’utilizzo dei beni russi confiscati frutto del pagamento di contratti internazionali regolarmente sottoscritti, ricorda troppo da vicino la confisca giudiziaria degli immobili delle organizzazioni mafiose per non essere risentito dalla Russia innanzi tutto come una offesa alla sua dignità. Sino a che l’Europa Occidentale, ormai in panico nella sua solitudine al confronto, dopo il ritiro pragmatico dell’appoggio americano per  la male parata, non dimostrerà un minimo di rispetto per quello che la Russia ha rappresentato e rappresenta per l’Europa e la sua cultura e continuerà nella favola di una Russia in crisi demografica, ma pronta a conquistare il mondo intero, mancherà completamente la condizione minima che assicura la riuscita di ogni transazione negoziale: il rispetto per il proprio avversario. E continueranno quelle sciagure pubbliche paventate dalla Convenzione dei Diritti dell’Uomo, per ignoranza, oblio, disprezzo. Sino allo scoppio della Terza Guerra Mondiale. Con la sola informatissima diplomazia vaticana, unica nella sua solitudine, a paventarlo come pericolo reale. Mentre il chef des armées francesi Emmanuel Macron promette a titolo personale “troupes au sol” (Stiefel am Boden-bottes au sol)  in Ucraina, al di fuori di ogni procedura parlamentare francese e il governo italiano offre all’Ucraina al di fuori dei dettati costituzionali  armi invisibili di cui i cittadini non devono conoscere né la consistenza né i relativi caveat di impiego, tenuti all’oscuro di  tutto come fossero non cittadini ma ignari sudditi di un  qualunque principe rinascimentale. In questo modo, una oligarchia europea prepara una guerra alla Russia sorvolando sulla espressa volontà di 450 milioni di persone. A cui le istituzioni  chiedono comunque di accorrere in massa alle urne per votare alle prossime elezioni Europee. Forse per confermare decisioni già prese.

Una sorta di referendum popolare a cui i votanti dovrebbero invece rispondere con un chiaro NO alla guerra, che sta facendo  solo  migliaia di inutili morti europei di più, non solo russi, non solo ucraini.

Carlo degli Abbati

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