Una critica a diverse convenzioni e sistemi sociali, non velata, ma chiara e presente e trasposta in teatro musicale. Ne parliamo con Gaetano Franzese, aiuto regista e direttore di scena del concerto messo in scena allo Saarländisches Staatstheater 

Quando ci si distacca da una convenzione sociale, ci si trova in una situazione limite ed iniziano una serie di attese. È impensabile non attendere: si attende una buona notizia, una promozione, il pranzo o la cena, il treno o il proprio turno in un ufficio pubblico. La vita trascorre di attesa in attesa, vana o meno che sia

Sally Meier mette in scena l’attesa in un ufficio dell’anagrafe che Meng-Qi Hang (scenografia e regia) traspone in formato 2D che assume la tridimensionalità attraverso proiezioni di supporto.

Max Dollinger (Markus) | Foto: Honkphoto

Agli spettatori viene data la possibilità, all’ingresso di tirare un numero. E l’attesa inizia già lì: quando bisogna aspettare per il numero? Chi ha tirato il numero continua ad attendere durante tutto lo spettacolo se il proprio numero esce o meno e, nell’attesa, si chiede cosa succederà se il numero verrà tirato o meno. Il pubblico non è un mero recettore dello spettacolo ma viene coinvolto negli eventi a partire da quando Max Dollinger, il tenore protagonista dei tre personaggi Tim, Markus e Fredi, arriva  «in ritardo», scomoda i visitatori di una fila per sedersi  e poi di scatto si rialza per andare in scena e presentare le sue transizioni, più o meno drammatiche, intercalando i monologhi con se stesso all’interpretazione dei brani di Georg Kreisler.

Max Dollinger dimostra capacità camaleontiche nell’impersonare il giovane Tim, innamorato da anni di Lotte, ma così ingenuo da sperare che lei contraccambi i sentimenti ma anche lo scicchettoso Markus, che viene mollato dalla moglie, ma spera comunque di riuscire a dimostrare il  proprio status o anche l’attivista Fredi che spera in un modo più giusto, vorrebbe fidarsi del mondo e attende che tutto si volga al bene. Una critica a diverse convenzioni e sistemi sociali, non velata, ma chiara e presente e solo trasposta in un teatro musicale.

Abbiamo chiesto a Gaetano Franzese, aiuto regista e direttore di scena, di svelarci qualcosa in più sullo spettacolo.

Quali sono le peculiarità dello spettacolo?

Si tratta, in effetti, di un concerto messo in scena. Wolfgang Skill, il direttore d’orchestra è riuscito a riarrangiare le canzoni di Kreisler in modo tale da creare una cornice in cui Max Dollinger potesse presentare il percorso dell’attesa. Gli arrangiamenti mi ricordano, in alcuni momenti quelli di Paolo Conte e Nino Rota. Sally Meier, la regista, è riuscita con il suo concetto a trasformare la quasi One Man Show di Max Dollinger in una pièce teatrale musicata, che ha avuto la sera della prima ed avrà sicuramente in futuro un impatto molto positivo sul pubblico. Viene lasciato molto spazio all’interpretazione, dato che i tre personaggi si trovano nello stesso luogo ma non riescono ad incontrarsi fisicamente pur attendendo nello stesso luogo. Il pubblico e le storie che raccontano formano il trait-d’union che li avvicina nella zona limite dell’attesa.

Qual è l’importanza dell’interazione dell’attesa?

Tra Max e il pubblico l’interazione dell’attesa con il pubblico è fondamentale per il racconto delle canzoni.

Le tue reazioni alla prima?

È uno spettacolo che mi è piaciuto molto, perché non pretensioso ma carico di significanza. Sono molto curioso di vedere come reagiranno il pubblico e la critica nei prossimi due spettacoli e se verrà colta la leggerezza di un concerto messo in scena.

Prossimi spettacoli: 12 e 17 marzo

Per info e biglietti: https://www.staatstheater.saarland/stuecke/musiktheater/detail/bitte-warten

Elisa Cutullè

(Foto di cover: HonkFoto)

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