Libro e testo unico teatrale di Giorgio Stawowczyk presentato ieri a Roma

JASSER: Chi cerca di noi al di là del muro?

YITSHAQ: Sono un vostro fratello, il mio nome è Yitshaq.


Due uomini: Yitshaq, un israeliano, Jasser, un palestinese. Esiste un’altra possibilità perché due persone e i loro popoli si parlino e si metta fine a un conflitto che semina odio e morte da entrambe le parti?

Il tentativo di dialogo dell’autore a oggi appare impossibile eppure ci ricorda che esistono storie di persone colpite negli affetti più cari come Rami Elhanan e Bassam Aramin, il primo israeliano e il secondo palestinese, che sono riuscite a trovare un filo comune per la morte delle loro figlie, il dolore che provano è lo stesso e vorrebbero che ogni essere umano non fosse destinato a viverlo.
L’autore crede nel dialogo perché crede nella pace non solo quale profondo desiderio ma come condizione necessaria per l’esistenza degli esseri umani. Le due voci che gli rispondono sono lontane per appartenenza eppure sovrapponibili perché il sangue della vita scorre in entrambi e la terra dove vivono è la stessa.
Il Muro di lacrime vorrebbe infondere speranza nonostante le immagini di morte e desolazione, i volti degli ostaggi, i giovani in guerra e il destino di un’umanità lacerata dove solo Dio conta le sue lacrime.

Gielle

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