Sull’isola di Cipro, storico crocevia dei traffici del Mediterraneo orientale, posta al largo delle coste della Siria e della Turchia vivono su una superficie di 9.345 km2 all’incirca 1,5 milioni di abitanti appartenenti a due comunità etniche, greca e turca, con una capitale Nicosia che conta come agglomerato circa 250.000 ab. La storia del processo contradittorio di adesione all’UE
La sua capitale è attraversa da una linea di separazione, marcata per decenni da alti muri, che sulle carte militari ha il colore “verde” del pennarello dell’ufficiale britannico che l’aveva tracciata. Circa mille caschi blu dell’ONU sono dal 1974 destinati alla sua sorveglianza. Al sud della linea si distende infatti la Repubblica di Cipro, a maggioranza greco-cipriota, la Kipriaki Dimokratia, membro della UE dal 2004, con i suoi 5.990 km2 e i suoi ca. 1.125.000 ab. A nord della linea si estende invece la Repubblica Turca di Cipro Nord, a maggioranza turco-cipriota, con una superficie di 3.355 km2 e i suoi stimati ca. 400.000 ab., repubblica al momento riconosciuta internazionalmente solo dalla Turchia. Questa spartizione dell’isola, che dura dal 1974, è l’esito politico recente della storia ricchissima di Cipro. Isola abitata nel neolitico, ricca di rame, in cui nasce nella mitologia greca la Dea Venere, diventa tolemaica dopo la spartizione dell’impero di Alessandro il Grande e in seguito romana per sei secoli. Prima era stata micenea, assira, egiziana e persiana. Del resto, le straordinarie, incredibili, rovine di Salamis poste a 10 km. a Nord di Famagosta provano l’arrivo nell’isola dei Troiani sconfitti dopo la presa di Troia secoli prima della conquista romana.
In seguito, saranno i Bizantini e gli Arabi a contendersi l’isola per tre secoli, fra VII e il X secolo.
Dopo il primo millennio, come conseguenza delle crociate in Terra Santa, l’isola sarà prima attribuita dal XII secolo da Riccardo Cuor di Leone (il grande imitatore dei simboli statali della Repubblica di Genova per la sua creazione del Regno d’Inghilterra) ai Templari e poi ai Lusignani di Francia sino a che, tre anni prima della conquista dell’America, nel 1489, saranno i Veneziani a conquistarla.
Ma meno di un secolo dopo, nel 1571, all’incirca nello stesso periodo della conquista della Libia, gli Ottomani completano da Famagosta la conquista dell’isola. Il dominio ottomano di Cipro (sono gli Osmanlidi di ceppo Oǧhuz venuti dall’Asia centrale che hanno ottenuto dalla fine del XV secolo il controllo dell’Anatolia) durerà sino al 1878. Il lungo periodo (307 anni) del dominio ottomano comporterà il consolidamento della presenza etnica dei Turchi che si sovrapporranno all’elemento preesistente, prevalentemente ellenico. Già fra il 1572 e il 1668 si segnalano i primi scontri fra comunità turco-cipriote e greco-cipriote. Nel XIX secolo l’indebolimento ottomano consiglia alla “Sublime Porta” la cessione dell’isola alla Gran Bretagna, desiderosa di costruire una ulteriore base della sua talassocrazia anche nel Mediterraneo Orientale, in cambio della protezione contro le tendenze espansionistiche della Russia zarista. Per i Britannici l’isola diventa la preziosa “chiave dell’Asia Orientale”. La conquista britannica non è comunque destinata a comportare la fine delle ostilità interne.
Per garantirsi il controllo dell’isola, a cui non era consentita nessuna forma di autogoverno, la Corona britannica adotta costantemente una politica di “divide et impera” tra le due comunità. Questa politica doveva intensificarsi dopo la Seconda guerra mondiale, quando si avviarono i processi di decolonizzazione e si fece sempre più forte la richiesta di indipendenza dell’isola.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Londra annetté l’isola (5 novembre 1914) e, dopo averla offerta alla Grecia l’anno successivo per indurla ad allearsi alle potenze dell’Intesa – ottenendo però un rifiuto e fomentando un senso di tradimento fra i turchi – ufficializzò la propria politica cipriota. Con gli articoli 115-117 del Trattato di Sèvres prima, e, in seguito alla rivoluzione kemalista e alla guerra greco-turca del 1919-1922, con l’articolo 20 del Trattato di Losanna, firmato il 24 luglio 1923, la Turchia riconosceva l’annessione e rinunciava ad ogni diritto su Cipro. Il 10 marzo 1925 Cipro divenne formalmente una colonia della Corona, nonostante l’opposizione di gran parte dei turco-ciprioti che iniziarono ad abbandonare l’isola.
Il passaggio dalla sovranità turca a quella britannica non fu privo di conseguenze, soprattutto per la comunità turca la cui popolazione passò infatti dalla condizione dominante a quella di vera e propria minoranza, priva peraltro di una propria organizzazione interna.
Ma la comunità turca rappresentava un elemento prezioso per le autorità inglesi, che dal 1929 cominciarono a confrontarsi con l’irredentismo greco-cipriota. Londra procedette, quindi, ad una tacita alleanza con i turco-ciprioti allo scopo di controbilanciare gli animi caldi della comunità greca, cioè della maggioranza della popolazione isolana, come dimostrarono i fatti del 1931. In occasione della tentata rivolta Enosista (cioè di unificazione dell’isola alla madrepatria greca, Enosis) a Nicosia – in seguito alla quale le autorità britanniche sciolsero il consiglio legislativo formato da greco e turco-ciprioti, governando direttamente – i portavoce della comunità turca affermarono infatti la loro lealtà alla Corona britannica. Cominciò dunque allora il processo di emancipazione politica filo-turca della minoranza cipriota. Dopo la seconda guerra mondiale, il 27 febbraio 1947, la Camera dei deputati di Atene approvò una risoluzione che reclamava l’unione di Cipro alla Grecia. Forte di questo annuncio, certamente influenzato dal disimpegno britannico dalla Palestina (novembre 1947-maggio 1948), nel corso degli ultimi mesi del 1949 l’allora vescovo di Kitio, Michael Mouskos, poco dopo eletto arcivescovo ed Etnarca con il nome di Makarios III, iniziò ad assumere il ruolo di guida politica ed organizzò per il gennaio successivo un referendum tra i greco-ciprioti, il 96% dei quali (215.108 persone) si dichiarò favorevole all’Enosis, spaventando la minoranza turco-musulmana di fronte alla prospettiva di un governo greco.
Di fronte alle pretese dei greco-ciprioti favorevoli all’attuazione dell’Enosis, inglesi e turco-ciprioti si ritrovarono uniti nell’intento di bloccare in qualunque modo l’unione con la Grecia, preferendo il mantenimento dello status quo o, in alternativa, una spartizione territoriale. Così il tentativo di Makarios di smuovere lo status quo dell’isola non ebbe seguito, sia per il riavvicinamento tra la Gran Bretagna e i turco-ciprioti, ma anche data la situazione internazionale che si andava delineando. Con la dottrina del containment dell’URSS (12 marzo 1947), secondo la teoria esposta da George Kennan, e il “piano Marshall” (5 giugno 1947), gli Stati Uniti avevano posto le basi per la costituzione in Europa, in funzione antisovietica, del blocco occidentale, che assunse infine la sua configurazione con il Patto Atlantico, firmato il 4 aprile 1949.
Il fronte egeo era poi quello più immediatamente coinvolto, con la Grecia in preda a una sanguinosa e lacerante guerra civile tra forze conservatrici e comuniste da un lato, e la Turchia minacciata per un verso dall’espansionismo russo a sud-ovest e per un altro verso dalla propria debolezza interna. Del resto, nell’agosto dello stesso 1950, la Turchia formulò la richiesta di aderire al Patto Atlantico e fra il settembre del 1951 e il febbraio del 1952 poté entrare nella NATO – in pratica contemporaneamente all’ingresso della Grecia (1951). Il 28 febbraio 1953 venne poi firmato ad Ankara il Trattato di amicizia e cooperazione fra Turchia, Grecia e Jugoslavia, seguito in agosto da un vero e proprio trattato d’alleanza firmato dai tre Paesi a Bled, in Slovenia. Rispetto a questo quadro geopolitico, dunque, l’obiettivo dell’Enosis era inaccettabile. Né il Regno Unito (impegnato nella guerra fredda contro l’URSS), né la Grecia (appena uscita dalla guerra civile e appena entrata nell’orbita occidentale), né la Turchia (filo-occidentale e ora più attenta ai bisogni dei suoi “connazionali di Cipro”) avevano infatti interesse a turbare le reciproche relazioni, mettendo in discussione lo status quo nella regione. L’importanza dell’isola per Londra non era del resto diminuita anzi, la spartizione dell’Europa in zone d’influenza e blocchi contrapposti aveva aumentato il valore strategico di Cipro: da anello della difesa imperiale a caposaldo della presenza occidentale nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente. I ripetuti opposti sforzi dell’arcivescovo Makarios si scontrarono quindi, inevitabilmente, contro questo stato di cose: né ebbe alcun seguito la richiesta che l’arcivescovo fece al governo greco nel corso del 1951 di sollecitare un esame della vicenda cipriota da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, né l’appello che nell’agosto 1953 Makarios rivolse direttamente all’ONU.
La Gran Bretagna concesse l’indipendenza all’isola solo nel 1959, dopo la Conferenza di Lancaster House del 17-19 febbraio dei rappresentanti britannici, greci e turchi. Tutti e tre gli stati firmatari potevano intervenire militarmente sull’isola qualora si fosse ritenuto che la nuova Costituzione cipriota adottata nel 1960 fosse in pericolo, secondo il disposto dei due Trattati di Alleanza e di Garanzia, mentre il Regno Unito conservava la piena sovranità delle due basi militari di Akrotiri e Dhekelia come Sovereign Base Area (SBA). Del resto, la ferma posizione indipendentista di Makarios si era accompagnata sin dal 1955 con una serie di attentati terroristici contro i militari britannici e i politici contrari all’Enosis che avevano visto come protagonista l’EOKA, l’Organizzazione nazionale dei combattenti ciprioti ( Ethniki Organosis Kyprion Agoniston) guidata dal col. Georgios Grivas che si era distinto già in Grecia nella lotta contro i raggruppamenti comunisti.
Lo Stato cipriota nasceva dunque estremamente debole, teoricamente autonomo e indipendente, ma largamente limitato nella propria sovranità e nell’esercizio dei suoi poteri sovrani. Anche se questa condizione s’imponeva a tutti i cittadini ciprioti, diverso era però il suo peso per le due comunità. I turco-ciprioti beneficiavano infatti di una serie di misure – stabilite immodificabili dagli accordi di Zurigo e Londra – che nel complesso garantivano loro una sicura capacità d’influenza sul nuovo Stato – influenza esagerata se rapportata al peso demografico- e al contempo una (teorica) larga autonomia. La loro sicurezza era infine garantita dai Trattati di Alleanza e Garanzia. Globalmente dunque la comunità turco-cipriota poteva dirsi soddisfatta. Una fortissima insoddisfazione, che divenne una vera e propria frustrazione, era invece diffusa fra i greco-ciprioti, che subivano una chiara sconfitta rispetto alla loro originaria battaglia (“L’Enosis e nient’altro che l’Enosis” era uno degli slogan dell’irredentismo greco-cipriota). La vita politica e sociale cipriota fu dunque fortemente influenzata dalla Costituzione elaborata a Zurigo e Londra, la cui origine “esterna” era in buona parte conflittuale con la sua funzione interna. Si trattava infatti di un documento concepito nell’ambito delle relazioni internazionali fra la Turchia, la Grecia e l’ambiguo “mediatore” britannico. Di conseguenza il punto di vista che fu adottato nel guardare anche alle questioni più strettamente interne al futuro Stato cipriota, fu quello “internazionale” greco, turco e britannico. Le basi stesse sulle quali la Repubblica era stata costituita derivavano poi, in massima parte, dalla prospettiva “coloniale” britannica.
In altri termini, sia l’approccio che la Gran Bretagna aveva avuto nei riguardi dell’isola, sia i contrastanti interessi dei greci e dei turchi a livello internazionale, avevano fatto in modo che la divisione comunitaria fosse presa a fondamento del nuovo Stato, privando quest’ultimo della possibilità di avere una società unitaria ed integrata.
Nel marzo 1962 Makarios tentò di forzare i ciprioti a procedere ad una revisione costituzionale agendo in chiaro contrasto con la Costituzione stessa.
In effetti, un anno dopo, una prima versione quasi-definitiva di quelli che sarebbero stati i “tredici punti” greco-ciprioti fu presentata all’Alto Commissario britannico sir Arthur Clark, il 23 ottobre 1963.
Il 23 novembre 1963 i greco-ciprioti presentarono ufficialmente ai governi delle tre potenze garanti il loro progetto di revisione costituzionale articolato nei 13 punti. Le principali modifiche alla Costituzione consistevano nell’elezione comune del presidente e del vicepresidente della Camera dei rappresentanti, nella riduzione del ricorso alle maggioranze separate, nella soppressione delle municipalità separate, nell’unificazione dell’apparato giudiziario, nella soppressione della Camera comunitaria greca, nella ridefinizione delle proporzioni negli impieghi della pubblica amministrazione conformemente al rapporto demografico e nella soppressione del diritto di veto del presidente e del vicepresidente della Repubblica. Nel complesso si trattava di modifiche profonde che il governo turco rigettò formalmente, mettendo la parola fine ad ogni possibile negoziato.
Il fallimento della proposta di revisione costituzionale auspicata dall’arcivescovo Makarios provocò un rapido peggioramento della situazione interna.
I greco-ciprioti, approfittando di un banale incidente degenerato in tumulti e scontri intercomunitari il 21 dicembre, decisero due giorni dopo di far scattare il “piano Akritas”, per cui la polizia greca e le forze paramilitari della comunità cominciarono ad isolare il quartiere turco di Nicosia e delle altre principali città. Parallelamente le milizie turco-cipriote si mossero per proteggere le enclave più vaste e meglio difendibili, mentre i rappresentanti della comunità abbandonarono le loro funzioni e costituirono un Comitato Generale destinato a garantire un’amministrazione autonoma alle enclave. Le due comunità si muovevano quindi nelle direzioni previste, i greci cercando di neutralizzare la minoranza turca, questa al contrario sforzandosi di gettare le basi di una Cipro turca. Intanto, le truppe greche, turche e britanniche che stazionavano sull’isola, senza intervenire in alcun modo negli scontri, si muovevano per occupare ciascuna le posizioni considerate come strategiche.
A livello internazionale, a partire dal 24 dicembre Gran Bretagna, Turchia e Grecia richiesero un cessate il fuoco, intavolando immediati negoziati con i premiers Glafkos Clerides e Rauf Denktash, assistiti dai due ambasciatori di Grecia e Turchia a Nicosia e dal comandante militare inglese sull’isola, sostituito poi dal sottosegretario Sandys.
Makarios, la notte di Natale del 1963, accettò infine la proclamazione di un cessate il fuoco e la creazione di una forza d’interposizione congiunta greco-britannico-turca al comando del generale inglese Young. A causa della mancata collaborazione delle truppe turche, che si rifiutarono di abbandonare le proprie posizioni, il cessate il fuoco resse però solo a Nicosia, mentre gli scontri intercomunitari continuarono su tutta l’isola. Nella notte fra il 28 e il 29 dicembre finalmente si raggiunse un accordo per la creazione di una zona neutra (o zona cuscinetto) fra le posizioni effettivamente tenute sul campo dai combattenti. Nasceva così la cosiddetta “green line” 31, che, dividendo in due la capitale Nicosia e altre 44 enclave turche su tutta l’isola, fu la prima vera e propria linea di divisione di Cipro, “cordone sanitario” per i greco-ciprioti e simbolo della spartizione per i turco-ciprioti. Le truppe britanniche poterono quindi schierarsi a salvaguardia della zona cuscinetto e il 30 dicembre un fragile cessate il fuoco s’impose su tutta Cipro.
Ma il 1964 doveva vedere la ripresa un attacco su larga scala delle forze greco-cipriote agli enclave s turco-ciprioti. Si può ricordare fra tanti la strenua difesa dell’enclave turco di Erenköy (Kokkina) sulla costa occidentale e anche le accuse del segretario di Stato americano Georges Ball in visita all’isola nel febbraio 1964 rivolte all’arcivescovo Makarios di convertire l’isola nel suo “private abattoir” e la sua conclusione che i greci ciprioti “just want to be left alone to kill Turkish Cypriots”.
La situazione doveva ulteriormente peggiorare negli anni seguenti con il recupero politico dell’Enosis da parte del regime greco dei Colonnelli giunto al potere in Grecia nel 1967 con la cacciata del re Costantino.
Con una riorganizzazione dell’EOKA in EOKA 2 (o EOKA B) e il ritorno nell’isola dell’ormai promosso Gen. Georgios Grivas si moltiplicarono fra il 1971 e il 1974 le azioni terroristiche di questa organizzazione, perfettamente equipaggiata, contro la minoranza turca cipriota, con attentati alla bomba contro le forze di polizia, massacri dei civili turchi nelle città e nelle enclave rurali.
Una prolungata situazione di pulizia etnica che doveva provocare nel 1974 l’invasione delle forze armate turche e la definizione di un confine della Repubblica turca di Cipro Nord, verso cui convennero in cerca di tutela le minoranze turche dal resto dell’isola. Se l’invasione turca della parte settentrionale dell’isola di Cipro avvenuta il 20 luglio 1974 era giustificata secondo le autorità turche dalla vigenza dei Trattati di Garanzia e Alleanza del 1959, lo stato federato turco-cipriota proclamato il 13 febbraio 1979 e poi divenuto Repubblica turca di Cipro Nord non è mai stato internazionalmente riconosciuto se non dalla Turchia. Al di là dei problemi di diritto internazionale resta però una constatazione fattuale: se non ci fosse stato l’intervento turco la situazione di pulizia etnica nell’isola nei confronti della minoranza turco-cipriota sarebbe continuata indefinitamente per volontà del regime dei Colonnelli vigente ad Atene. E qui il parallelo con la Palestina si fa evidente: la minoranza turco-cipriota aveva all’esterno un paese garante che ha evitato il definitivo sterminio. La popolazione palestinese non ha alle spalle nel mondo arabo un effettivo garante e vede un mondo occidentale esclusivamente allineato sulla opzione storica statunitense della difesa ad oltranza delle scelte compiute dallo stato di Israele qualunque esse siano, anche se assunte in cosciente disprezzo del diritto umanitario e del diritto internazionale. Mentre, nei confronti della minoranza turco-cipriota, il Garante turco ha arrestato la pulizia etnica delle popolazioni minoritarie, a Gaza e nei Territori Occupati di Cisgiordania lo stato di Israele, in preda orma alla deriva del fondamentalismo religioso, di un “sionismo messianico”, come citato dallo storico israeliano Ilan Pappé, può continuare nella sua politica di sfollamento e di sterminio delle popolazioni palestinesi dalla Terra Promessa, può fare carta straccia di tutte le decine di risoluzioni delle Nazioni Unite, sapendo di poter godere sino ad oggi di una sostanziale impunità. Per rischiare alla fine di essere vittima solo di sé stesso, come accade ai bambini eccessivamente viziati da genitori troppo facili o troppo poco impegnati nella loro educazione oppure, come nel caso di Israele, bloccati psicologicamente da uno storico, antico, complesso di colpa.
Per ritornare alla situazione di Cipro, le autorità comunitarie nel preparare l’adesione dell’isola alla UE, poi avvenuta nel 2004 come secondo paese mediterraneo con la Slovenia, ritenevano ingenuamente che sarebbe stato sufficiente far balenare agli abitanti dell’isola tutti i vantaggi dell’entrata in Europa per indurre ad una composizione dell’annoso conflitto fra greco-ciprioti e turchi-ciprioti.
In realtà su iniziativa del segretario generale dell’ONU, Khofi Annan, si è effettivamente tenuto Il 24 aprile 2004 un referendum sulla riunificazione dell’isola nella Repubblica di Cipro e nella Repubblica Turca di Cipro del Nord, quest’ultima riconosciuta internazionalmente solo dalla Turchia.
Alle due comunità è stato chiesto se approvassero la quinta revisione della proposta delle Nazioni Unite per la riunificazione dell’isola, divisa dal 1974. Ma il risultato è stato sorprendente. Il 76% (sull’89% dei votanti) dei greco-ciprioti lo hanno respinto mentre i turco-ciprioti hanno approvato al 65% (sull’87% dei votanti) la prospettiva della riunificazione dell’isola. L’adesione alla UE della repubblica di Cipro nel 2004 non ha così riguardato i ciprioti che aspiravano alla riunificazione dell’isola ma solo quelli che credevano nella sua spartizione. Se a Bruxelles erano state sbagliate le premesse, la conclusione del processo di adesione diveniva così ancora più contradittorio.
Carlo degli Abbati
Encadré
La REPUBBLICA DI CIPRO, stato-membro della UE dal 2004 insieme ad altri nove paesi candidati, conta 1.124.188 ab. su una superficie di 5.990 km2 e ha una densità abitativa di 187,7 ab./km2. La pop. urbana è del 66,8 % ( 2020). Dopo la spartizione del 1974, oltre 180.000 greci si sono trasferiti nella attuale Repubblica, mentre 50.000 turchi si sono trasferiti al Nord, entro gli attuali confini della Repubblica Turca di Cipro Nord. Si colloca fra i paesi del PNUD a Molto Alto Sviluppo Umano -VHHD-, al 29° posto sui 191 paesi censiti dal PNUD. Il valore HDI di 0,896 risulta in progresso costante dal 1990 (0,716). Nel sistema istituzionale cipriota, il Presidente della Repubblica che è anche capo dell’esecutivo è eletto con mandato di 5 anni, a suffragio universale diretto, al pari della Camera dei Rappresentanti di 80 membri (i 24 seggi riservati alla minoranza turco-cipriota non sono mai stati occupati). Cipro presenta un PIL di 27,639 Miliardi di USD (2021) e un PIL pro-capite annuo di 38.188 USD (in PPA 2017) che scende in effettivo a 30.846 USD (2021). L’attività principale è il settore terziario, soprattutto finanziario e turistico, con quasi l’80% degli attivi, mentre un altro 14% è attivo nel settore primario. Il PIL è cresciuto nel paese nel 2021 del 5,5% a causa della ripresa del turismo dopo la pandemia. L’inflazione è stata del 2,2%, la disoccupazione del 7,5% con una componente femminile del 48,6%.
Nel 2022 si sono registrati invece i contraccolpi negativi dovuti alla guerra di Ucraina. Prima della guerra i turisti ucraini e russi rappresentavano il 30% degli ospiti dell’isola. La perdita stimata del turismo è stata calcolata in 600 milioni USD. La aspettativa di vita alla nascita è in media di 81,2 anni, 83,2 anni per le donne e 79,2 per gli uomini, la fecondità è di 1,3 (2020), la mortalità infantile è del 2,3 per mille (2020), la mortalità materna è di 6 su 100.000 nascite. Gli anni di scolarità attesa sono 15,6, D 15,69 U 15,61, gli anni di scolarità effettiva sono 12,4 D 12,41 U 12,47 , analfabetismo: 0,9%; telefoni 350,7/1000 ab.; cell. 1.396,4 /1000 ab.; utenti Internet 908/1000 ab. (2020).; Spesa pubblica per l’istruzione: 5,7% PIL ( 2017); spesa pubblica per la ricerca: 0,8 PIL % (2020); spesa pubblica per la sanità : 3,9% PIL ( 2019); posti letto osp.: 3,1 su 1000 ab. (2019); medici 4,3 per 1000 ab. (2019); spesa dello stato per la protezione sociale: 30,2 % della spesa totale (2020). Consumo di energia elettrica 5.595 kWh /ab. (2019) Disponibilità calorie: ab./g.: 3.026 ( 2019-21); Emissioni di CO2 /ab. : 5,38 t. (2021).
Bilancio dello Stato: in milioni EURO: entrate 7.343,7 uscite 8.060,8, Deficit pari al 2,6% del PIL (2021) Gender Development Index (GDI): 0,972 con le seguenti componenti : Reddito procapite D 30.617 U 45.735; Aspettativa di vita D 83,2 U 79,2 scolarità attesa D 15,7 U 15,6 scolarità effettiva D 12,4 U 12,5 (2021). Altrettanto buono è a Cipro il valore del GII (Gender Inequality Index) a 0,123 ( 2021) in miglioramento costante dal 1990 ( 0,312). L’ L’indice GII è composto dai seguenti elementi: mortalità materna; nascite da adolescenti; livello di istruzione secondaria; partecipazione alle attività lavorative; percentuale di seggi occupati da donne in Parlamento. Cipro si colloca al 35°posto sui 162 paesi censiti.
Abbiamo visto l’orientamento del paese verso il terziario con il turismo – 632.000 ingressi nel 2020 con 663 mil. USA di entrate – e una particolare ricerca di capitali esteri attraverso varie forme di incoraggiamento fiscale. Nella ZEE di Cipro sono anche presenti degli importanti giacimenti di gas naturale (Calypso, Afrodite, un ultimo scoperto nel 2019). Ma il loro sfruttamento è conteso dalla Turchia che con un accordo con la Libia ha messo in discussione la costruzione del gasdotto EastMed destinato al trasporto del gas verso l’Europa. Quindi anche la estensione prevista delle trivellazioni nel giacimento Afrodite a seguito della richiesta UE di contare su di un gas alternativo a quello della Russia sotto sanzione dopo l’Ucraina rischiano di essere compromesse dalla opposizione turca.
REPUBBLICA TURCA DI CIPRO NORD
Superficie 3.355 km2 Pop. 382.230 (stima 2021) Densità: 114 ab./kmq Cap. Lefkosa (Nicosia) 61.378 ab. (2011) Unità monetaria: lira turca Presidente Ersin Tatar Primo Ministro Ünal Üstel (UBP) dal 12 maggio 2022.
PNL 3769 Mil. USA (2019); PNL/ab. 9.988 (2019); PIL settore primario 5,5% secondario 13,6% terziario 80,9% (2019); Pop. attiva 138.438 (2019); PIL variazione annua 0,2% (2019); Inflazione 11,7 % (2019) ; Disoccupazione 6,3% (2019); Forza lavorio primario 4,1% secondario 17,9% terziario 78,0 ( 2019). Bilancio dello Stato (mil. lire turche): Entrate 7..402,9 Uscite 7.688,8 (2019) (+ EURO =31,45 Lire turche) Bilancia commerciale – 1.515,4 mil USD (2019). Ingressi Turismo: 1.749.979 (2019); Tel. 227/ 1000 ab.; tel.cell. 2,4 /1000 ab. ( 2018); Posti letto 4/1000 ab. (2019) Medici 2/1000 ab. (2013) Spesa pubblica per la sanità: 3,6 % PIL ( 2019). L’economia dell’isola è basata sull’agricoltura (cereali, ortaggi, olive, agrumi) oltre al rilevante ruolo della pubblica amministrazione. Il reddito effettivo pro-capite è inferiore di circa tre volte a quello della Repubblica di Cipro che offre delle opportunità di lavoro a migliaia di pendolari giornalieri che attraversano giornalmente la frontiera. Nel corso del 2022 l’economia della Repubblica di Cipro Nord è stata negativamente influenzata dall’aumento dei costi dell’energia, dal deprezzamento della lira turca e dal calo del turismo. Nel maggio 2022 la Turchia ha concesso 240 milioni EURO di aiuti assistito da condizioni che hanno provocato le dimissioni del primo ministro Faiz Sucuoǧlu del Partito UBP (Partito di Unita Nazionale), nazionalista. (Non essendo la repubblica di Cipro Nord internazionalmente riconosciuta, i dati esposti sono tratti da fonti diverse da UNDP).