Esposizione delle opere acquisite grazie al Piano per l’Arte Contemporanea 2021 a Villa d’Este, Tivoli (Roma) dal 14 luglio al 5 novembre 2023

Da venerdì 14 luglio le Villae, aprono al pubblico presso Villa d’Este a Tivoli, con due sezioni anche a Villa Adriana e al Santuario di Ercole vincitore, l’esposizione Artificialia et Mirabilia, progetto curato dal direttore Andrea Bruciati che prevede focus dedicati alle singole opere contemporanee, che sono poste in dialogo con i reperti delle collezioni permanenti dell’Istituto.

“Lo Stato – spiega il direttore Andrea Bruciati – attraverso la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura sta investendo sull’arte che viene realizzata nella nostra attualità. Ho scelto degli artisti che hanno alle spalle già molti anni di lavoro e credo che sia venuto il momento di raccogliere il giusto frutto. Io sono stato un po’ il veicolo di ciò e ne sono contento. Sono anche convinto che sia doveroso far dialogare l’arte contemporanea con l’arte del passato e nella mostra si trova proprio un dialogo completo tra questi innesti e la nostra storia.”

“Le opere proposte – continua Bruciati – sono pensate come vero e proprio volano del dialogo tra l’attualità e le radici identitarie del contemporaneo che l’Istituto rappresenta. Gli interventi artistici si qualificano come site specific, non tanto fisici quanto concettuali perché sono frutto della percezione, della ricezione e del radicamento dei nostri siti nell’immaginario collettivo”.

Nebbia dissolta dalla pioggia+Melanconia

Il senso delle parole del direttore, che potrebbero sembrare a una prima lettura complesse, in realtà non appena sono davanti alla prima delle opere in mostra, Nebbia dissolta dalla pioggia+Melanconia, ovvero trasparente di Gianni Caravaggio si traducono magicamente in partecipazione emotiva sensoriale. “Ho scelto l’alabastro – ci dice l’autore – per la sua nebbiosità e questi centri concentrici che ho realizzato evocano sulla nebbia un po’ quelle gocce che si formano sulla superficie d’acqua con la pioggia. E’ un’immagine in atto, non è un’immagine fissa”. Ed in effetti, più ci soffermiamo sul bianco del granito, sulle venature laterali, sui cerchi concentrici più ci sembra che la nebbia si dissolva non solo rispetto all’opera ma anche nelle nostre menti confuse, un vero e proprio percorso di elaborazione dell’opera. “In questo caso – sottolinea ancora l’autore – non si può capire a prescindere ma l’osservazione è fondamentale. Io lavoro per offrire una percezione, anche mentale ma che inizia con i sensi”.

Del solo amore

“Questo lavoro è stato concepito per una mostra che ho fatto alla galleria d’arte moderna di Palermo qualche anno fa – ci spiega Francesco de Grandi autore di Del solo amore – olio su tela formato da tre elementi di grandi dimensioni. Nasce da due suggestioni: una musicale, una letteraria. Quella letteraria è l’ultimo verso della Divina Commedia – l’amor che move il sole e l’altre stelle e quella musicale è l’abum di John Coltrane Supreme. Sono due illuminazioni che hanno individuato questo amore universale che sta sopra tutto e muove tutto. Queste tele hanno un’ascensione verso l’alto – infatti ho eliminato la linea di orizzonte – hanno come tema l’albero che è un archetipo del contatto tra terra e cielo e sono stati dipinti in un’unica sessione. Finché non finivo ogni quadro non andavo via dallo studio. La lavorazione a flusso continuo era la condizione che io volevo riproporre su chi osservava l’opera. Essere all’interno di questa meravigliosa villa è un’emozione grandissima soprattutto perché è importante il dialogo con tutto ciò che è venuto prima della mia arte”.

Dreamers

“La mia opera si chiama Dreamers – ci illustra l’autore Andrea Mastrovito – era stata inizialmente pensata per il museo Andersen di Roma e l’idea era quella di raccontare la storia della caduta dei quattro membri della famiglia Andersen con le statue che via via venivano giù che avevano questa idea dell’utopia. Ho sempre considerato l’utopia un imborghesimento della rivoluzione e sappiamo che è uno dei simboli del nostro secolo la statua buttata in terra che rappresenta il cambiamento. L’ultima dei sognatori che resta in piedi è il Davide come se fosse stato lui a scacciare le altre statue per allontanare un classicismo, un passato in nome del presente e del futuro. Quindi l’idea del frammento ci riporta alla forza dell’antichità del passato ma anche che possono diventare testata d’angolo su cui costruire il futuro. Il lavoro – infine – ha il suo fulcro sulla figura di Marat che era uno di quei mediatori evanescenti che fanno sì che la rivoluzione possa accadere e che quando poi la rivoluzione accade vengono eliminati perché troppa violenza si deve celare affinché una nuova civiltà possa nascere. E’ il nostro momento!”

La quarta opera è Vodorosli di Luca Trevisani, un film del 2009. Il titolo è una parola russa che indica fronde di alghe congelate. Vodorosli è un mondo in espansione, instabile, interessato a guardare dove i confini disegnati dagli esseri umani si impongono alla natura.

Durante la serata evento per l’inaugurazione di questa esposizione, unica e straordinaria, il Coro del Lunedì ha rinnovato la tradizione popolare della musica dialettale italiana con un concerto itinerante tra le più belle fontane di Villa d’Este. “Il coro – ci dice Gaia Montini – è stato fondato nel 1979 da un gruppo di amici appassionati della montagna con il Maestro Cesare Pocci che ancora lo dirige. Nel tempo il coro si è ingrandito, ha allargato il suo repertorio ma sempre mantenendo la caratteristica della cultura popolare e del trasmettere e ricordare la ricchezza di tutte le regioni italiane, ognuna con le sue caratteristiche.”

“Vi voglio dire che siete un bellissimo esempio per tutti noi – ha detto nei saluti finali rivolgendosi al coro il consigliere regionale Mario Luciano Crea – perché valorizzate le passioni. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per valorizzare tradizioni e posti meravigliosi che abbiamo. L’istituzione Regione è presente e saremo riferimento di ascolto e per futuri progetti per migliorare queste meraviglie italiane”.

Gilda Luzzi

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