La nuova produzione del Luxembourg Ballet al teatro Cube 521 di Driicht e al Centre Culturel Opderschmelz di Dudelange
Carmen è l’opera, senza dubbio, più famosa di Georges Bizet, andata in scena a Parigi nel 1875. Una storia di passione, tradimenti e vendetta, tratta dall’omonima novella del 1845 dello scrittore francese Prosper Mérimée. La gelosia che sfocia in tragedia è incalzante e senza tempo con il suo groviglio di amore, passione e morte. Carmen è una donna dallo spirito libero e coraggioso che segue inesorabilmente il suo destino. Il triangolo amoroso tra lei, Escamillo e Don José si risolve nel peggiore dei modi: la morte. Una storia affascinante e complessa che ha subito attirato la coreografa Volha Kastsel, direttrice artistica e cofondatrice insieme a Victoria Tvardovskaya nel 2021 della giovane compagnia Luxembourg Ballet. Dopo il difficile lavoro sulla figura del Don Giovanni nel balletto Don Juan, che ha riscontrato un grande successo lo scorso ottobre, la Kastsel affronta quello di una donna libertina, ribelle e passionale: un ‘opera il cui tarlo della gelosia e del tradimento sono i veri protagonisti, lasciando in disparte il delicato sentimento dell’amore.
Così la passione diventa desiderio, il desiderio gelosia e quest’ultima morte. In un attimo la storia di Carmen sembra una notizia di cronaca nera dei giorni nostri, l’ ennesima vittima di femminicidio che sconta la propria libertà con la morte. La sfida della Kastsel, dunque, è di nuovo quella di utilizzare l’arte della danza e la potenza della musica in dialogo sul mondo contemporaneo, regalando al pubblico lussemburghese un momento di bellezza e riflessione. Di certo l’impresa non è delle più semplici. Dopo la versione dell’opéra- comique del 1875 dove i dialoghi erano parlati, ci fu la celebre versione danzata del genio francese Roland Petit che la coreografò nel 1949 per Les Ballets de Paris. Qui viene affrontato il tema dell’erotismo in maniera molto ardita per l’epoca, tanto che le prime esibizioni furono ritenute scandalose. Il balletto poi ha avuto molte rielaborazioni: da quella di Alberto Alonso a Cuba a quella di Amedeo Amodio per l’Aterballetto fino a quella famosa di Mats Ek per il Cullberg Ballet.
La versione lussemburghese vede come solisti Kateryna Floria e Victoria Tvardovskaya, Oleksii Potiomkin, Anton Krauchanka, Artem Shoshyn e Oleksii Busko direttamente dai grandi palcoscenici dell’Ucraina. Accanto a loro ci sono le danzatrici Alisha Leyder, Carine Baccega, Laura Guessa, Sofia Binetti e Susanne Wessel provenienti dal Lussemburgo. La Kastesel riesce bene a far dialogare tra di loro solisti e corpo di ballo in uno scambio vorticoso che riempie la scena e mantiene alta l’attenzione degli spettatori. Il movimento è fluido e ininterrotto: brilla nei momenti più classici sulle punte a respira in quelli più contemporanei. Tutto è in movimento e addirittura gli oggetti di scena, combinati e smontati, aperti e chiusi sembrano essere altrettanti danzatori contribuendo alla dinamica dell’opera. Una squisita versione di Carmen quella della Kastsel ancora più speciale grazie alla bravura dell’orchestra dal vivo che, in scena, diventa una dei protagonisti accompagnando i danzatori attraverso le note più belle del repertorio classico.
Roberta Bignardi