L’Anpi ricorda e celebra, a 80 anni di distanza, il coraggio di un gruppo di cittadini partenopei che, all’indomani dell’Armistizio, liberarono la loro città. Insieme al ritratto poetico e commovente di un ragazzino che a quella rivolta sacrificò la propria vita  

In occasione dell’80mo anniversario delle gloriose Quattro Giornate di Napoli la sezione Anpi Lussemburgo emette  un comunicato nel quale rende solenne omaggio al coraggio e all’eroismo delle masse antifasciste partenopee, le quali diedero vita a una grandiosa rivolta, facendo di Napoli la prima città d’Europa liberata dalla belva nazifascista e dando così un grosso impulso allo scoppio della guerra di liberazione nel resto d’Italia. Dopo la firma dell’armistizio con gli angloamericani avvenuta l’8 settembre dello stesso anno, l’esercito di Hitler, con l’appoggio determinante delle milizie fasciste, trasformò l’Italia e Napoli in un immenso campo di concentramento. Dal 20 settembre iniziarono i rastrellamenti di massa, casa per casa, e le deportazioni di circa 18 mila abitanti, prima nei campi di internamento italiani, come quello di Sparanise (Caserta), e poi in Germania.


La lapide sul Palazzo della borsa che ricorda l’eccidio dei tedeschi (12 settembre 1943)

La rivolta iniziò all’alba del 27 settembre. I primi scontri armati si verificarono nella zona del Vomero, poi via via la battaglia si estese in tutta la città, a cominciare dalla zona di Capodimonte e della Sanità. Proprio nella zona di Capodimonte perse la vita dilaniato da un colpo di carro armato accanto alla sua mitragliatrice lo “scugnizzo” Gennaro Capuozzo (vedi box), 12 anni, appostato sul tetto del convento delle filippine in via S. Teresa.
In questa morirono decine di ragazzi, sacrificando la propria vita nella lotta contro la belva nazifascista. Nella ritirata i tedeschi sterminarono intere famiglie, come avvenne alla masseria Pezzalonga, dove venne trucidata e sgozzata un’intera famiglia di 9 persone. Assieme al contributo dato dai giovani va ricordato quello delle donne impegnate spesso in prima linea oltre che nella distribuzione di rifornimenti e messaggi per coordinare l’insurrezione. Per questo esempio di eroismo dato dal nostro amato popolo, con un tributo di sangue di oltre 300 morti e migliaia di feriti, la città di Napoli venne insignita della Medaglia d’Oro per la Resistenza, cosi come furono insigniti gli “scugnizzi” (ragazzini in dialetto napoletano, ndr) morti in battaglia, per un totale di 5 medaglie d’oro, 6 d’argento e 3 di bronzo.


Marcello Magliulo
Leggi anche: Mo’ ve facimme vede’ chi so’ i napulitane – PassaParola Magazine

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